martedì 21 marzo 2017

Il viaggio d’inverno

Di certo non si può dire che Amélie Nothomb manchi di fantasia.
Nei suoi romanzi brevi sia le trame che i personaggi stessi sono voli di fantasia sfrenata, condita da una cultura profonda e realizzata con uno stile sopraffino: il tutto consente di procedere in una lettura piacevole e colta che di solito lascia soddisfatti.
Una sfrenata fantasia fin dai nomi dei protagonisti dei quali la Nothombe rende edotto il lettore di tutta l’etimologia: Zoïle, modesto impiegato in una società elettrica, Aliénor, una scrittrice di successo autistica, e la sua tutrice Astrolabe.




I tre si incontrano per caso e Zoïle si innamora della bellissima Astrolabe, ma la missione che si è imposta quest’ultima di curare e proteggere la geniale scrittrice contrasta con la formazione di un rapporto d’amore, sia pure ricambiato, con l’uomo. Aliénor è sempre presente e curiosa, e ciò non consente all’uomo di aprirsi una strada nel cuore dell’amata, né tantomeno tra le sue gambe.
Zoïle ne rimane profondamente deluso e addolorato fino a che, dopo averle provate proprio tutte (anche fino a drogarle entrambe), trasforma la vicenda in un caso esistenziale e decide  per una soluzione estrema e definitiva: per dar prova del suo dolore dirotterà un aereo di linea e si schianterà con esso e tutti gli altri suoi passeggeri su un monumento famoso di Parigi.
“Mi rileggo con stupore: dunque colui che tra qualche ora farà esplodere un aereo con a bordo un centinaio di passeggeri quando ha occasione di scrivere i suoi ultimi pensieri inclina al più travolgente lirismo.”
Il romanzo non è altro che il racconto che l’uomo fa a se stesso e al suo taccuino di tutta la vicenda, con gli antefatti e le motivazioni, al momento di imbarcarsi sull’aereo che lo porterà alla morte. Un racconto crudo e deciso, un’introspezione psicologica all’interno di una mente assolutamente convinta di ciò che sta per attuare e pronta alle nefaste e definitive conseguenze.
Ma Il viaggio d’inverno non è solo il resoconto di una strage annunciata: le metafore di cui è farcito, a partire dal titolo che richiama sia il viaggio che l’inverno, cioè la fine, per finire con la psichedelica passeggiata nello psilocybe guatemalteco passando per il significato del freddo patito dalle due donne nel loro minuscolo appartamento, lo rendono un contenuto di simbologie saturo di amarezza esistenziale.
I personaggi sono decisamente eccentrici e, visto che il mirino dell’autore resta inquadrato sulla figura di Zoïle, delle due donne splendidamente caratterizzate rimane al lettore la curiosità di sapere che fine faranno una volta che il dramma si sarà compiuto.
Il Lettore 

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