Sui miei scaffali (quelli
situati in camera da letto, NdF), ho file intere di romanzi di fantascienza la maggior parte dei quali
ho letto più di quaranta anni fa. Di alcuni non ricordo neanche di cosa parlino,
di altri addirittura se li ho letti o meno. Delle volte però, quando non ho
nulla da leggere, li esamino per l’ennesima volta cercando qualcosa che mi
faccia venire voglia di riprendere il libro in mano e l’altra sera, disperato
(non potevo proprio iniziarne un altro della George…), ho puntato l’occhio su
questo L’uomo che vedeva gli atomi e
mi sono detto ma sì, leggiamo della buona, vecchia fantascienza che non fa mai
male.
Murray
Leinster, pseudonimo di William Fitzgerald Jenkins, è uno di
quegli scrittori che si possono considerare i padri della fantascienza moderna, avendone scritto fin dai primi degli anni
’30. Questo romanzo è stato pubblicato nel 1957, ma in realtà è tratto da una
serie di racconti separati che Leinster aveva fatto uscire in rivista intorno
al 1947 e che poi ha rimesso insieme fino a farne un volume. E questo si sente
parecchio.
In pratica il romanzo è
costituito da quattro racconti con gli stessi protagonisti principali. Bud Gregory è un meccanico di automobili il cui unico scopo nella vita
è quello di stare nell’ozio più completo bevendo birra senza nemmeno sognarsi
di lavorare, ma ha una strana prerogativa: è capace di costruire marchingegni
incredibili capaci di eliminare del tutto qualsiasi tipo di attrito, di
trasformare il calore direttamente in energia cinetica o di costringere gli
atomi a fare qualsiasi cosa lui voglia. Non sa nemmeno lui come ci riesca, ma
il fatto è che i suoi aggeggi funzionano, e dopo che David Murfree si accorge di questa sua caratteristica da idiot savant cerca reiteratamente di
fare il possibile perché Gregory esca dalla sua indolenza e salvi l’intero
pianeta Terra da minacce letali.
Gregory si trova così suo
malgrado a dover costruire macchine
per salvare gli Stati Uniti da minacce nucleari lanciate da altre nazioni o
addirittura la stessa Terra da provocazioni di intelligenze aliene del tutto
ostili.
A leggere questo romanzo oggi
viene da sorridere: è infarcito di talmente tante ingenuità, di quelle che non sarebbero più ammissibili neanche in
racconti di fantascienza “leggera”, che sembra essere stato scritto solo per
bambini idioti, ma bisogna ricordare che gli argomenti più in voga all’epoca in
cui è stato scritto erano la minaccia atomica e la Guerra Fredda, e che di come
funzionasse l’atomo ancora non è che se ne sapesse un granché. Inoltre si era
agli albori del genere fantascientifico e gli autori si divertivano a
ipotizzare gli scenari più assurdi ai quali seguivano risoluzioni ancora più
assurde.
Oggi non è più possibile scrivere di
fantascienza in questo modo: per buttare giù un qualcosa di apprezzabile devi
avere le stesse informazioni di base di uno scienziato, per poterle poi
conformare ai tuoi scopi e crearci un qualcosa che come minimo non appaia
infantile.
Il Lettore
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