Va bene, ve lo prometto,
pubblico questo e poi basta, almeno per qualche mese, altrimenti Elizabeth George rischia di diventare
un tormentone del blog alla stregua
di Maurizio De Giovanni o Lee Child. Ma che ci posso fare se i
suoi romanzi sono buoni e fa piacere
leggerli? Così come Child riesce a rendere interessanti anche gli ingorghi del
traffico di Los Angeles, così la George ti tiene attaccato alle pagine nonostante la lentezza dello svolgimento e la
prolissità narrativa che allungano a dismisura ogni suo romanzo. Anche questo
conta ben più di 500 pagine, ma come gli altri ti incatena fino a ché tutti i misteri non ti sono stati chiariti.
A proposito, avete passato un
buon Ferragosto? Dai che si ricomincia, anche se fino a che moglie e figlio
restano al mare mi considero in vacanza anch’io…
La figlia dell’algida Eve Bowen, sottosegretario al Ministero
degli Interni del governo inglese, viene rapita,
e per restituirla alla famiglia il rapitore non chiede altro che sulla prima
pagina del Source ne venga pubblicata
la vera identità del padre. Si
accontenta di poco, penserete. Ma che thriller
sarebbe senza qualche complicazione?
Il problema è che l’identità
del padre di Charlotte è sempre
stata tenuta scrupolosamente nascosta
e sembra che solo i due genitori
siano a parte del segreto e nessun’altro, perché il vero padre altri non è che Dennis Luxford, lo stesso direttore del
Source, il giornale scandalistico il
cui scopo primario è dare contro al
governo e cercare di farlo cadere.
Potete immaginarvi quale ridda di lotte politiche si possa
scatenare allora dietro una richiesta del genere che metterebbe in piazza la relazione sessuale avuta da un membro
del governo con uno dei suoi più acerrimi nemici. Nonostante entrambi i
genitori si siano rifatti ognuno per proprio conto una famiglia (quasi) felice
ed esistenze specchiate, diverse esistenze sarebbero distrutte dalla
rivelazione, per non parlare degli sconvolgimenti politici a livello
governativo.
La madre stessa della bimba tergiversa e impedisce la pubblicazione della notizia, e dopo pochi giorni il cadavere di Charlotte viene ritrovato
nelle campagne inglesi.
È solo a questo punto della
tragedia, dopo “appena” 200 pagine
dall’inizio del romanzo, che entra in scena il nobile protagonista Lord Asherton, ovvero l’ispettore Thomas Lynley, che insieme alla sua
squadra investigativa si adopererà per sbrogliare l’intricata matassa.
Anche questa volta Elizabeth George è riuscita a comporre
un thriller avvincente, e nonostante
gli scavi profondi operati nella psicologia di ognuno che allungano a dismisura
il numero di pagine riesce a tenerti incollato al libro sia per la curiosità di
vedere chi sarà il bastardo che ha messo in piedi il gioco perverso sia perché
le introspezioni all’interno delle
due famiglie interessate sono scritte in modo da mettere alla luce tutti i
pensieri più nascosti e inconfessabili. La scrittrice scava nei sentimenti come
se fosse un’archeologa, sa tirare fuori dai suoi protagonisti sia gli aspetti
più abietti che quelli più nobili e riscattanti, e con un vero e proprio guizzo d’autore riesce a recuperare
alla benevolenza del lettore, e proprio all’ultima pagina, anche il personaggio
che aveva fino ad allora fatto sembrare più meschino.
Questo romanzo uscito nel 1996
fa parte della tranche mediana dei romanzi
scritti dalla George, e ho trovato che stilisticamente non differisce molto dai
suoi ultimi che invece avevo letto in precedenza. Mi sono sembrati molto simili
sia il ritmo che il linguaggio adoperato, ad indicare come negli anni l’autrice
abbia mantenuto una notevole coerenza.
Però ora basta con la George, davvero. Mi rimane solo la curiosità di leggere
il suo primissimo thriller, E liberaci dal padre, con il quale è
diventata famosa fin da subito, e anche se lo possiedo già in formato
elettronico ancora non l’ho neanche caricato nel telefono, proprio per non
cadere nella tentazione di riproporvi a breve un’altra recensione su di lei.
Passiamo ad altro, ho
sottomano l’opera prima di un autore
che mi era molto piaciuto, vediamo se da giovincello scriveva bene come ha
imparato a fare poi in età matura…
Il Lettore
Conscio delle nostre affinità editoriali, come sempre parto dal primo e, quindi, "del padre" mi sono appena liberato e già messo in lista, in ordine cronologico, tutti gli altri. L'unica nota stonata, per lettori onnivori, sarebbe mettere dei titoli un pochino meno... indirizzanti. :-) Buona lettura.
RispondiEliminaQuesta delle traduzioni dei titoli che partono per la tangente è purtroppo una piaga dell'editoria nostrana. Non in questo caso però, visto che l'originale faceva In the Presence of the Enemy. Buone letture anche a te.
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