lunedì 23 novembre 2015

La donna in gabbia

Un altro scrittore nordico che diventa famoso sull’onda innescata da Stieg Larrson. Dopo la Svezia e la Norvegia stavolta siamo in Danimarca, dove Jussi Adler-Olsen ha dato vita al personaggio del solito poliziotto imbranato ma geniale, esperto ma pigro, sfortunato ma consapevole, capace per certi versi ma da mandare a cagare per molti altri, subissato di problemi (ovviamente), il cui unico aspetto positivo mi è sembrato quello di avere un personaggio-spalla molto più interessante del protagonista.




Non mi è piaciuto granché questo La donna in gabbia, a partire dalle motivazioni del cattivo di turno che architetta un rapimento funambolico (ma mai spiegato nei particolari) con lo scopo di rinchiudere la donna sequestrata in una camera iperbarica a una pressione cinque volte maggiore di quella normale per poi ucciderla fra atroci dolori dopo quasi sei anni (!!!) riportando di colpo la pressione alla normalità. Della serie: dobbiamo far colpo sul lettore, fanculo la plausibilità.
È come il cattivo di qualche altra situazione che, invece di sparare subito al buono immobilizzato e farla finita, si mette a narrargli tutta la storia della propria vita dandogli modo di limare con le unghie la catena d’acciaio con cui è legato, romperla, saltargli addosso mentre quello continua a blaterare e alla fine trionfare.
Qui, un caso già chiuso viene riaperto dopo cinque anni dall’eroe di turno che dopo 450 pagine di problemi personali e minuziose indagini (unico lato positivo del libro, perlomeno un’investigazione condotta come si deve. Il problema è che i passi che ha intrapreso lui avrebbero dovuto essere stati compiuti dagli altri poliziotti che avevano archiviato il caso cinque anni prima), alla fine scopre il colpevole e si muove fulmineo per arrestarlo prima che uccida la donna, ma… occavolo! Ho lasciato la pistola a casa!
Giuro, proprio così. Roba da farti cadere le palle.
È per questo che al protagonista ho preferito la figura della spalla, sotto forma di un enigmatico profugo siriano aspirante poliziotto, musulmano e caciarone, che viene affiancato allo sbirro vero e che nel corso del romanzo rivela doti inaspettate e alla fine contribuisce in modo sostanziale a risolvere la situazione.
Dicevo che il romanzo non mi è piaciuto, poco plausibile, redatto per far colpo ma in definitiva troppo lungo e pure leggermente noioso anche se scritto in una prosa decente. Si vede invece che molta altra gente ne è rimasta parecchio soddisfatta, dal momento che questo La donna in gabbia non è altro che il primo capitolo di una serie di avventure con gli stessi protagonisti, avventure nelle quali il poliziotto Carl Mørck e il suo aiutante Assad si troveranno a sbrogliare altri cold cases abbandonati da tempo. Un’ennesima conferma che i miei gusti non si conformano a quelli della massa. Continuerete ancora a seguirmi?
Questo l’ho letto in cartaceo, ma alcune altre vicende dell’inquirente danese mi sono state fornite in digitale dal mio pusher di libri in formato elettronico. Sinceramente, nonostante il successo non è che questa prima avventura mi abbia fatto venire molta voglia di seguirne ulteriormente gli sviluppi.
Lettore

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