giovedì 4 giugno 2015

Aquila di sangue

Della serie: se un libro te lo offrono già scontato, qualche problema ce l’ha. E se in quarta di copertina paragonano il protagonista a Salvo Montalbano o a Pepe Carvalho, qualche dubbio viene. E se lo trovi nella bancarella dell’usato a pochi spicci, ciò sta a significare che di valore intrinseco non ne ha nemmeno quel tanto che basta a giustificarne la rivendita alla metà del prezzo di copertina.




E infatti questo Aquila di sangue si riduce a un thrillerino senza alcunché di entusiasmante, di quelli che due minuti dopo che li hai letti non ti ricordi nemmeno di cosa trattassero. Sì, si leggerà anche, ma non ne vale proprio la pena, e a pensarci bene ti lascia anche con l’amaro in bocca se pensi alla ricerca esasperata da parte di certi autori di gialli di situazioni inverosimili e del colpo di scena più fantasmagorico per cercare di impressionare il lettore. Bah!
Di che parlava? Ah, sì, qualcosa mi ricordo anche, ma ve lo risparmio. Non la facciamo tanto lunga che non merita.
Paragonare ‘sto Jan Faber della polizia di Amburgo a Montalbano o a Carvalho… ma andiamo! Certi editori non sanno più cosa inventarsi…
Il Lettore 

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