venerdì 23 gennaio 2015

Ma perché non fanno i nomi?

Perdonatemi il ritardo ma in questi giorni sono stato impegnato, come allievo, in un corso estremamente tecnico inerente la mia professione. Tosto. Concentrato dalla mattina alla sera, con esame finale, che mi sembrava di essere tornato indietro nel tempo di quarant’anni. Se non fosse che è stato svolto nella sala informatica di una scuola superiore, e quarant’anni fa questi strumenti didattici non esistevano ancora. Ma veniamo a noi.




Una delle abitudini che ho preso da parecchio tempo a questa parte è dedicare una decina di minuti ogni mattina alla lettura dei quotidiani. Rigorosamente on line, e di solito mi limito a La Repubblica e a Il Fatto Quotidiano. Non che legga anche gli articoli… di solito mi limito ai titoli per sapere cosa è successo nel mondo, e alle gallerie fotografiche.
Su Repubblica c’è questa rubrica, curata da tale Amleto De Silva (non so se sia parente del Diego De Silva scrittore), che parla di libri. Vi è mai capitato di leggerla?
Ogni tanto ci clicco su e in passato ci ho scritto sopra anche un altro post, e nel caso dell’articolo di cui ho inserito il link mi sono sorti dei pensieri: stavolta concordo con il De Silva nel rifiutare a priori la lettura di libri troppo pubblicizzati, che vanno di moda, spinti dagli editori, promossi da cretini, consigliati da dubbi amici eccetera eccetera, ma a questo punto mi è venuta in mente una cosa.
Perché i giornalisti che scrivono sulla carta stampata, o parlano in qualche televisione, di questi libri non fanno mai i titoli? Ce ne fosse uno che dica quali sono, questi tormentoni. Va bene, di solito l’oggetto di articoli e servizi è un libro spinto da qualche casa editrice, è ovvio che se ne parli per forza bene – e di ciò se ne paga lo scotto quando lo si è comperato – ma perché nessuno denuncia in pubblico un libro illeggibile? Avessi mai sentito qualcuno dire “l’ultimo di Bruno Vespa fa veramente schifo” (ho preso un autore a caso: me ne guardo bene dal leggere Bruno Vespa, quindi onestamente non saprei dire se i suoi libri facciano schifo o meno). 
Perché se un libro fa proprio schifo nessuno lo nomina mai? Paura di essere additati come dei rompicoglioni? Paura di un qualche tipo di ritorsione? Paura di alienarsi una qualche speranza con quella particolare casa editrice? Eppure ai lettori penso che farebbe piacere, insieme ai consigli di “buone” letture (ehm…), avere delle indicazioni su quali sono i volumi sui quali risparmiare i propri soldi. Nel bailamme di copertine che si vedono in libreria o in rete, a volte farebbe comodo avere un parere spassionato, non viziato, che aiuti nell’orientamento delle scelte.
Ma nessuno lo fa mai. Bisogna andare a spulciare in qualche blog di nicchia, come questo, per avere dei pareri personali negativi con tanto di titoli, nomi e cognomi. Che poi, appunto, motivati quanto ti pare, ma sarebbero in ogni caso solo dei pareri personali.
Chissà, anche questo farà parte del novero di pessime abitudini che costituiscono l’andazzo odierno di questo paese rovinato e corrotto.
Freereader

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