Perdonatemi il ritardo ma in
questi giorni sono stato impegnato, come allievo, in un corso estremamente
tecnico inerente la mia professione. Tosto. Concentrato dalla mattina alla
sera, con esame finale, che mi sembrava di essere tornato indietro nel tempo di
quarant’anni. Se non fosse che è stato svolto nella sala informatica di una
scuola superiore, e quarant’anni fa questi strumenti didattici non esistevano
ancora. Ma veniamo a noi.
Una delle abitudini che ho
preso da parecchio tempo a questa parte è dedicare una decina di minuti ogni
mattina alla lettura dei quotidiani. Rigorosamente on line, e di solito mi limito a La Repubblica e a Il Fatto
Quotidiano. Non che legga anche gli articoli… di solito mi limito ai titoli
per sapere cosa è successo nel mondo, e alle gallerie fotografiche.
Su Repubblica c’è questa rubrica, curata da tale Amleto De Silva (non so se sia parente
del Diego De Silva scrittore), che parla di libri. Vi è mai capitato di
leggerla?
Ogni tanto ci clicco su e
in passato ci ho scritto sopra anche un altro post, e nel caso dell’articolo di
cui ho inserito il link mi sono sorti
dei pensieri: stavolta concordo con il De Silva nel rifiutare a priori la
lettura di libri troppo pubblicizzati, che vanno di moda, spinti dagli editori,
promossi da cretini, consigliati da dubbi amici eccetera eccetera, ma a questo
punto mi è venuta in mente una cosa.
Perché i giornalisti che
scrivono sulla carta stampata, o parlano in qualche televisione, di questi
libri non fanno mai i titoli? Ce ne fosse uno che dica
quali sono, questi tormentoni. Va bene, di solito l’oggetto di articoli e
servizi è un libro spinto da qualche casa editrice, è ovvio che se ne parli per
forza bene – e di ciò se ne paga lo scotto quando lo si è comperato – ma perché
nessuno denuncia in pubblico un libro illeggibile? Avessi mai sentito qualcuno
dire “l’ultimo di Bruno Vespa fa
veramente schifo” (ho preso un autore a caso: me ne guardo bene dal leggere
Bruno Vespa, quindi onestamente non saprei dire se i suoi libri facciano schifo
o meno).
Perché se un libro fa proprio schifo nessuno lo
nomina mai? Paura di essere additati
come dei rompicoglioni? Paura di un qualche tipo di ritorsione? Paura di
alienarsi una qualche speranza con quella particolare casa editrice? Eppure ai
lettori penso che farebbe piacere, insieme ai consigli di “buone” letture
(ehm…), avere delle indicazioni su quali sono i volumi sui quali risparmiare i
propri soldi. Nel bailamme di
copertine che si vedono in libreria o in rete, a volte farebbe comodo avere un
parere spassionato, non viziato, che aiuti nell’orientamento delle scelte.
Ma nessuno lo fa mai. Bisogna andare a spulciare in qualche blog di nicchia, come questo, per avere
dei pareri personali negativi con tanto di titoli, nomi e cognomi. Che poi,
appunto, motivati quanto ti pare, ma sarebbero in ogni caso solo dei pareri
personali.
Chissà, anche questo farà
parte del novero di pessime abitudini che costituiscono l’andazzo odierno di
questo paese rovinato e corrotto.
Freereader
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