martedì 20 gennaio 2015

I fiori blu

Ognuno ha le sue idiosincrasie: anche se mi piace leggere e scrivere, caratterialmente sono un tipo realista, con i piedi per terra, e per questo non mi calo volentieri in una qualsiasi dimensione onirica. Così come non sopporto la stupidità, il circo, il calcio e i finocchi sia crudi che lessi. E adesso che c’entrano i finocchi? C’entrano, vedrai che c’entrano, fammi finire.
Questo romanzo stupefacente non è altro che un sogno, e anche per questo motivo leggendolo non mi ha dato il piacere complessivo che avrebbe meritato. Ma mi inchino, e mi tolgo pure il cappello di fronte all’incredibile genialità dell’autore.




Si parte con un incipit sbarazzino, dotato di un’ironia sottile, che fornisce subito un assaggio di ciò che sarà il resto:
"Il venticinque settembre milleduecentosessantaquattro, sul far del giorno, il Duca d'Auge salì in cima al torrione del suo castello per considerare un momentino la situazione storica. La trovò poco chiara.”
E poi continua:
“Resti del passato alla rinfusa si trascinavano ancora qua e là. Sulle rive del vicino rivo erano accampati un Unno o due; poco distante un Gallo, forse Edueno, immergeva audacemente i piedi nella fresca corrente. Si disegnavano all'orizzonte le sagome sfatte di qualche Romano, gran Saraceno, vecchio Franco, ignoto Vandalo. I Normanni bevevan calvadòs. Il duca d'Auge sospirò pur senza interrompere l'attento esame di quei fenomeni consunti. Gli unni cucinavano bistecche alla tartara, i Gaulois fumavano gitanes, i Romani disegnavano greche, i Franchi suonavano lire, i Saracineschi chiudevano persiane. I Normanni bevevano calvados".
I Gaulois che fumavano gitanes  e i Saracineschi che chiudevano persiane mi han fatto morire… per non parlar del Calvadòs... Da qui già si può capire che ci si trova di fronte a un’alternativa: 1) Un autore completamente fumato; 2) Un genio della scrittura.
È buona la seconda.
Continuando a leggere si capisce che Raymond Queneau si è impegnato non poco per scrivere un testo in cui forma e contenuto collaborano alla perfezione per formare insieme null’altro che un gioco colto, un profondo divertissement d’autore, per trovare interpretazioni soddisfacenti del quale si sono mossi tutti i critici più importanti. I protagonisti sono un Duca che viaggia nel tempo e un pigro barcaiolo dei tempi odierni che si sognano a vicenda fino ad incontrarsi, si compenetrano, si scambiano i ruoli e intervengono continuamente nelle vicende l’uno dell’altro, tanto da poterli considerare come la dimensione onirica di una stessa persona.
Già dall’incipit si può avere un’idea dell’attenzione maniacale che Queneau ha riservato alla scelta del linguaggio, inventando termini di sana pianta quando necessario, per saturare il testo con giochi di parole (calembours, per dirla alla francese), allitterazioni, omofonìe e fantasiosi voli pindarici. Ogni parola è studiata, ognuna ha un proprio scopo, a volte doppio o triplo, tanto da impegnare non poco il lettore che voglia coglierne i risvolti nascosti. Queneau si è inventato una lingua sua propria, un insieme di francese scritto, parlato, di gergo, con inediti neologismi frammischiati a fonemi arcaici da tempo in disuso. Anche per questo non siamo in presenza di una lettura agevole ma sicuramente impegnativa, che diventa anche soddisfacente quando si riesce a cogliere un riferimento dapprima poco chiaro. E c’è sempre da considerare che originariamente il tutto è stato scritto in una lingua che non è la nostra.
Nella traduzione di questo testo, Italo Calvino è stato davvero fantastico, così come del resto Umberto Eco per gli Esercizi di stile dello stesso Queneau. Per poter rendere in un’altra lingua un testo così complesso, cercando di renderne apprezzabili la maggior parte delle sfumature, non basta conoscere alla perfezione entrambe le lingue, ma il traduttore deve essere egli stesso un artista ed entrare in sintonia con l’autore ricreando le sue trovate in una lingua diversa.
Il significato del titolo, i cui riferimenti  compaiono solo all’inizio e alla fine del romanzo sotto forma di oscure citazioni tratte da Baudelaire e dalla Bibbia, è quasi incomprensibile, e poco ce lo spiega Calvino che per comprenderlo lui stesso ha dovuto interpellare direttamente Queneau, non ottenendo altro che il significato francese del sintagma che sta ad indicare delle persone idealiste, romantiche e nostalgiche, ovviamente riferendosi ai protagonisti.
Ora i “letterati” mi salteranno addosso. Opinione personalissima: come ho già detto io amo il pragmatismo, e di conseguenza, per quanto alta possa essere la genialità e profonda la ricerca e pur plaudendo al talento di Queneau, ho visto questo romanzo come nient’altro che un dotto divertimento, una masturbazione intellettuale che non mi ha regalato il piacere di lettura che ottengo da un (semplice) buon romanzo. In fondo, le vicende del Duca d’Auge e di Cidrolin non mi hanno interessato poi così tanto, né la mancanza di un filo logico percepibile ha contribuito a sostenere la tensione narrativa. Ovvero, il filo logico nello svolgimento non è che non ci sia, ma le continue divagazioni, e il punctum incentrato sulla ricerca di forma e significato del linguaggio, distraggono dalla linea principale fino a farla passare in secondo piano. Sarò gretto e meschino ma, ripeto ad nauseam, pur riconoscendo e plaudendo ad un capolavoro non mi sento di consigliarlo a chi è in cerca di una piacevole lettura.
A chi di dovere: vedi che concedendo tempo al tempo, i suggerimenti vengono presi in considerazione…
Ah già, dimenticavo, i finocchi: uno dei tormentoni del romanzo è la passione smodata che i protagonisti (il protagonista) mostrano per l’essenza di finocchio, fantomatica bevanda che ricorre in continuazione per tutta la vicenda fino a farti venire la malsana voglia di assaggiarla sul serio. Ributtante, a parer mio, ma de gustibus
Il Lettore

2 commenti:

  1. Chi di dovere, avrai notato, non ha voluto aggiudicarsi il premio per la risoluzione più veloce in assoluto dello squizzalibro, era come rubarti le caramelle gusto finocchio, e il medesimo continua a rammaricarsi di come recepisci buoni suggerimenti su base secolare, insistendo a leggere mucchi di nefandezze.
    Comunque fan due su due, son troppo suggeritoso.
    :-)

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