martedì 30 settembre 2014

Uomini che odiano le donne

Se a questo punto la domanda che vi frulla per la mente è: ma come, è mai possibile che un lettore come Freereader non abbia ancora letto questo libro? allora chiarisco subito qual è stato il mio rapporto con il romanzo di Stieg Larsson: l’ho letto appena pubblicato, nella primissima edizione di Marsilio del 2007, prima ancora che diventasse famoso. Un ennesimo colpaccio del mio sesto senso letterario.
Girellavo in libreria quando l’occhio mi è caduto su questo bellissimo titolo esposto sullo scaffale delle novità. L’ho preso in mano, l’ho sfogliato leggendo qualche pagina sparsa e l’ho subito condotto con me alla cassa. Ma… delusione! Una volta partito dall’inizio ho scoperto con mio rammarico che le prime pagine erano talmente noiose da farmi dubitare della preveggenza del mio sesto senso, tanto che stavo quasi per abbandonarlo. Per fortuna ho proseguito nella lettura e, una volta superato quel preambolo peraltro necessario, Uomini che odiano le donne mi ha preso e ho finito col divorarlo, così come i successivi due della trilogia Millennium.

Poi il romanzo è diventato famoso ed è esploso il caso letterario che tutti conoscete. Milioni di copie vendute in una caterva di traduzioni diverse, ben due film, e nel 2013 l’attesa trasposizione nella versione fumettistica della quale parleremo in questa sede.


Dirò subito che nella riduzione dell’imponente romanzo di Stieg Larsson gli autori del fumetto, lo sceneggiatore francese Sylvain Runberg e il disegnatore spagnolo José Homs, a parer mio hanno fatto un lavoro veramente ottimo: il fumetto nel complesso è suggestivo e affascinante, una splendida sintesi delle oltre 670 pagine del romanzo originale.
Non è facile condensare una storia complessa nell’ambito di un volume a fumetti, ma Sylvain Runberg ha ridotto mirabilmente le complesse vicende ideate da Larsson in modo fedele senza lasciar fuori nessuno degli aspetti più importanti e chiarendo man mano gli enigmi che si presentano, sfrondandole del superfluo in modo da mostrare solo l’essenziale. È ovvio che tale sintesi va a scapito di una completa caratterizzazione psicologica di alcuni dei personaggi, ma questo è uno scotto da pagare in qualsiasi adattamento.
Per quanto riguarda il disegno lo stile è realistico con solo un leggero tocco di caricaturale quando José Homs ha ritenuto di dover “enfatizzare” un personaggio per renderne meglio il carattere. Il disegnatore insiste parecchio sui primi piani e sui dettagli, su inquadrature inusuali e con una  costruzione della gabbia molto articolata, con forma e dimensioni delle singole vignette variata di continuo. È apprezzabile l’uso del colore di fondo delle scene per sottolineare le varie ambientazioni: le analessi delle tragiche violenze perpetrate dal serial killer in rosso cupo, i ricordi in giallo, il mondo di Lisbeth in marrone scuro, il tutto in atmosfere cupe, talvolta opprimenti, con disegni che trasmettono forza e dinamismo.


I personaggi sono credibilissimi, molto di più di quelli del film che ne è stato tratto a suo tempo. Nel film, per il personaggio di Lisbeth Salander è stata selezionata un’attrice che secondo me per quel ruolo risultava troppo matura come età, troppo alta e troppo poco trasgressiva, mentre nel fumetto sono stati azzeccati perfettamente sia l’aspetto fisico che quello caratteriale.
Guardate quant’è bella questa immagine:


Questa trasposizione risulta buona sia per quelli che hanno già letto il romanzo, che apprezzeranno il modo in cui Runberg & Homs hanno reso il tutto, sia per chi invece non lo ha letto che si divertirà a scorrere la complessa storia senza pregiudizi di sorta.
L’unica cosa che mi ha lasciato perplesso è stata la scelta operata dallo sceneggiatore di modificare un aspetto del finale del romanzo. Nella versione originale Blomqvist ritrova Harriet in una località sperduta dell’Australia, intenta a dirigere un grande allevamento di ovini, mentre nel fumetto arriva a rintracciarla mentre coordina un’agenzia di viaggi a Tokio. Mah! Una variazione che non pregiudica nulla ai fini della storia, ma sarei veramente curioso di conoscerne il motivo.
Il Lettore

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