giovedì 31 luglio 2014

GENESIS – I know what I like

Sull’onda dei ricordi riaffiorati in seguito alla lettura dell’articolo sui The Musical Box mi sono andato a riguardare su Tutubo i vecchi filmati delle esibizioni dal vivo dei Genesis (che poi, a farci mente locale un momentino… Tutubo, Faccialibro, Nubeaccesa, Gocciascatola, Cinguettatore: checcazzo di nomi…), quindi tra i sette libri che possiedo sui Genesis ho scelto questo di Armando Gallo e me lo sono riguardato e riletto.
Per l’ennesima volta.

Puro piacere, come riascoltare una loro canzone.


Sarò fissato (da 45 anni a questa parte…) ma oltre ad ascoltarli ancora oggi (del resto i complessi attuali fanno schifo…) ne leggo anche le biografie e le critiche (molte le prime, poche le seconde…) e mi è capitato in passato anche di scriverci sopra (e mi hanno pure pubblicato…) a significare un’altra di quelle passioni che non si sono mai spente.
Del resto i Genesis rappresentano un fenomeno pressoché unico nel panorama musicale mondiale. In primis per la musica, della quale però sarebbe fuori luogo parlare in questo contesto. Ma anche perché è stato un complesso durato quarant’anni, formato da elementi con una cultura di base di alto livello che si rispecchia nelle loro creazioni e che, oltre ad aver portato il gruppo ai vertici mondiali a più riprese, ha fatto sì che tutti i componenti, chi più chi meno, ottenessero il successo anche come solisti per proprio conto e rimanessero al top fino al giorno d’oggi, leggi Peter Gabriel e Steve Hackett. Tutti musicisti dei quali a differenza di tanti altri non si sono mai sentite storiacce di droga, di ambiguità sessuali, di gossip spicciolo, di ricerca della notorietà attraverso mezzucci di bassa lega.
Armando Gallo è invece un fotoreporter e giornalista che ha cominciato la sua carriera nel 1967 intervistando Rita Pavone, ma poi si è redento. Cominciando ad occuparsi di cose serie è arrivato ad essere il fotografo ufficiale dei Genesis sui quali ha scritto anche diversi libri, e dopo essersi occupato anche degli U2 e della PFM è finito a lavorare negli Stati Uniti.


Scorrendo questo volume, del quale io ho l’originale in inglese ma ne esiste anche una versione italiana, ci si accorge che Armando Gallo (nella foto sopra insieme a Tony Banks: per tutti coloro che ignorano tutto dei Genesis, poveri, mi rifiuto di specificare chi è chi, arrangiatevi), oltre ad essere un bravo fotografo è anche un ottimo scrittore, dal momento che ha stilato una biografia del gruppo e dei suoi componenti che si legge in una volata fornendo spunti di interesse in continuazione.
Il giornalista ha saputo cogliere in pieno l’essenza della band in tutte le sue sfaccettature: dai primi tentativi di mettersi insieme nella prestigiosa Charterhouse ai primi riscontri di pubblico; dalle prime defezioni (Anthony Phillips) alle grandi defezioni (Peter Gabriel); dai primi stentati successi alla consacrazione di eccellenza; dalle prime esibizioni continuamente costellate di incidenti e avarie elettroniche ai megaconcerti con folle oceaniche degli anni ’80; da un primo leader carismatico (P.G.) all’altro leader (Phil Collins) la cui concezione musicale più commerciale ha permesso al gruppo di fare i soldi quelli veri (ma il vero leader musicale del gruppo, Tony Banks, colui che a 22 anni ha composto un pezzo la cui struttura ricalca la serie di Fibonacci, dando prova di genialità e/o di cultura superiore, è rimasto sempre lontano dalle posizioni di primo piano).
E che dire delle centinaia di fotografie delle quali il libro è corredato? Dagli scatti in b/n risalenti all’adolescenza dei musicisti a quelli in cui si inorridisce di fronte all’evidenza di abiti e acconciature di moda negli anni ’70, dalle foto durante i concerti a quelle nei backstages, alle immagini della vita privata dei componenti e del loro entourage, una documentazione importante, significativa e bella da guardare a più riprese.
L’ultima chicca che vi propongo è una foto pressoché introvabile in rete scattata da Richard MacPhail nell’aprile del 1973 a New York, nella quale si riconosce lo stesso Armando Gallo attorniato dalla formazione storica dei Genesis al completo:


Sarò buono, via: Armando Gallo è quello con il maglione rosso. E dalla vostra sinistra verso destra: Tony Banks, Peter Gabriel in versione mohicana, Mike Rutherford, Steve Hackett e Phil Collins anche lui con ancora i capelli. Se si pensa che sono passati 41 anni…
Per par condicio, prossimamente dovrò parlare anche dell’altro volumone che nella mia libreria è collocato di fianco a questo: Inside Out di Nick Mason, la prima autobiografia dei Pink Floyd
Il Lettore amante della buona musica

2 commenti:

  1. peccato non venga ristampato da decenni. Armando Gallo ha creato una app con vari contenuti ma per chi è abituato a carta e vinile non è la stessa cosa

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    1. Sono del tutto d'accordo, eppure di potenziali compratori ce ne sarebbero, visto che i concerti di Gabriel e Hackett registrano ancora il tutto esaurito e ci vedi padri e nonni che ci portano figli e nipoti...

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