Torino è grande, Perugia è piccola.
Torino ha la Fiat, a Perugia abbiamo la torta al testo.
Ma se Torino ha la Mole di
Antonelli, a Perugia abbiamo Palazzo dei
Priori con la sua Sala dei Notari, che seppur rovinata in modo infame da
quelle comodissime poltrone azzurre la cui modernità fa a cazzotti con l’austera
antichità del luogo, è uno di quei posti in cui ogni volta che vi entri ti
senti in soggezione e proiettato di colpo nel 1300.
In realtà quello che volevo
dire è che se Torino ha il Salone del
Libro, a Perugia abbiamo Umbria
Libri, che è (quasi) la stessa cosa.
Ieri facevo appunto un giretto per la manifestazione e, dopo
aver assistito alla presentazione di un libro dell’Editore con cui collaboro,
sono entrato del tutto per caso in un’altra presentazione: romanzo e autore completamente
sconosciuti. Di entrambi ve ne parlerò appena avrò letto il libro che ho comperato: mai non si
dica che recensisco solo autori famosi!
Fatto sta che quella
presentazione si è rivelata una palla
mostruosa (in futuro vi dirò anche il perché), e di conseguenza con la
scusa della sigaretta sono uscito dalla più piccola, ma non meno affascinante,
Sala della Vaccara e sono andato a curiosare nella Sala dei Notari, scoprendo così che vi stavano dibattendo i cinque finalisti del Premio Strega di quest’anno, moderati
da un Moderatore a me sconosciuto.
Accidempolina!
Qui siamo nell’Olimpo della Letteratura italiana, ho pensato avvicinandomi al banco dove
erano in bella mostra le opere dei cinque finalisti. Queste avevano in comune
con il Moderatore il fatto di essermi totalmente sconosciute. Sia titoli che
autori. Di noto c’erano solo le Case Editrici: le cinque italiane più grandi.
Mi metto a seguire il
dibattito dal fondo della sala e dopo un attimo mi si affianca un altro Editore
che conosco. Entrambi ascoltiamo l’oratore
di turno che sta spiegando come tra tutte le opere partecipanti al Premio
gli scarti dei voti siano risultati ma proprio minimi, dell’ordine di due o tre
sole preferenze tra l’uno e l’altro, e come quindi l’elite del gruppo dei finalisti allo Strega sia così compatta da
rendere difficili ulteriori scelte e altissimo il livello qualitativo.
Con la coda dell’occhio
noto che il conoscente Editore sta sbuffando e scuotendo la testa. Mi giro
verso di lui e con un muto sorriso e un cenno del capo gli chiedo “come mai sbuffi?”. Lui volta gli occhi
verso l’esterno e solleva due dita. Traduzione: “Usciamo, andiamo a fumarci una sigaretta”. Gli do le spalle ed esco:
tra noi Perugini bastano poche parole.
Una volta fuori accendiamo e
aspetto una risposta. Lui si mette a ridere.
«Ma tu li conosci quei
cinque?» mi fa.
«Mai sentiti» dico io.
«E i libri?»
«Idem.»
«Ma gli Editori li conosci?»
«Ovvio, sono i più grandi.»
Continuando a ridere mi
prende sottobraccio.
«Lo sai?» mi dice, «qualche
mese fa mi ha chiamato XXX (mi dispiace,
ma questo nome non posso proprio dirvelo, vi basti sapere che è uno scrittore molto
conosciuto che pubblica anche con l’Editore con cui stavo parlando – NdF) e
mi ha snocciolato tutti e cinque i nomi dei tizi che sono seduti lì dentro, e
la mattina dopo avevo in dono nella casella di posta elettronica tutti e cinque
i romanzi in prima visione. Tra tutti i partecipanti al Premio, quelli e solo
quelli.»
«La fortuna di voi Editori…»
«Proprio ora sto leggendo
quello che vincerà.»
«Ma come…» devo aver fatto
una faccia perplessa, perché lui si mette a ridere più forte.
«Già» continua, «e pensa
che quando XXX mi ha fatto questi nomi ancora non erano state nemmeno
costituite le Commissioni di Valutazione…»
Rimango in silenzio. E quindi
mi metto anch’io a sbuffare e scuotere la testa. Lui continua a ridere. C’è poco da ridere, penso, e in quell’attimo
mi vengono in mente il blogger de I gatti di Monte Malbe e i suoi ultimi post, nei quali i mici protagonisti sono
alle prese con rapine, truffe, ruberie, tangenti, politica inquinata, infinita corruzione
e tutte le altre amenità che rendono il nostro paese meno vivibile del Burundi (con
tutto il rispetto), e una personcina come Vallanzasca un lineare esempio di
coerenza.
E mi vengono in mente i
miei amici scrittori: sì, ho pensato proprio a voi due che vi siete iscritti da
poco ad un Concorso Letterario e che nel vostro intimo coltivate la speranza
che le cose non stiano così come purtroppo vanno in generale. Be’, anch’io lo
spero con voi, sul serio, ma poi succede sempre che noi speranzisti ad oltranza
andiamo a sbattere il muso da qualche parte, e conviene essere preparati all’impatto.
Lo Scrittore
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