lunedì 16 giugno 2014

Sui Concorsi Letterari

Torino è grande, Perugia è piccola.
Torino ha la Fiat, a Perugia abbiamo la torta al testo.
Ma se Torino ha la Mole di Antonelli, a Perugia abbiamo Palazzo dei Priori con la sua Sala dei Notari, che seppur rovinata in modo infame da quelle comodissime poltrone azzurre la cui modernità fa a cazzotti con l’austera antichità del luogo, è uno di quei posti in cui ogni volta che vi entri ti senti in soggezione e proiettato di colpo nel 1300.

In realtà quello che volevo dire è che se Torino ha il Salone del Libro, a Perugia abbiamo Umbria Libri, che è (quasi) la stessa cosa.


Ieri facevo appunto un giretto per la manifestazione e, dopo aver assistito alla presentazione di un libro dell’Editore con cui collaboro, sono entrato del tutto per caso in un’altra presentazione: romanzo e autore completamente sconosciuti. Di entrambi ve ne parlerò appena avrò letto il libro che ho comperato: mai non si dica che recensisco solo autori famosi!
Fatto sta che quella presentazione si è rivelata una palla mostruosa (in futuro vi dirò anche il perché), e di conseguenza con la scusa della sigaretta sono uscito dalla più piccola, ma non meno affascinante, Sala della Vaccara e sono andato a curiosare nella Sala dei Notari, scoprendo così che vi stavano dibattendo i cinque finalisti del Premio Strega di quest’anno, moderati da un Moderatore a me sconosciuto.
Accidempolina! Qui siamo nell’Olimpo della Letteratura italiana, ho pensato avvicinandomi al banco dove erano in bella mostra le opere dei cinque finalisti. Queste avevano in comune con il Moderatore il fatto di essermi totalmente sconosciute. Sia titoli che autori. Di noto c’erano solo le Case Editrici: le cinque italiane più grandi.
Mi metto a seguire il dibattito dal fondo della sala e dopo un attimo mi si affianca un altro Editore che conosco. Entrambi ascoltiamo l’oratore di turno che sta spiegando come tra tutte le opere partecipanti al Premio gli scarti dei voti siano risultati ma proprio minimi, dell’ordine di due o tre sole preferenze tra l’uno e l’altro, e come quindi l’elite del gruppo dei finalisti allo Strega sia così compatta da rendere difficili ulteriori scelte e altissimo il livello qualitativo.
Con la coda dell’occhio noto che il conoscente Editore sta sbuffando e scuotendo la testa. Mi giro verso di lui e con un muto sorriso e un cenno del capo gli chiedo “come mai sbuffi?”. Lui volta gli occhi verso l’esterno e solleva due dita. Traduzione: “Usciamo, andiamo a fumarci una sigaretta”. Gli do le spalle ed esco: tra noi Perugini bastano poche parole.
Una volta fuori accendiamo e aspetto una risposta. Lui si mette a ridere.
«Ma tu li conosci quei cinque?» mi fa.
«Mai sentiti» dico io.
«E i libri?»
«Idem.»
«Ma gli Editori li conosci?»
«Ovvio, sono i più grandi.»
Continuando a ridere mi prende sottobraccio.
«Lo sai?» mi dice, «qualche mese fa mi ha chiamato XXX (mi dispiace, ma questo nome non posso proprio dirvelo, vi basti sapere che è uno scrittore molto conosciuto che pubblica anche con l’Editore con cui stavo parlando – NdF) e mi ha snocciolato tutti e cinque i nomi dei tizi che sono seduti lì dentro, e la mattina dopo avevo in dono nella casella di posta elettronica tutti e cinque i romanzi in prima visione. Tra tutti i partecipanti al Premio, quelli e solo quelli.»
«La fortuna di voi Editori…»
«Proprio ora sto leggendo quello che vincerà.»
«Ma come…» devo aver fatto una faccia perplessa, perché lui si mette a ridere più forte.
«Già» continua, «e pensa che quando XXX mi ha fatto questi nomi ancora non erano state nemmeno costituite le Commissioni di Valutazione…»
Rimango in silenzio. E quindi mi metto anch’io a sbuffare e scuotere la testa. Lui continua a ridere. C’è poco da ridere, penso, e in quell’attimo mi vengono in mente il blogger de I gatti di Monte Malbe e i suoi ultimi post, nei quali i mici protagonisti sono alle prese con rapine, truffe, ruberie, tangenti, politica inquinata, infinita corruzione e tutte le altre amenità che rendono il nostro paese meno vivibile del Burundi (con tutto il rispetto), e una personcina come Vallanzasca un lineare esempio di coerenza.
E mi vengono in mente i miei amici scrittori: sì, ho pensato proprio a voi due che vi siete iscritti da poco ad un Concorso Letterario e che nel vostro intimo coltivate la speranza che le cose non stiano così come purtroppo vanno in generale. Be’, anch’io lo spero con voi, sul serio, ma poi succede sempre che noi speranzisti ad oltranza andiamo a sbattere il muso da qualche parte, e conviene essere preparati all’impatto.
Lo Scrittore 

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