giovedì 26 giugno 2014

Lezioni (semiserie) di Scrittura Creativa - Terza Puntata


3 – I CONTENUTI
Ecco, paradossalmente questo è l’aspetto più importante dello scrivere ma del quale c’è meno bisogno di parlare.
Domanda: quand’è che un presunto Valutatore preposto a dare un giudizio sulla vostra opera comincerà a pensare seriamente al contenuto della stessa? Risposta: solo quando avrà terminato di leggerla. Solo allora ne valuterà l’omogeneità e la coerenza, lo spessore del contenuto.
Il problema non di poco conto è riuscire a farcelo arrivare, alla fine.
Quando valuto l’opera di un esordiente, per me è la stessa cosa se questa tratta delle avventure di una dama del Settecento o degli omicidi seriali di un killer psicopatico o di un saggio sulle variazioni ritmiche della musica dodecafonica (la casa editrice per cui leggo non ha mai pubblicato alcunché su quest’ultimo tema, nonostante ciò continuano ad arrivare scritti su argomenti del genere…): cerco di immergermi nella lettura e di lasciarmi trascinare dalle parole, cerco di farmi ammaliare dall’autore, di calarmi nell’opera, di riuscire ad interessarmi a ciò che leggo; sono aperto ad essere conquistato dalle successioni di frasi di qualsiasi cosa esse trattino.
Il fatto che questo non succeda quasi mai non è colpa mia. Giuro.
E in genere non succede per la scarsa cura con cui gli autori trattano i propri elaborati: la barbara impaginazione, la presenza di errori ortografici, grammaticali, sintattici, semantici, di refusi e frasi senza senso, di abbondanza di avverbi e/o aggettivi e/o eccessi di autoreferenzialità, di continue divagazioni fuori tema, di cazz… ehm, di scempiaggini insulse, di dialoghi improbabili non permettono il necessario calarsi all’interno della vicenda e impediscono quella lettura fluida che invece lo avrebbe consentito. Quando questi impedimenti sono presenti fin dalle prime pagine diventa giocoforza interrompere la lettura e catalogare l’elaborato tra le schifezze. Alla faccia dei contenuti (che magari avrebbero potuto essere veramente profondi, ricchi di significato, socialmente utili eccetera eccetera). Solo quando il Valutatore sarà riuscito ad arrivare in fondo allora si domanderà cosa avesse voluto dire l’autore e se sia veramente arrivato a conseguire il suo scopo.
Di conseguenza in queste lezioni non si parlerà quasi mai di contenuti, più che altro esse verteranno sul “come” elaborare qualsiasi tema in modo da renderlo gradevole alla lettura per quanto serio o faceto possa essere l’argomento. Vista da un’altra angolazione, anche se ne volessimo parlare potremmo starci fino alla fine dei tempi e non risolveremmo nulla di concreto: di temi e argomenti di cui raccontare ne esistono un numero infinito e tutto si può rendere interessante, se se ne possiede la capacità, ma qualsiasi buon contenuto può essere distrutto da una stesura raffazzonata.
L’importante è che, all’atto del mettersi a scrivere, si abbia qualcosa da dire. Qualsiasi cosa. Su qualsiasi argomento. Ma deve esserci a priori. Non ci si può mettere a scrivere senza avere un “progetto”. Non ci si sveglia la mattina con l’idea balzana di scrivere un libro e dopo aver fatto colazione tracchete! si è già di fronte al pc a dattilografare “Capitolo primo…”
Non è così che funziona.
Quando ho iniziato a scrivere il primo romanzo che mi è stato pubblicato avevo in mente un’idea ben precisa, il progetto di un’opera con una sua funzione specifica. Che non era per nulla un romanzo. Ma avevo ben chiaro lo spunto da cui partire e la meta da raggiungere, e il fatto che l’obiettivo si sia poi modificato lungo il percorso non modifica il concetto: un progetto c’era.
Scriveva Ernest Hemingway: “La gran cosa è resistere e fare il nostro lavoro e vedere e udire e imparare e capire, e scrivere quando si sa qualcosa; e non prima; e, porco cane, non troppo dopo”.
“Scrivere quando si sa qualcosa”.
Come primo punto quindi bisogna saperlo, quel “qualcosa”, e poi sentire il bisogno di narrarlo, e poi saperlo fare bene. Quant’è lunga la strada…

Lo Scrittore Insegnante

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