martedì 24 giugno 2014

Il piccolo naviglio

La passione per il Portogallo e la sua cultura che ha permeato Antonio Tabucchi per tutta la vita non gli ha impedito di scrivere della storia di casa nostra, la Storia con la S maiuscola, la Storia della povera gente contrapposta alla storia di quelli che la Storia la riscrivono sempre secondo come fa loro più comodo.


La storia (e dai!) di questo romanzo rientra fra i misteri editoriali: pubblicato nel 1978 da Mondadori, il volume è andato immediatamente fuori commercio e non si sa per quale ragione è risultato introvabile per più di 30 anni, cioè fino a quando Feltrinelli non lo ha ristampato nel 2012.
Era da parecchio tempo che volevo leggere qualcosa di Antonio Tabucchi perché ne avevo sempre sentito parlare bene, ma non mi era mai capitata l’occasione di sperimentare di persona. Si è rivelata una lettura interessante e godibile, ricca di particolari su alcuni dei quali l’autore si sofferma a lungo, ripescandoli in continuazione, prendendoli come spunto per elaborare deviazioni dalla linea narrativa e magari spiegandone la ragione della presenza solo a posteriori. Così come elabora continue anticipazioni di fatti e concetti che spiegherà a volte dopo molti paragrafi. Lo stile è circonvoluto e ricco di ritorni, di sottolineature, di subordinate, di insistenze su semplici particolari che assumono l’aspetto di tormentoni significativi essenziali ai fini della narrazione.
Il romanzo racconta la saga di una discendenza sovrapponendola alla storia d’Italia, dalla creazione del Regno a quella della Repubblica, calcando la mano sulle differenze sociali tra i lavoratori povera gente e gli sfruttatori politicizzati che Tabucchi dipinge con una penna impietosa trasparente sotto il manto di una forte ironia. Il piccolo naviglio, allegoria del tragitto della vita umana, ripercorre le lotte del proletariato in una Toscana che emerge più rovinata che consolidata ad opera di una crescita realizzata dagli stessi individui che Tabucchi caricaturizza ferocemente.
Una lettura piacevole, stimolante, un Tabucchi caustico e impietoso, ma anche caritatevole e comprensivo, che con una perfetta circolarità apre e chiude il romanzo in modo simile, entrando prepotente nella narrazione, negli stessi panni del protagonista, come solo un grande Autore si può permettere di fare.
Il Lettore 

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