La passione per il
Portogallo e la sua cultura che ha permeato Antonio Tabucchi per tutta la vita non gli ha impedito di scrivere
della storia di casa nostra, la Storia con la S maiuscola, la Storia della
povera gente contrapposta alla storia di quelli che la Storia la riscrivono sempre
secondo come fa loro più comodo.
La storia (e dai!) di
questo romanzo rientra fra i misteri
editoriali: pubblicato nel 1978 da Mondadori, il volume è andato
immediatamente fuori commercio e non si sa per quale ragione è risultato
introvabile per più di 30 anni, cioè fino a quando Feltrinelli non lo ha
ristampato nel 2012.
Era da parecchio tempo che
volevo leggere qualcosa di Antonio Tabucchi perché ne avevo sempre sentito parlare bene,
ma non mi era mai capitata l’occasione di sperimentare di persona. Si è
rivelata una lettura interessante e godibile, ricca di particolari su alcuni
dei quali l’autore si sofferma a lungo, ripescandoli in continuazione,
prendendoli come spunto per elaborare deviazioni dalla linea narrativa e magari
spiegandone la ragione della presenza solo a posteriori. Così come elabora
continue anticipazioni di fatti e concetti che spiegherà a volte dopo molti
paragrafi. Lo stile è circonvoluto e ricco di ritorni, di sottolineature, di
subordinate, di insistenze su semplici particolari che assumono l’aspetto di
tormentoni significativi essenziali ai fini della narrazione.
Il romanzo racconta la saga di una discendenza sovrapponendola
alla storia d’Italia, dalla creazione del Regno a quella della Repubblica, calcando
la mano sulle differenze sociali tra i lavoratori povera gente e gli
sfruttatori politicizzati che Tabucchi dipinge con una penna impietosa trasparente
sotto il manto di una forte ironia. Il
piccolo naviglio, allegoria del tragitto della vita umana, ripercorre le
lotte del proletariato in una Toscana che emerge più rovinata che consolidata
ad opera di una crescita realizzata dagli stessi individui che Tabucchi
caricaturizza ferocemente.
Una lettura piacevole, stimolante, un Tabucchi caustico e impietoso, ma
anche caritatevole e comprensivo, che con una perfetta circolarità apre e
chiude il romanzo in modo simile, entrando prepotente nella narrazione, negli
stessi panni del protagonista, come solo un grande Autore si può permettere di fare.
Il Lettore
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