giovedì 14 settembre 2017

Le sei regine

In rete non sono riuscito a trovare alcuna notizia su Phil Kansel, l’autore di questo romanzo che ho trovato nell’ultima tornata di materiale fornitomi dal mio editor. Ho cercato e ricercato, ma niente. Il suo nome è associato a questo libro e poi nient’altro. Non c’è una voce col suo nome nemmeno su Wikipedia.
Va be’, vi domanderete, ma come mai tutta questa curiosità?
Un po’ perché mi piace documentarmi sugli autori che leggo, ma soprattutto perché scorrendo il romanzo un tarlo insistente ha cominciato a martellarmi le tempie e si è fatto via via più pressante man mano che procedevo, fino a costringermi a cercare di saperne di più. Mentre andavo avanti mi si è fatta sempre più concreta l’ipotesi che in realtà questo Phil Kansel non esista proprio, ma che sia solo uno pseudonimo usato da qualcuno che non voleva far sapere il suo nome vero.
Il nome di una donna, per la precisione.




Il convincimento che l’autore sia in realtà una donna ha cominciato a formarmisi in mente notando la cospicua quantità di particolari futili presente nel romanzo. Particolari ai quali in genere un uomo non farebbe minimamente caso, non parliamo di inserirli in un romanzo. Le peculiarità degli abiti femminili, le descrizioni degli arredamenti, l’attenzione nel parlare dei giochi e degli atteggiamenti delle bambine, l’insistenza nel rimarcare le ragioni su cui sono fondati i rapporti di coppia, il fatto che quasi tutti i personaggi siano di sesso femminile, tutto questo ha portato a farmi pensare che l’autore sia in realtà una donna.
Ma a parte questo, ciò non significa che il romanzo non sia piacevole. Questo (o questa) Kansel ha scritto un buon thrilling, senza pretese ma soddisfacente.
Le sei regine è il nome che alcune diciassettenni hanno dato al loro club, costituito soprattutto per evadere dal piattume della routine quotidiana di adolescenti. Nel corso di una specie di seduta spiritica accade un incidente che conduce alla morte di una di esse. Tredici anni dopo quelle che all’epoca sono state le sopravvissute cominciano a morire anch’esse di morte violenta, e i segni lasciati sui luoghi dei delitti fanno pensare che ci sia un nesso palese con il tragico episodio di tanto tempo prima.
Il romanzo prosegue in un crescendo di pathos, sia pure inframmezzato da una buona dose di particolari fatui (anche se, per onestà, devo ammettere che un senso all’interno della vicenda ce l’hanno anche questi), fino alla scoperta finale del responsabile degli ammazzamenti e delle ragioni che l’hanno condotto a farlo.
Come dicevo un buon thrilling, scritto bene e che fa venire voglia di vedere come va a finire, ma con delle imprecisioni che però non ne inficiano la leggibilità, come per esempio il fatto che a un certo punto l’assassino si infila in casa della protagonista e vi si trattiene per diverse ore senza che i due cani che vivono con lei si accorgano minimamente della sua presenza. Per quanto stupido, qualsiasi cane si sarebbe accorto immediatamente di un intruso in casa e lo avrebbe perlomeno fatto capire.
Forse i cani olandesi sono più addormentati dei nostri.
Il Lettore

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