La coppia costituita da Douglas Jerome Preston e Lincoln Child è giunta alla ribalta con
il romanzo Relic, il protagonista del
quale è un mostro antidiluviano che impazza nei meandri del Museo di Storia
Naturale di New York facendo strage di impiegati e visitatori.
Visto il successo, il duo ha
proseguito sullo stesso genere sempre in bilico tra l’orrorifico e il
fantascientifico ponendo come protagonisti umani, in quasi tutti i loro
romanzi, l’agente speciale dell’FBI Aloysius
Pendergast e il tenente della polizia di New York Vincent D’Agosta, insieme a uno stuolo di comprimari ricorrenti
(utili al solo scopo di essere ammazzati quando necessario, dopodiché non
compaiono più, o quasi…).
Aloysius
Pendergast è un
personaggio nettamente sopra le righe: ricco di famiglia, comportamento
aristocratico, origini misteriose del Sud degli Stati Uniti, profonda
conoscenza dei riti esoterici insieme alle tecniche di indagine più moderne; si
sposta in Rolls Royce guidata dal
fido autista Proctor (che ogni volta
che viene nominato a me fa venire in mente la Prova Proctor, un test che viene eseguito sui terreni per valutarne
lo stato di consolidamento in funzione del contenuto d’acqua), ed è
inspiegabilmente affezionato al tenente D’Agosta che, al contrario, è un
poliziotto grezzo e sciatto, ma
acuto.
Nonostante il tema horror
a me non molto congeniale, del duo Preston
& Child ho letto parecchi romanzi perché la loro scrittura è quasi
sempre confezionata bene: veloce, accurata, ricca di particolari interessanti;
i protagonisti sono ben delineati e qualche volta anche il loro comportamento
risulta coerente e plausibile al di là della storia stessa che magari è del
tutto incredibile. Mi tappo il naso di fronte ai loro reiterati tentativi di
terrorizzare il lettore e mi “gusto” le vicende, i personaggi (perlomeno quelli
che restano in vita) e il fascino dell’agente Pendergast. Sugli scaffali della
mia libreria conto ben sedici volumi scritti dalla coppia o da ognuno dei due
singolarmente.
Di conseguenza posso
affermare con cognizione di causa che, tra questi che ho letto, Il sotterraneo dei vivi è in assoluto
il loro romanzo peggiore.
Un giornalista amico della
coppia di investigatori viene barbaramente ucciso e i due scoprono che il
presunto assassino è una persona che, caso strano, sembra essere già morta da
diverso tempo. Poi la presenza di zombies si fa più concreta quando la
stessa vittima riprende vita e tenta di uccidere la propria moglie, anch’essa
amica dei due (che avevo detto prima a proposito dei protagonisti che fanno
anche le vittime?), e da qui si prosegue in maniera insopportabile tra riti vudù,
sette esoteriche, sotterranei misteriosi, sacrifici animali, personaggi
improbabili e tanta, ma tanta, esagerata
inconsistenza.
Già altre volte la coppia era
scivolata nell’assurdo e nel sensazionalismo, ma in questo libro ha raggiunto
proprio il fondo. Intendiamoci, il libro si lascia leggere (sia pure storcendo
il naso diverse volte), ma ben presto ti rendi conto che non ne vale proprio la
pena e che non è proprio giustificabile scrivere puttanate solo perché le precedenti hanno venduto.
Preston
& Child: capitolo
chiuso, dopo questa esperienza non credo che proverò a rileggere ancora
qualcosa di loro, a meno che non mi capitasse di scovare un qualche romanzo dei
primi da loro pubblicati prima di scadere nell’illeggibile.
Il Lettore
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