giovedì 3 novembre 2016

Io sono leggenda

Dopo la valanga di romanzi e film sui vampiri che ha ammorbato il pubblico in questi ultimi decenni, peraltro per la maggior parte di pessima qualità, può sembrare anacronistico riproporvi un romanzo sullo stesso tema pubblicato più di sessant’anni fa, del quale si è parlato a lungo e che ha dato lo spunto per la realizzazione di almeno tre film l’ultimo dei quali (quello con Will Smith; in cui, incidentalmente, il senso finale del romanzo viene del tutto ribaltato) è stato un record di incassi al botteghino.
Il fatto è che, pur conoscendo già Richard Matheson soprattutto per i suoi racconti, Io sono leggenda non l’avevo ancora letto anche se si trovava già in casa, e questo perché in genere io rifuggo le tematiche angoscianti e orrorifiche.
Come le montagne russe: non mi riesce di capire perché  per stare male ci paghi pure sopra.




Ma conoscendo già l’autore ho voluto finalmente togliermi questo sfizio andando contro i miei princìpi di salvaguardia mentale. Richard Matheson è stato un grandissimo scrittore e sceneggiatore, difficile da collocare come genere, autore di racconti fenomenali, di capolavori come questo romanzo o di film eccezionali come Duel, che ha fatto conoscere al mondo un giovane regista venticinquenne di nome Steven Spielberg. Così come in quest’ultimo film praticamente non ci sono dialoghi (e dell’antagonista si vedono di sfuggita solo gli stivali), Matheson può essere considerato un maestro nell’uso soprattutto dell’elisione ancora più che dell’ellissi: si dice addirittura che quando gli fu proposto di stendere la sceneggiatura del celeberrimo Gli uccelli (incarico poi affidato a Evan Hunter, alias Ed McBain), lui avesse proposto ad Alfred Hitchcock di non far apparire nel film nessun uccello.
Dopo un’epidemia causata da un tipo di germe che ha contagiato tutto il genere umano trasformando ciascuno in un vampiro, Robert Neville è rimasto l’unico uomo “sano” al mondo. Ha visto morire moglie e figlia e passa il suo tempo cercando di difendersi dal resto della ”vampiritudine” che lo circonda e che ogni notte tenta di bere il suo sangue, cercando nel contempo di capire le spiegazioni scientifiche del fenomeno e di trovare un’eventuale soluzione ad esso. I suoi rivali sono rappresentati secondo l’iconografia classica del vampiro: rifuggono specchi, aglio e luce del sole, e l’unico modo per ucciderli è piantare loro un paletto di legno nel cuore o dintorni.
Ma è solo contro tutti, e tutte le sue speranze vengono sistematicamente distrutte fino a che non gli resta altro che arrendersi al destino: lui non fa più parte della “normalità”, è lui l’elemento aberrante in un mondo diverso, ormai lui non è altro che una leggenda in un mondo che è mutato irreversibilmente.
Il tempo aveva perso la sua qualità pluridimensionale. Per Robert Neville esisteva soltanto il presente; un presente basato sulla sopravvivenza quotidiana, scandito dall'assenza di picchi di gioia o abissi di disperazione. Sono a un passo dallo stato vegetale, pensava spesso.
Ed è questo che permea tutto il libro di un’angoscia continua: la battaglia persa in partenza ma protratta ad oltranza, l’ineluttabilità del destino nonostante gli sforzi fatti dal singolo, la rassegnazione finale impossibile da accettare.
Leggi, e stai in un continuo stato di tensione per la tragedia sempre in procinto di accadere; sai che deve rientrare nella casa protetta prima che faccia notte per non essere sorpreso fuori dal buio e l’angoscia raggiunge un picco quando l’autore ti dice che il suo orologio si è fermato; vivi con lui l’ansia dell’ignorare se gli altri esseri che incontra man mano siano o no contagiati dalla malattia; cadi con lui nella disperazione nell’accettare la rassegnazione della fine.
Il tutto narrato con quello stile che è stato preso a esempio da molti altri scrittori, a partire da Stephen King, uno stile pragmatico, scarno, senza nessun volo pindarico autoriale, quasi senza alcun abbellimento, con cambiamenti improvvisi della situazione e risoluzioni inaspettate. Da studiare in ogni passaggio per imparare qualcosa in più sul come si deve scrivere.
Un vero e proprio capolavoro. Nonostante il tema vampiresco e le contrazioni allo stomaco sono contento di averlo finalmente letto.
Il Lettore 

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