Dopo la valanga di romanzi e film sui vampiri che ha ammorbato
il pubblico in questi ultimi decenni, peraltro per la maggior parte di pessima
qualità, può sembrare anacronistico riproporvi un romanzo sullo stesso tema pubblicato
più di sessant’anni fa, del quale si è parlato a lungo e che ha dato lo spunto
per la realizzazione di almeno tre film
l’ultimo dei quali (quello con Will
Smith; in cui, incidentalmente, il senso
finale del romanzo viene del tutto ribaltato) è stato un record di incassi al
botteghino.
Il fatto è che, pur
conoscendo già Richard Matheson
soprattutto per i suoi racconti, Io sono
leggenda non l’avevo ancora letto anche se si trovava già in casa, e questo
perché in genere io rifuggo le tematiche angoscianti
e orrorifiche.
Come le montagne russe: non mi riesce di capire perché per stare male ci paghi pure sopra.
Ma conoscendo già l’autore ho
voluto finalmente togliermi questo sfizio andando contro i miei princìpi di
salvaguardia mentale. Richard Matheson
è stato un grandissimo scrittore e sceneggiatore, difficile da collocare come
genere, autore di racconti fenomenali, di capolavori come questo romanzo o di film eccezionali come Duel, che ha fatto conoscere al mondo
un giovane regista venticinquenne di nome Steven
Spielberg. Così come in quest’ultimo film
praticamente non ci sono dialoghi (e dell’antagonista si vedono di sfuggita
solo gli stivali), Matheson può essere considerato un maestro nell’uso soprattutto dell’elisione ancora più che dell’ellissi: si dice addirittura che quando gli
fu proposto di stendere la sceneggiatura del celeberrimo Gli uccelli (incarico poi affidato a Evan Hunter, alias Ed McBain),
lui avesse proposto ad Alfred Hitchcock
di non far apparire nel film nessun uccello.
Dopo un’epidemia causata da
un tipo di germe che ha contagiato
tutto il genere umano trasformando ciascuno in un vampiro, Robert Neville
è rimasto l’unico uomo “sano” al mondo. Ha visto morire moglie e figlia e passa
il suo tempo cercando di difendersi dal resto della ”vampiritudine” che lo
circonda e che ogni notte tenta di bere il suo sangue, cercando nel contempo di
capire le spiegazioni scientifiche del fenomeno e di trovare un’eventuale
soluzione ad esso. I suoi rivali sono rappresentati secondo l’iconografia classica del vampiro: rifuggono
specchi, aglio e luce del sole, e l’unico modo per ucciderli è piantare loro un
paletto di legno nel cuore o dintorni.
Ma è solo contro tutti, e tutte le sue speranze vengono sistematicamente
distrutte fino a che non gli resta altro che arrendersi al destino: lui non fa
più parte della “normalità”, è lui l’elemento aberrante in un mondo diverso, ormai lui non è altro che una leggenda in un mondo che è mutato
irreversibilmente.
“Il tempo aveva perso la sua qualità pluridimensionale. Per Robert Neville
esisteva soltanto il presente; un presente basato sulla sopravvivenza
quotidiana, scandito dall'assenza di picchi di gioia o abissi di disperazione.
Sono a un passo dallo stato vegetale, pensava spesso.”
Ed è questo che permea tutto
il libro di un’angoscia continua: la
battaglia persa in partenza ma
protratta ad oltranza, l’ineluttabilità
del destino nonostante gli sforzi fatti dal singolo, la rassegnazione finale impossibile da accettare.
Leggi, e stai in un continuo
stato di tensione per la tragedia
sempre in procinto di accadere; sai che deve rientrare nella casa protetta
prima che faccia notte per non essere sorpreso fuori dal buio e l’angoscia
raggiunge un picco quando l’autore ti dice che il suo orologio si è fermato;
vivi con lui l’ansia dell’ignorare se gli altri esseri che incontra man mano
siano o no contagiati dalla malattia; cadi con lui nella disperazione
nell’accettare la rassegnazione della fine.
Il tutto narrato con quello stile che è stato preso a esempio da
molti altri scrittori, a partire da Stephen
King, uno stile pragmatico, scarno, senza nessun volo pindarico autoriale, quasi
senza alcun abbellimento, con cambiamenti improvvisi della situazione e
risoluzioni inaspettate. Da studiare in ogni passaggio per imparare qualcosa in
più sul come si deve scrivere.
Un vero e proprio capolavoro. Nonostante il tema
vampiresco e le contrazioni allo stomaco sono contento di averlo finalmente
letto.
Il Lettore
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