L’altra sera, al circolo di
letture di cui faccio parte, ho portato un dialogo tratto da Il più grande uomo scimmia del Pleistocene,
di Roy Lewis: la chiacchierata è tra
una donna neanderthaliana e l’homo sapiens che l’ha inseguita per dodici giorni
a chiaro scopo di libidine, e dimostra chiaramente come fin dagli albori della
preistoria sia sempre stata la donna a decidere dove, come e per quanto tempo essere
inseguita, e soprattutto da chi, e quale sia il momento giusto per essere
raggiunta.
Ho sempre pensato che la
fine del Pleistocene sia stato un buon periodo per viverci: natura
incontaminata, aria salubre, cibo abbondante e soprattutto poca gente in
giro. Tutt’al più si doveva fare attenzione a non incocciare in qualche
tigre dai denti a sciabola. Ho anche pensato di ambientarci un qualche
racconto, e non è detta che prima o poi non mi metta a scriverlo.
Roy
Lewis l’ha fatto, e il
suo libro è diventato subito un cult book
grazie alle situazioni comiche che vi sono state inserite: “Il libro che avete tra le mani è uno dei più divertenti degli ultimi
cinquecentomila anni” esordisce la prefazione, e in effetti le
avventure del protagonista e della sua famiglia sono piacevoli, spiritose e
fanno sorridere spesso, anche se non è che siano talmente esilaranti da
rotolarsi in terra come promesso.
Chi
narra la vicenda è il figlio di colui che è considerato Il più grande uomo scimmia del Pleistocene, e nel corso del romanzo
il figlio racconta il perché a suo padre sia stato conferito questo titolo. Si
scopre così che questo homo di
ingegno è stato colui che è ha scoperto,
tra le altre cose, il fuoco, la lancia e il matrimonio, e ha fornito al mondo
il famoso precetto: “cucinare senza
essere cucinati e mangiare senza essere mangiati” che sembra sia valido
ancora oggi e non solo tra le popolazioni antropofaghe.
Il messaggio nascosto nel libro è invece quello sul confronto tra
l’uomo e la scienza, il pensiero e la tecnologia, tema che era molto sentito
dagli scrittori statunitensi a cavallo degli anni ’60, quando è stato scritto
il romanzo, in piena guerra fredda e conseguente incubo nucleare. Attraverso
una serie di episodi e situazioni Lewis opera un confronto, talora con risvolti
anacronistici, tra la situazione della sua epoca e i problemi quotidiani degli
ominidi, facendo sorridere con uno sguardo sempre rivolto ad un domani incerto.
Un romanzo piacevole ancora
oggi, magari non proprio comico come promette la pubblicità ma divertente e scorrevole,
che tratta dell’evoluzione da un punto di vista leggermente differente dal
consueto.
Chissà perché Roy Lewis, dapprima economista e quindi
giornalista, ha scritto solo questo romanzo limitandosi poi solamente ad una produzione
narrativa limitata a qualche racconto. I grandi misteri degli scrittori… (chi è
che ha nominato Salinger?).
Il Lettore
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