Oggi avrei dovuto
pubblicare una qualche recensione. Solo che non ho nulla da recensire, e non ho
nulla da recensire perché sono impegnato a studiare. Ho momentaneamente
accantonato il tomo che stavo leggendo (e che sinceramente non mi tira più di
tanto, ve ne parlerò più in là), per dedicarmi al trattato di cui nel titolo,
scritto da Giulio Mozzi, narratore,
lettore per case editrici, editor (mi
hanno riferito che probabilmente è il curatore editoriale più in gamba che ci
sia in Italia) e docente di tecniche narrative. Prima che mi dessero il suo
libro non l’avevo mai sentito nominare.
A questo punto avrei dovuto
inserire la copertina del testo, ma il fatto è che non ce l’ho perché mi hanno
fornito (grazie!) una versione digitale senza alcuna immagine di copertina. Se
vi accontentate, vi allieto con una rilassante immagine di Bill Watterson raffigurante una situazione idilliaca: leggere insieme
a un amico davanti a un caminetto acceso. Il problema è che a me in genere
viene affibbiata la parte del papà che spala la neve.
Sto studiando perché tra
poco tempo dovrò probabilmente tenere dei corsi di scrittura, e nel tentativo
di essere un buon docente mi sto documentando e sto raccogliendo e organizzando
materiale utile. Del trattato di Mozzi sono circa a metà, e devo dire che lo
sto trovando un’interessantissima analisi di molte delle tecniche che è
necessario conoscere per un possibile passaggio da “scribacchino” a “potenziale scrittore”. Il
docente fornisce a piene mani valutazioni e consigli di cui va fatto tesoro. Da
qualche altra parte io stesso scrivevo: “non
si potrà mai insegnare a scrivere bene, in quanto quell’ingrediente
fondamentale per una buona scrittura che è la creatività non è trasmissibile
per via didattica”, però in molti casi è possibile migliorare la resa
funzionale ed estetica del pensiero che si intende esprimere, e a questo scopo
esistono tecniche che vanno imparate e che qualora le si conosca potrebbero
aiutare ad operare scelte produttive consapevoli nella stesura di un qualsiasi
scritto.
Questo testo del Mozzi
analizza molte di queste tecniche, osservando la problematica sia dal punto di
vista del lettore che dalla parte dello scrittore, e una cosa che mi sta
gratificando molto nel leggere è che a molte delle conclusioni dell’autore
c’ero arrivato già per conto mio, solo sulla base della mia esperienza di
lettore e di scrittore. Il trovare codificati concetti sui quali mi trovo già
d’accordo assume l’aspetto di un’iniezione di fiducia in se stessi. È
altrettanto naturale come su molte altre delle sue indicazioni, pur ritenendole
fondate, io non sia d’accordo: in un campo come questo è vero tutto e il
contrario di tutto. Un esempio che non c’entra nulla con Mozzi: da molti, da
troppi ho sentito affermare che il momento migliore per scrivere è la notte: la
notte è magica, la notte porta consiglio, la notte aiuta la concentrazione, il
silenzio della notte è foriero di intuizioni, nella notte si da il meglio di
sé.
Io la notte dormo.
Tra l’altro, il Mozzi
sembra essere molto più cattivo di me nel ruolo di valutatore: dove io ho confessato
di bocciare il 95% dei manoscritti che arrivano in redazione, leggo dal suo
libro che lui ne boccia il 99.8% (!), arrivando a farne pubblicare in media
solo due su mille, e solo dieci su mille giunge a ritenerli interessanti. Percentuali
deprimenti. Mi consolo pensando che i corsi di scrittura servono anche a
migliorare questi dati.
Il Lettore
Anche se i libri che ti segnalo continui a non leggerli, accampando scuse sempre meno credibili, :-) se vuoi diventare un maestro di scrittura con i fiocchi e controfiocchi leggiti questo:
RispondiEliminaMaster di scrittura creativa - Jessica Page Morrell - Editore Dino Audino.
Provare per credere!
Di scuse non ne ho proprio, se non quella del tempo che non basta mai. Ma questo testo adesso provo a cercarlo. Un salutone!
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