mercoledì 12 marzo 2014

Einstein – seconda parte

In totale accordo con la teoria della relatività, il tempo che mi è stato necessario per terminare questo libro si è dilatato fino a valicare i confini dello spazio-tempo.

Bello, veramente bello e interessante questo Einstein di Walter Isaacson, un libro dal quale emerge una figura reale, di un’umanità costituita in pari grado di genio e debolezze.


La biografia di Einstein mi affascina, mi intriga il riuscire a capire come un uomo da solo, grazie soltanto alle sue intuizioni e alle sue riflessioni, sia riuscito ad elaborare la teoria più sublime mai immaginata dai tempi di Copernico. Un po’ come i romanzieri: solo immaginando “se”. Cosa succederebbe se mi trovassi seduto a cavallo di un raggio di luce? Come vedrei il mondo? Tutto è partito da questo.
E il tutto vagheggiato da un giovane ribelle, insofferente all’autoritarismo sia politico sia scientifico che dominava nella società soprattutto tedesca dell’inizio del secolo scorso. Un personaggio che ha portato avanti le sue idee per rivalsa contro gli ordini precostituiti, e che per ribellione nell’ultima parte della sua vita ha cercato invano di confutare alcune delle teorie, come il principio di indeterminazione, che aveva contribuito a far affermare.
Nel libro di Isaacson è affascinante osservare come l’autore abbia saputo illustrare l’alternanza delle spiegazioni sul pensiero scientifico di Einstein con la genesi del suo impegno civile, pacifista e antimilitaristico, oltre alla sua personale lotta interiore per aver contribuito con le sue teorie alla nascita della bomba atomica e l’averne osservate direttamente le tragiche conseguenze su Hiroshima e Nagasaki. Ma sono illustrate bene anche le incongruenze nelle convinzioni religiose, con il conflitto tra il credere e il negare l’esistenza di un Dio che secondo lui alla fine dovrebbe sì esistere (…non crederò mai che Dio giochi a dadi con il mondo…), ma non nel modo in cui è comunemente inteso dai dogmi religiosi.
E le scissioni nella personalità di un uomo che ama i propri figli, ma più volte non esita ad abbandonarli, ama le proprie mogli, ma non si fa scrupolo di tradirle in continuazione alla stregua di un donnaiolo impenitente, crede nelle proprie teorie, ma cerca di dimostrarne le lacune; di un uomo che rinnega la propria nazionalità di nascita e diventa dapprima un apolide e quindi un immigrato in un paese che allo stesso tempo ama ma del quale condanna molti aspetti che non si accordano con il suo pacifismo e con la sua ingenua utopia di un controllo mondiale sovranazionale, non democratico, ma che vede come unica soluzione per porre fine alle guerre.
Nel libro emerge anche la perplessità nel capire il come, e soprattutto il perché, il personaggio Einstein abbia assunto il rango di un divo, fenomeno mai successo prima per uno scienziato, con scene di frenesia di massa al suo apparire come in seguito si sarebbero viste per i Beatles, o persone che vanno a sbattere con la macchina solo per essersi distratte nell’averlo incrociato.  Forse ciò si può ricondurre all’evento concomitante di crescita dei mass media e alla massiccia diffusione dei giornali che hanno reso la gente desiderosa di notizie e di personaggi sui quali appuntare la propria curiosità, fatto sta che mai prima di Einstein la celebrità era entrata a far parte in maniera così intima nella vita di uno scienziato.
Bel libro, bravo Isaacson. Uno di quei tomi sommamente impegnativi una volta finiti i quali ti trovi smarrito ad esclamare: Oddìo, e adesso cosa leggo?
Tranquilli, ho già iniziato il prossimo…
Il Lettore 

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