Che Francesco sia un grande Papa
non ho dubbi. È la persona che ci voleva, un uomo che tenta col suo esempio di
riportare la Chiesa, e con lei noi tutti, credenti e non credenti, ai doveri
primari di umiltà e fratellanza.
Che questo libro sia veramente
utile e non rappresenti invece un’ennesima, spudorata operazione commerciale,
di dubbi invece ne ho diversi.
Tanto per cominciare, di
pagine sul dialogo tra Papa Francesco
e Eugenio Scalfari ce ne sono solo
54: le restanti 120 sono costituite da scritti di altre personalità più o meno
in vista, più o meno carismatiche, più o meno interessanti, più o meno divise
tra le due parti in causa (la leggera preponderanza di non credenti fa anche
sospettare un preciso diktat redazionale).
Tutti scritti già pubblicati su “La
Repubblica” in forma di lettere di risposta al Direttore: non credo proprio
che gli editori distribuiscano diritti d’autore.
Credenti o non credenti, il
dilemma dell’esistenza di un Dio ci riguarda tutti, e prima o poi nella vita
ognuno di noi lo affronta con se stesso giungendo alla fine a convincersi
dell’esistenza o meno di un essere superiore, che poi nel caso potrà essere
chiamato con qualsiasi nome si reputi più opportuno. Personalmente condivido in
pieno la dottrina del Cristo volta ad un insegnamento della maniera corretta di
vivere nel corso del nostro passaggio su questa terra, ma non accetterò mai che
il razionalismo in cui credo sia dominato da una fede basata solo su indizi
aleatori, e in questo mi trovo ad essere d’accordo con Scalfari quando a pag.
30 afferma: “Penso che Dio sia
un’invenzione consolatoria e affascinante della mente degli uomini”.
Uno Scalfari che in questo
libro appare un po’ meno farneticante di come si è mostrato in alcuni dei suoi
ultimi interventi politici. Al termine di una riflessione personale pone a
Francesco tre domande delle quali ogni non credente consapevole conosce già
quale sarà la risposta proveniente da un Papa: per tutte e tre i quesiti la
risposta condensata è, come al solito, il rifugio nella Fede. Nel corso del
dialogo Scalfari scende su un piano dialettico confutando, o perlomeno mettendo
in discussione, dei punti tratti da dogmi riconosciuti della Chiesa, non
tenendo in considerazione il fatto che tutti gli assiomi che lui sta inserendo
nella discussione sono, dal punto di vista di un non credente, nient’altro che
affermazioni riportate da uomini, episodi biblici scritti da uomini. Scalfari
cita “Dio promise ad Abramo…”, “Dio afferma che…”, dimenticando che è
stato un qualche uomo a scrivere che Dio ha promesso, Dio ha affermato: Dio in
prima persona non ha mai detto nulla a nessuno.
Alle tre domande il Papa
risponde in maniera spontanea e genuina, aprendo un colloquio che in ogni caso rappresenta
ciò a cui tutti dovrebbero aspirare al di sopra delle ideologie: uno scambio
costruttivo tra rappresentanti di diversi schieramenti. Senza pretendere che il
contendente cambi le proprie convinzioni (e mi fa anche venire in mente che un
dialogo tra credenti e non credenti è un po’ come una qualsiasi discussione tra
moglie e marito, Venere e Marte: ognuno resta fermo sulle sue posizioni senza
mai arrivare ad essere persuaso del tutto dall’altro).
A corollario dello scambio
(leggi: per impolpare il libro e giustificarne il prezzo di copertina), sono
riportati i pareri di alcuni personaggi: si va dall’illuminismo di un Vito Mancuso quando da credente
convinto afferma “anche per quelli che
come me accettano serenamente il dato scientifico dell’evoluzione”, alla
consueta incomprensibilità di un Guido
Ceronetti e di un Massimo Cacciari
che sembrano crogiolarsi nei loro costrutti arcani e contorti e sembra di
sentirli esclamare “accidenti, quante
parole difficili conosco! Quanto scrivo complicato! Che intellettuale che sono!”.
E poteva mancare qualcuno che cita Pascal e la sua “comodità” del credere in
Dio?
Fede o non fede, il Mistero
resta, insieme alla positività di un dialogo. Le cui conclusioni rimarranno
però sempre aria fritta.
Allora, da questo punto di
vista sarebbe forse più interessante leggere il libro di Marco Ventura - Creduli e
credenti - che potrebbe essere
un’interessante analisi tra chi prende sul serio la propria fede religiosa e
chi invece si lascia irretire dai dogmi imposti e dalle manipolazioni
politiche. Troppi tra i credenti confondono l’amore per Dio con l’amore per la
Chiesa e le sue sovrastrutture, problema al quale accenna anche Vito Mancuso nel suo intervento.
Il Lettore
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