martedì 18 marzo 2014

Dialogo tra credenti e non credenti

Che Francesco sia un grande Papa non ho dubbi. È la persona che ci voleva, un uomo che tenta col suo esempio di riportare la Chiesa, e con lei noi tutti, credenti e non credenti, ai doveri primari di umiltà e fratellanza.

Che questo libro sia veramente utile e non rappresenti invece un’ennesima, spudorata operazione commerciale, di dubbi invece ne ho diversi.


Tanto per cominciare, di pagine sul dialogo tra Papa Francesco e Eugenio Scalfari ce ne sono solo 54: le restanti 120 sono costituite da scritti di altre personalità più o meno in vista, più o meno carismatiche, più o meno interessanti, più o meno divise tra le due parti in causa (la leggera preponderanza di non credenti fa anche sospettare un preciso diktat redazionale). Tutti scritti già pubblicati su “La Repubblica” in forma di lettere di risposta al Direttore: non credo proprio che gli editori distribuiscano diritti d’autore.
Credenti o non credenti, il dilemma dell’esistenza di un Dio ci riguarda tutti, e prima o poi nella vita ognuno di noi lo affronta con se stesso giungendo alla fine a convincersi dell’esistenza o meno di un essere superiore, che poi nel caso potrà essere chiamato con qualsiasi nome si reputi più opportuno. Personalmente condivido in pieno la dottrina del Cristo volta ad un insegnamento della maniera corretta di vivere nel corso del nostro passaggio su questa terra, ma non accetterò mai che il razionalismo in cui credo sia dominato da una fede basata solo su indizi aleatori, e in questo mi trovo ad essere d’accordo con Scalfari quando a pag. 30 afferma: “Penso che Dio sia un’invenzione consolatoria e affascinante della mente degli uomini”.
Uno Scalfari che in questo libro appare un po’ meno farneticante di come si è mostrato in alcuni dei suoi ultimi interventi politici. Al termine di una riflessione personale pone a Francesco tre domande delle quali ogni non credente consapevole conosce già quale sarà la risposta proveniente da un Papa: per tutte e tre i quesiti la risposta condensata è, come al solito, il rifugio nella Fede. Nel corso del dialogo Scalfari scende su un piano dialettico confutando, o perlomeno mettendo in discussione, dei punti tratti da dogmi riconosciuti della Chiesa, non tenendo in considerazione il fatto che tutti gli assiomi che lui sta inserendo nella discussione sono, dal punto di vista di un non credente, nient’altro che affermazioni riportate da uomini, episodi biblici scritti da uomini. Scalfari cita “Dio promise ad Abramo…”, “Dio afferma che…”, dimenticando che è stato un qualche uomo a scrivere che Dio ha promesso, Dio ha affermato: Dio in prima persona non ha mai detto nulla a nessuno.
Alle tre domande il Papa risponde in maniera spontanea e genuina, aprendo un colloquio che in ogni caso rappresenta ciò a cui tutti dovrebbero aspirare al di sopra delle ideologie: uno scambio costruttivo tra rappresentanti di diversi schieramenti. Senza pretendere che il contendente cambi le proprie convinzioni (e mi fa anche venire in mente che un dialogo tra credenti e non credenti è un po’ come una qualsiasi discussione tra moglie e marito, Venere e Marte: ognuno resta fermo sulle sue posizioni senza mai arrivare ad essere persuaso del tutto dall’altro).
A corollario dello scambio (leggi: per impolpare il libro e giustificarne il prezzo di copertina), sono riportati i pareri di alcuni personaggi: si va dall’illuminismo di un Vito Mancuso quando da credente convinto afferma “anche per quelli che come me accettano serenamente il dato scientifico dell’evoluzione”, alla consueta incomprensibilità di un Guido Ceronetti e di un Massimo Cacciari che sembrano crogiolarsi nei loro costrutti arcani e contorti e sembra di sentirli esclamare “accidenti, quante parole difficili conosco! Quanto scrivo complicato! Che intellettuale che sono!”. E poteva mancare qualcuno che cita Pascal e la sua “comodità” del credere in Dio?
Fede o non fede, il Mistero resta, insieme alla positività di un dialogo. Le cui conclusioni rimarranno però sempre aria fritta.
Allora, da questo punto di vista sarebbe forse più interessante leggere il libro di Marco Ventura - Creduli e credenti -  che potrebbe essere un’interessante analisi tra chi prende sul serio la propria fede religiosa e chi invece si lascia irretire dai dogmi imposti e dalle manipolazioni politiche. Troppi tra i credenti confondono l’amore per Dio con l’amore per la Chiesa e le sue sovrastrutture, problema al quale accenna anche Vito Mancuso nel suo intervento.
Il Lettore 

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