Dal momento che del
gigantesco romanzo storico che ho cominciato già da qualche tempo non sono
ancora nemmeno a metà e, per la verità, un pochino mi sta pure stufando (per il
carattere veramente pessimo e nefando del protagonista), ho deciso di
concedermi un’altra tregua.
E chi meglio di Haruki Murakami? Per lo meno so che il
suo stile mi piace.
Tra i files fornitimi dal mio hacker
personale, insieme ad altri titoli del giapponese e in attesa che esca la
seconda parte de L’assassinio delcommendatore, ho trovato questo La
strana biblioteca e ho cominciato a leggerlo la mattina presto direttamente
sul computer.
L’ho finito presto: è
cortissimo.
Infatti è più un racconto lungo che un romanzo (qualcuno
lo ha definito una favola, ma secondo
me di fiabesco ha poco). Tanto è vero che quei volponi della Einaudi, per
allungarlo e quindi renderne il costo più accettabile in libreria (ben 15 €),
lo hanno corredato di numerose illustrazioni del disegnatore e fumettista romano Lorenzo Ceccotti (in arte LRNZ,
che di solito lavora per la Bonelli. Che dire delle illustrazioni? Particolari, curate, in sfumature di grigio e di
rosso, delicate, e inerenti le varie scene del racconto. Ma, in definitiva, dànno
l’idea che stiano lì solo per rendere più corposo il numero di pagine).
E stavolta anche Murakami mi
ha un pochino deluso. Per carità! Solito stile splendido e narrazione
impeccabile, ma il racconto prende subito una piega di sovrannaturale con tendenza all’horror
che non fa parte delle mie argomentazioni preferite. Non ho mai amato Lovecraft
e seguaci.
La trama: un ragazzo entra in
una biblioteca pubblica per rendere
un libro e già che è lì chiede qualcosa sull’argomento La riscossione delle tasse nell’impero ottomano. Non l’avesse mai
fatto! Tra atmosfere inquietanti e surreali viene condotto in labirintici e oscuri
sotterranei dove personaggi misteriosi, biechi e poco raccomandabili lo
incatenano rinchiuso in una cella e gli forniscono alcuni libri sull’argomento,
con l’avvertenza che dovrà tutti impararli a memoria pena le più atroci sevizie, dopodiché il suo cervello sarà
succhiato via (con una cannuccia) per finire in pasto al bibliotecario più truce.
Ẻ ovvio che non accenno neppure a cosa
succede poi al protagonista, per non togliervi il gusto di leggerlo, ma
capirete comunque perché fin da subito non
mi sia piaciuto nonostante lo stile sopraffino. Che poi, tutti gli accadimenti
che succedono al protagonista sono sicuramente delle metafore con delle spiegazioni simboliche, ma vai a capire di che
cosa. Sinceramente non avevo nessuna voglia di indagarci sopra.
Va be’. Se volete delle
atmosfere alla Edgar Allan Poe leggetelo
pure: perlomeno il come è scritto
merita ampiamente.
Il Lettore
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