mercoledì 22 agosto 2018

Sabotaggio d’amore


Finalmente un libro che dice le cose come stanno!
Non avevo nulla da leggere che mi tirasse in particolar modo e sono andato a ripescare questo di Amélie Nothomb dai tanti suoi che non ho ancora letto. È il secondo romanzo che ha scritto e grande è stata la delusione quando ho scoperto che è un romanzo che parla di bambini.
Come già saprete io non sopporto i bambini e tutto ciò che è loro connesso, comprese e soprattutto le mamme dei suddetti, per cui sono andato avanti a fatica ma devo dire che alla fine, pur non piacendomi del tutto, devo riconoscere che la Nothomb ha centrato l’obiettivo: dimostrare come sono fatti bambini realmente.
Nient’altro che perfide carogne.



Romanzo autobiografico, tratta della bambinitudine dell’autrice quando dal Giappone si è trasferita nella Pechino comunista al seguito del padre diplomatico. Qui, con i figli degli altri diplomatici temporaneamente espatriati e provenienti da tutto il mondo, forma una comunità all’interno della quale si sviluppano ben presto delle lotte intestine che con il tempo si trasformano in vere e proprie battaglie in cui tutto è permesso, all’insegna dell’infliggere ai nemici le maggiori umiliazioni possibili, e nelle quali i Nemici sono dapprima i Tedeschi (del resto se lo meritano: la seconda guerre mondiale è colpa loro) per finire con i Nepalesi (perché pochi, e quindi facilmente sconfiggibili, forse). Nella più completa indifferenza di genitori e cinesi.
Nello stile ironico e graffiante della Nothomb vengono messe alle luce tutte le bassezze di cui sono capaci i bambini (nella loro dolcissima ingenuità (!)), insieme al dare mostra del loro (e del suo) egocentrismo infinito e allo sfoggiare perle di cultura citando a ripetizione filosofi e personalità che hanno lasciato un segno.
Non ultimo, c’è anche il primo innamoramento dell’autrice per una persona del suo stesso sesso, condito anch’esso di umiliazione e indifferenza come tutti gli amori non corrisposti.
Bambini? Alla larga.
Il Lettore



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