Una data che ha segnato
un’epoca, quella dell’omicidio di John
Kennedy, sul cui assassinio Stephen
King ha imbastito un romanzo di 1000 e passa pagine che si leggono in una
volata.
E questo la dice lunga
sull’ormai consolidata bravura dello
scrittore.
Una bravura che riconosco
senza dubbi di sorta. Come ho già avuto modo dire io non leggo volentieri Stephen King per la mia idiosincrasia
nei confronti dell’horror, non per
altro. Ma gli riconosco il saper scrivere, e di suoi romanzi che non trattano
quel tema me ne sono passati tra le mani parecchi. E non solo romanzi: il suo On writing è di un interesse fuori
misura.
Di questo, visto il titolo,
dapprima addirittura avevo pensato che fosse un saggio sull’accaduto e ho cominciato a leggerlo con questo
convincimento, ma grande è stata la mia sorpresa quando (fin da subito peraltro)
ho scoperto che in realtà era un romanzo di fantasia.
Siamo (per il momento) nel
2011. Jake Epping è un insegnante
del Maine che su indicazione di un amico trova un varco temporale: scendendo una scala si ritrova catapultato alle
11.58 del 9 settembre del 1958. A ritroso per la stessa via può tornare
indietro al 2011, e questo tutte le volte che vuole, e ogni volta, quando va
nel passato, ritrovandosi sempre nello stesso preciso istante della prima, può
starci quanto tempo gli aggrada e ogni volta che tornerà nel suo tempo reale
saranno trascorsi solamente non più di due minuti.
Da qui ognuno potrebbe
sviluppare la tematica dei viaggi nel
tempo nel suo modo personale, analizzandone possibilità e probabili
paradossi.
Stephen
King ha scelto di
esplorare l’eventualità di una modifica del passato già accaduto e le sue
ripercussioni. Che cosa succederebbe se si impedisse a Lee Oswald di uccidere John
Kennedy? Il futuro, cioè il reale presente di Jake Epping, sarebbe soggetto a dei cambiamenti? Sicuramente si
impedirebbero la guerra in Vietnam e anche i successivi assassinii di Robert Kennedy e di Martin Luther King e si risparmierebbero
milioni di vite, ma questo porterà a reali benefici nel 2011?
Epping decide di trascorrere
nel passato i cinque anni da ’58 al
’63 cercando una maniera di impedire quell’assassinio, con l’uccisione del
potenziale omicida compresa, e mentre si ricostruisce una muova vita nel
passato studia nei minimi particolari ciò che è successo a Lee Harwey Oswald cercando il momento più opportuno per
intervenire.
Ne nasce un quadro completo,
oltre che dell’assassinio Kennedy, anche delle differenze tra il modo di vivere
degli anni ’60 e quello attuale, nel quale Stephen
King da libero sfogo alla prolissità che lo caratterizza, qualche volta lodando
ed enfatizzando modi di fare ormai dimenticati e qualche volta criticandoli con
obiettività. Epping si trova di fronte alle difficoltà che il “già successo”
oppone al “voler cambiare”, e come morale di fondo alla fine fornisce un quadro
decisamente pessimistico.
Ma come dicevo è un libro che
nonostante la lunghezza si legge molto bene, costituito in gran parte da azione
e senza cali di tensione sensibili, in cui trova spazio anche una storia
d’amore che il protagonista cercherà di far continuare anche nel futuro.
Da notare i molti riferimenti
in cui King richiama se stesso, a volte in modo molto criptico a volte più
palesemente: in particolare, una delle cittadine in cui Epping vive nel passato
è la stessa del suo romanzo It,
catena di omicidi di bambini compresa, così come il protagonista del romanzo
che Epping sta scrivendo è un pagliaccio assassino (così come in It). Un’automobile che ricorre nel
romanzo ricorda quella di Christine, la
macchina infernale, così come la data in cui nel romanzo accade un
incidente in una centrale nucleare (19 giugno 1999) è la stessa in cui è
accaduto l’incidente automobilistico allo stesso King, e così via.
Divertimenti d’autore non
facilmente individuabili ma perfettamente comprensibili.
Che comunque contribuiscono
ad “attizzare” l’attenzione del lettore, insieme a tante altre invenzioni, in
una vicenda che altrimenti, dipanandosi per centinaia e centinaia di pagine,
avrebbe corso seriamente il rischio di annoiare.
Il Lettore
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