martedì 24 luglio 2018

Il presidente è scomparso


Nato da una collaborazione quantomeno strana, questo recentissimo romanzo uscito in libreria un paio di mesi fa segna l’esordio letterario addirittura di un ex presidente degli Stati Uniti, quel Bill Clinton che è stato l’uomo più potente del mondo dal 1993 al 2001 e che c’è mancato un pelo che diventasse il first man dell’era attuale.
Perlomeno è uno che appare simpatico.



A quanto mi ricordo non ho mai letto nulla di James Patterson, che è considerato uno degli scrittori di thriller in circolazione di maggior successo, o perlomeno non di recente. Mi suona strano, forse mi è passato tra le mani qualche suo romanzo molto tempo fa e non ha lasciato traccia.
Adesso si sono messi insieme, e ne è venuto fuori un romanzo metà thriller e metà fantapolitica che a me è piaciuto: scritto bene e denso di azione, dalle conclusioni che soddisfano le aspettative e senza cali di tensione.
Leggendo ho cercato di capire in quali punti fosse intervenuto ognuno dei due autori e sono giunto alla conclusione che l’architettura complessiva dovrebbe essere stata farina di Patterson così come le scene d’azione e lo stile, per l’esperienza già acquisita in merito; mentre la consulenza di Clinton si vede nelle dinamiche dei rapporti del Presidente con l’entourage della Casa Bianca e con i membri del governo statunitense, a causa dei numerosi particolari che solo uno che c’è passato in carne e ossa può conoscere e raccontare, e nel discorsetto finale a metà strada tra un monito e una paternale intrisa di patriottismo americano, nella quale però si leggono benissimo  la retorica del politico navigato insieme a una forte critica al modo di fare politica di Donald Trump.
Il romanzo, narrato in prima persona dallo stesso Presidente degli Stati Uniti con solo alcuni capitoli in terza persona osservati dal punto di vista di altri personaggi, parte lentamente descrivendo un’ipotesi di impeachment (che Clinton conosce bene per averla vissuta in prima persona) del presidente e insieme tutti i rapporti che intercorrono tra il “capoccia” e coloro che gli sono vicini, accennando solo nebulosamente al succo dell’azione. Poi pian piano il ritmo si fa più serrato fino al classico countdown finale del tipo “per disinnescare la bomba taglio il filo rosso o il filo nero?” mentre i secondi si avvicinano allo zero.
Un romanzo d’azione all’insegna del dogma americano è meglio, in cui il senso dello Stato e il patriottismo (di casa loro) sono tenuti in altissima considerazione e che è costellato di intrighi, tradimenti, apocalissi globali, vittime di guerra, ma anche di eroismi, amore e amicizia.
James Patterson è stato bravo a mescolare il tutto e a farne un prodotto pienamente soddisfacente: le scene d’azione sono scritte dettagliatamente, i personaggi sono ben caratterizzati fino a farti ammirare anche uno spietato e professionalissimo killer, le metonimie sono inserite ai posti giusti così come sono ben ritmati i punti in cui creare aspettativa, i colpi di scena e le risoluzioni.
Le prossime ore potrebbero cambiare il corso della storia per generazioni”. È naturale che una frase così ti faccia venire voglia di vedere cosa succede dopo, no?
Ma non te lo viene spiegato subito: per farti crescere l’aspettativa prima di chiarirti la situazione ne succedono di tutti i colori, tanto è vero che solo a metà libro viene rivelato in che cosa consiste la minaccia apocalittica che incombe sul mondo intero e solo dopo aver neutralizzato tutte le reiterate minacce il “bene” e il “giusto” (naturalmente a stelle a strisce) riescono a trionfare.
Ovviamente il personaggio che mi è piaciuto di più è stato “Bach”, il super professionale ma umanissimo killer ingaggiato dai cattivi per impedire che qualcuno risolvesse la faccenda.
Il Lettore 



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