martedì 8 maggio 2018

Sotto il vulcano


Non volendo mi era già sfuggita domenica la soluzione all’ultimo Squizzalibro: questo romanzo impegnativo e di non facile lettura che mi aveva sempre incuriosito. Forse perché mi sono laureato in vulcanologia?
Ma i vulcani c’entrano poco con il succo del romanzo, anche se sono sempre incombenti sullo sfondo a sottolineare le vite dei protagonisti. I vulcani Popocatepetl e Ixtacihuatl sono nella mitologia messicana due amanti promessi sposi e separati dalla morte, che costituiscono la metafora dei personaggi principali del libro.  Geoffrey Firmin, ex console inglese in Messico, e sua ex moglie Yvonne sono divorziati, ma non riescono a stare lontani l’uno dall’altra nonostante sia difficile far rinascere quei sentimenti che un tempo li avevano legati. Ai due si aggiunge il fratello di Firmin, con il quale Yvonne ha avuto una relazione, e una serie di altri comprimari meno che probabili.

Il plot del romanzo è la calata di Geoffrey nell’autodistruzione, nella ricerca continua della disgregazione di se stesso attraverso l’alcool. Una vicenda autobiografica, confermata poi dalla successiva morte dell’autore per abuso di sonniferi, l’ingestione dei quali nessuno ha saputo capire se sia stata intenzionale o un semplice errore di dosaggio.





Secondo le intenzioni dell’autore, Sotto il vulcano avrebbe dovuto essere La Divina Commedia (ubriaca) della Letteratura Inglese. Ma non è che vi si ravvisino molte analogie al capolavoro di Dante Alighieri, se non come una prova di scrittura elaborata, sopra le righe, che sicuramente sarebbe molto più apprezzabile leggere in lingua originale per cogliere anche le sfumature più sottili. Nella sua calata negli inferi, rappresentata in questo libro dalla smania continua del protagonista per l’alcool, Dante non ha mai bevuto così tanto, non ha mai fatto dell’ubriacatura la sua ragione di vita (o di morte). Dal mescal alla birra, dal whisky alla tequila, lungo tutto il percorso del romanzo non si fa altro che bere, bere in continuazione fino all’annichilazione.
La disintegrazione del mondo di Geoffrey Firmin è la disintegrazione della società che sta intorno a tutti noi ai tempi in cui è ambientato il romanzo nei quali si era sull’orlo della seconda guerra mondiale, ma anche ai tempi nostri in cui tutto sta cadendo nel trash (e forse è per questo che risulta ancora così attuale).
Ma non a caso Sotto il vulcano è stato piazzato all’undicesimo posto nella classifica dei libri in lingua inglese più importanti di sempre. È stato definito faustiano per i significati profondi, per i molteplici livelli di lettura che lo rendono affascinante e che fanno sì che una volta iniziato a leggere ti si attacchi addosso come una sanguisuga dalla quale è difficile liberarsi.
È un romanzo prolisso, pieno fino all’inverosimile di fatti storici, di citazioni nascoste o meno, di rimandi agli usi locali (del Messico), all’antropologia, al folklore, di allacci in cui a tutto viene consentita un’occasione per parlare di qualcos’altro, per approfondire gli argomenti più disparati (si riesce a parlare per quattro pagine di una bambina che gioca con un armadillo, o di un ramarro, o dei cavalli che seguono i protagonisti in una passeggiata).
Molto spesso si avvicina al flusso di coscienza joyciano, più che altro un modo per l’autore di sfogarsi a parlare di tutto quanto passava per la sua mente nel momento in cui stava scrivendo.
Romanzo difficile, ma allo stesso tempo affascinante, da cui non si riesce a staccarsi nonostante a tratti sfoci nel noioso e nel nauseante per il bere veramente esagerato. Difficile entrarci anche per il solo capire qual è la vicenda di cui si sta trattando ed entrarci, difficile il continuare a seguire le involuzioni dell’autore e i cambiamenti dei personaggi sui quali è incentrata l’attenzione, difficile per la stratificazione, per i diversi piani di lettura. Mi sto rendendo conto che è difficile anche il solo parlarne, il discernere tra i fondamentali aspetti positivi e le ragioni dei molti che l’hanno giudicato illeggibile.
Illeggibile non lo è proprio, ma è un romanzo che richiede molto impegno e concentrazione per poterne cogliere il fascino nascosto.
Il Lettore 

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