lunedì 5 febbraio 2018

Il lungo ritorno

E torniamo a un autore consolidato. Con questo libro, dato alle stampe nel 1991 come quinto della serie ma che come ambientazione temporale precede quelli che sono stati pubblicati prima, Elizabeth George si conferma una grande scrittrice di romanzi gialli e i suoi personaggi acquisiscono sempre più spessore.




In questo caso la George ha voluto dare più risalto ai rapporti che intercorrono tra i protagonisti seriali approfondendo le dinamiche delle relazioni tra loro: Simon St.James e Deborah Cotter fanno emergere alla luce il rapporto che li lega da sempre e Thomas Lynley riallaccia l’affetto che lo lega alla madre e al fratello nonostante i dissapori che sono emersi nel corso degli anni.
Il tutto prende spunto da qualche giorno di vacanza che il gruppo decide di trascorrere a Nannurel, la tenuta in Cornovaglia dei nobili Asherton nei pressi di Howenstow. Durante la vacanza viene barbaramente assassinato un giornalista del posto e parenti e amici di Lynley si trovano coinvolti nel fatto che alla fine lui si troverà doverosamente a risolvere.
Anche se in questo caso il nobile poliziotto non è che svolga poi così tante indagini, e molte delle intuizioni che portano a risolvere il caso sono merito di Simon St.James. Una particina di secondo piano è riservata anche ad una Barbara Havers alla quale Lord Asherton sta ancora profondamente antipatico.
In questo episodio si nota chiaramente come il lato “giallo” sia nettamente subordinato alla spiegazione dell’evoluzione psicologica dei protagonisti, allo scopo di legare il lettore più alle loro vicende continuative che ai casi criminali puntuali della serie. Sia pure essendo al corrente di ciò che avverrà loro negli anni successivi, ho gradito lo stesso questi approfondimenti che in ogni caso accrescono il fascino dei personaggi. Comunque anche la trama gialla non è da disprezzare, e l’alternanza tra gli episodi indagine/personale è ben architettata.
Unico appunto: purtroppo un libro rovinato dalla traduzione (può essere) e dalla mancanza di cura editoriale (di certo). Molto spesso bisogna tornare indietro nella lettura per la presenza di brani che non si capiscono. Poi ti accorgi che in molti periodi mancano le virgole che dovrebbero marcare alcuni incisi, e quindi i ragionamenti non filano lisci come dovrebbe essere. Oltre al fatto che in qualche frase manca completamente il predicato verbale. Colpa del traduttore, forse, che magari padroneggia più l’inglese che l’italiano, e in ogni caso del curatore che non ha riguardato il testo da stampare come avrebbe dovuto.
Dopo la delusione di Per amore di Elena, nonostante l’appunto di cui sopra questo romanzo ha fatto riacquistare punti alla George nella mia considerazione personale. Ora è il turno di lettura di Dicembre è un mese crudele, del 1993, per la serie mi farò tutti i romanzi della George in ordine cronologico.
Ma non subito, vi lascio respirare.
Il Lettore 

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