venerdì 14 aprile 2017

La paura

Lettura veloce, inversamente proporzionale al valore di questo breve racconto di guerra.


Federico De Roberto ci fornisce tutto l’orrore della guerra in una narrazione cruda e stringata, senza lasciare spazio a retoriche scontate e autoreferenzialità.
L’ambientazione è quella di una trincea della prima guerra mondiale, con gli italiani da una parte e gli austriaci dall’altra in un momento statico. Per esigenze tattiche gli italiani devono mandare un osservatore ad occupare una postazione avanzata della trincea, allo scopo di poter controllare i movimenti dei nemici e riferirne le mosse. A turno, alcuni uomini provano a recarsi in quella postazione, ma uno dopo l’altro vengono colpiti e uccisi da un cecchino austriaco.
Il racconto testimonia il terrore di questi uomini, comandati, obbligati ad andare incontro a una morte certa e ineluttabile come sarebbe quella altrettanto certa e ineluttabile in cui incorrerebbero se si rifiutassero di obbedire a quell’ordine.
E De Roberto ci narra questo terrore scrivendo veramente l’essenziale , i fatti nudi e crudi (da amico e seguace di Giovanni Verga qual era), La paura di uomini anche pluridecorati comandati ad eseguire un ordine che significa morte sicura, il loro non potersi rifiutare, e la pietà sofferta dal tenente Alfani che, anche lui costretto da forze più grandi di lui, insiste nell’ordinare loro di uscire e andare a morire.
Veramente un gran bel racconto, reso ancora più prezioso dalle voci stesse dei soldati scritte nei più svariati dialetti italiani (e molto stretti), che si alternano nei dialoghi.
La paura può essere considerato il canto del cigno dello scrittore siciliano (ma nato a Napoli)  Federico De Roberto, fattosi conoscere all’inizio del secolo scorso con il romanzo I viceré, dal quale pochi anni fa il regista Roberto Faenza ha tratto l’omonimo film.
Il Lettore 

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