lunedì 19 dicembre 2016

La creatura del desiderio

 Ho letto un altro Camilleri.
Brutto.
Sarà ora che smetto.



Ma ovviamente quand’è uscito è stato presentato come un piccolo capolavoro. E mica se confessi che in realtà fa schifo poi riesci a venderlo…
Andrea Camilleri narra in modo freddo e asettico la relazione tumultuosa tra Alma Schindler ― già amante di Gustav Klimt; poi moglie di Gustav Mahler; e in seguito moglie anche di Walter Gropius e Franz Werfel; nonché “amica” intima di Arnold Schömberg e Alban Berg  ― con il giovane pittore emergente Oskar Kokoschka.
Della serie: te la dò anche, purché tu sia famoso o farai di tutto per diventarlo.
La curiosa coincidenza è stata che avevo appena cominciato a leggere questo libro quando mi è capitato di vedere un bel documentario della BBC strutturato in tre puntate, nel quale si parlava della Vienna del 1908, della Parigi del 1928 e della New York del 1951, e di ogni città se ne analizzava la storia in quel periodo e i personaggi più rilevanti. Molto interessante. A Vienna, insieme a Sigmund Freud, a Egon Schiele e al già nominato Schömberg, e oltre ad un Adolf Hitler del quale hanno fatto vedere alcuni dei disegni bocciatigli all’Accademia, nel 1908 cominciava a diventare famoso anche un certo  Oskar Kokoschka, che con tutte quelle kappa nel nome non avrebbe potuto essere altro che un pazzo furioso, come testimoniano i suoi quadri che per inciso non mi sono mai piaciuti.
E che anche a giudicare dal proseguo della sua infatuazione per l’ex amante tanto per la quale non era.
La focosa storia tra il pittore e la zoccol bella e interessante donna assume fin da subito toni melodrammatici (che Camilleri descrive ma non riesce a rendere reali) fino a che la relazione si sfalda e lui parte per la guerra. Una volta tornatone e non avendola dimenticata (intanto la zocc donna si era già risposata un altro paio di volte),  incarica un artigiano di costruirgli un simulacro che ne riproducesse le fattezze a dimensioni naturali con i grezzi materiali disponibili all’epoca (altro che le bambole gonfiabili di oggi!) e si intrattiene con esso come palliativo. Chissà quanto si sarà divertito. Poi uno si domanda perché dipingeva in quel modo.
Questa la vicenda narrata, in un tono freddo e impersonale e con le frequenti aggiunte di stralci dell’epistolario tra i due e altri brani di lettere di personaggi che erano a loro vicini, che a loro volta contribuiscono a rendere il libro arido e per niente piacevole. La vicenda sarà anche curiosa, ma appare come se avessero chiesto all’Andrea nazionale: ho questa storia, ma se la scrivo io non frega un cazzo a nessuno, perché non la firmi tu? Così almeno vendiamo qualcosina. Mi accorgo mentre sto scrivendo che questo è un discorso che ho già fatto e smetto subito. Tanto più che sto cominciando ad abituarmi alle delusioni.
Resta il fatto che sulla vicenda sono stati pubblicati anche altri libri, per lo più tesi ad osservare i fatti e la psicologia della zocc di Alma Mahler anche e soprattutto dal punto di vista della donna emancipata, libera e spedita che è stata.
Ed è appunto per ciò che questo libro un Andrea Camilleri se lo sarebbe potuto risparmiare.
Il Lettore 

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