Se non fosse per le mediocri
vetrine di negozi discutibilmente alla moda e per gli spazi di Corso Vannucci inopportunamente
occupati dai tavoli dei ristoranti, il centro di Perugia sarebbe ancora splendido.
Per quanto io lo ami, ogni
volta che salgo non posso fare a meno di notare quanto continui ad essere rovinato dalle mode passeggere e dalla
politica delle giunte municipali che si susseguono una più deludente
dell’altra.
Rifletto su queste cose
mentre cammino a passo svelto per il Corso insieme al mio editor, i baveri dei giacconi serrati fino a coprire bocca e naso
per proteggerli dalle raffiche di tramontana
mista a pioggia. Ci stiamo recando a una presentazione del mio ultimo romanzo,
non posso mancare. Poche persone in giro in un pomeriggio freddo e plumbeo, ma
tra quelle poche c’è immancabilmente il rompicoglioni
di turno.
“Tu devi essere una persona che legge, ti si vede dalla faccia!” mi
apostrofa avvicinandomi in obliquo. Ci ha indovinato, ma non lo giustifico
comunque. Mi giro trattenendo un vaffanculo: so bene che queste cose il mio editor non le sopporta. Il personaggio è conosciuto: capelli
lunghi, sorriso alla mano, abbigliamento di una frivolezza studiata. Sono anni
che gira per il Corso cercando di vendere a chiunque le copie del suo libro che tiene in mano con la
scioltezza dell’abitudine e mi sventola davanti al viso. Gli dico che non mi
serve nulla ma non molla, insiste, prega, continua ad insistere, cerca di
convincere la mia lei, ci riprova con me, del resto in giro c’è così poca gente
che non avrebbe altri bersagli, arriva a dire che anche se non glielo compriamo
ce lo regala comunque. Io insisto con il no, alla fine la mia lei cede, gli dà qualcosa e prende il libretto.
A questo punto lo fermo mentre sta per andarsene. “Te la sei cercata,” gli dico, “porto avanti un blog nel quale recensisco i
libri che leggo: se fa schifo ti sputtano in pubblico.” E gli do l’indirizzo
di questo blog. Lui mi sorride, dice
che sarà lieto di leggermi (ma quando mai!) e se ne parte in cerca di altri
acquirenti.
Il tizio si chiama Gianluigi Venditti, e il titolo del suo
libro è Forza interiore. La
copertina di cui vedete la rappresentazione qui sotto l’ho dovuta fotografare
io stesso perché in rete non ne esistono immagini con una risoluzione superiore
a dueperdue pixel, e proponendovi
quelle sarebbe stato come sottoporvi a un test
di Rorschach. Non è che avreste perso molto comunque, perché la copertina è
proprio brutta, e il titolo pure.
Come sarà il libro?
Complimenti, avete
indovinato. Fa veramente schifo.
Percentualmente sono riuscito a leggerne circa il 40%,
cioè 32 pagine su 74, prima di dargli il benservito per la piattezza, la
banalità, la stucchevolezza e le sgrammaticature di quello che vorrebbe essere
il racconto autobiografico di uno che nella vita decide di mettersi a vendere
per strada i libri scritti da lui stesso, in un rigurgito di entusiasmo new age condito di infinite
considerazioni personali su odori, colori, sapori (che come al solito non è
dato di sapere quali essi siano) e
su quanto è bello il mondo che ci circonda.
Non discuto sulle scelte di
vita: se vuoi scrivere un libro e metterti a venderlo per strada ne sei
padronissimo, auguri, ma quello che mi fa imbestialire è il rompere i coglioni
ai potenziali acquirenti con un’insistenza
sempre fuori luogo. E poi, vuoi scrivere un libro? Fallo, ma perlomeno siine
capace.
E invece no. Questo non è
nemmeno un libro, sono i pensieri mediocri di uno che pensa di essere uno
scrittore e ha buttato giù di getto qualche frase sulla carta, pensando di fare
colpo con la banalità, e per di più infarcendole di virgole tra soggetto e
predicato. Non è riuscito a rendere interessante nemmeno il flirt con una straniera, il che è tutto
dire. Frasi buttate giù alla come viene viene, senza un progetto coerente e
senza alcuna rilettura critica.
Una cioféga, davvero.
Sarei curioso di sapere
quanto gli ha dato il mio editor, ma
anche fosse un solo euro sarebbe decisamente troppo. La prossima volta che lo
incontro glielo dico di persona.
Il Lettore
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