Lo ha ottenuto la bielorussa Svetlana Alexievich!
Viene da chiedersi: e chi
cazz’è?
Mai sentita nominare. Un po’
come era successo per Alice Munro
(Nobel 2013) e Patrick Modiano
(Nobel 2014). Questi perfetti sconosciuti (almeno per me) che prendono il Nobel
per la Letteratura mi lasciano basito.
Leggo in rete che Svetlana Alexievich è una scrittrice e
giornalista che si è sempre occupata di cose allegre come la guerra in
Afghanistan e il disastro di Chernobyl, e i responsabili del Nobel hanno
ritenuto che fosse più meritevole di Haruki
Murakami o di Philip Roth per il
suo modo di “raccontare i nostri anni e
far capire cosa è rimasto del comunismo dopo il crollo dell’Unione Sovietica”.
Leggo anche che secondo molti
giornalisti questa assegnazione ha un significato fortemente politico, essendo
la scrittrice stata perseguitata per i suoi articoli contro il regime
dittatoriale di Aleksandr Lukasenko. Ma una volta per queste cose non davano il
Premio Pulitzer? Capisco alle volte
i premi politici, ma non ritengo che il giornalismo sia letteratura. Sarebbe
come assegnare il Premio Nobel per la Chimica a Piero Angela. Va be’, il paragone non è un gran ché azzeccato, ma
ci siamo capiti.
Bene, dovremo documentarci.
Ma credo già che andrà a
finire come per Modiano o la Munro: i buoni propositi ci sarebbero anche,
peccato che manchi una spinta forte!
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