mercoledì 1 luglio 2015

L’ala del turbine intelligente

Dico subito che questo non è un libro per tutti, quindi se la musica vi interessa poco o cercate consigli su qualcosa di facile e distensivo, cambiate pure canale.
E anche per me, soprattutto in questo periodo di super impegni, il leggerlo, o meglio, il provare a leggerlo non è stato il massimo: non è per niente facile entrare nella mente di un genio e riuscire a capire il modo in cui la pensa, oltre al fatto che le sue conoscenze sull’argomento in cui era esperto erano e sono infinitamente superiori alle mie.




Glenn Gould è stato riconosciuto come uno dei più grandi pianisti mai esistiti. Un genio rivelatosi fin da giovanissimo, e che arrivato ad essere giovane ha piantato improvvisamente baracca e burattini interrompendo quella che era una carriera concertistica strabiliante e si è ritirato in se stesso dedicandosi alla ricerca della perfezione nell’interpretazione per le produzioni discografiche. In questo L’ala del turbine intelligente sono raccolti gli articoli che ha pubblicato nel corso degli anni, nei quali ha infuso la sua visione particolare, a volte stravagante e a volte ironica, di tutta la musica che si è succeduta nel corso dei secoli.
Già lo splendido titolo, che è la citazione di un verso della poesia Il vino degli amanti scritta da Charles Baudelaire (… cullati così dolcemente / sull’ala del turbine intelligente / in un delirio parallelo, …), lascia presagire come l’autore degli scritti intraveda orizzonti che sono celati ai più, ai quali potrà accedere solo una mente situata al di fuori degli schemi normali.
A volte la lettura è piacevole, condita da un’ironia che trae spunto anche da campi al di fuori dell’universo musicale come ad esempio quando cita i Peanuts, ma spesso il riuscire a comprendere ciò che sta illustrando è davvero ostico, come quando ti trovi davanti uno spartito di Schoenberg in cui: “…in questo passaggio tematico di una serie di dieci note in cui l’ultima è l’equivalente enarmonico della prima…”, lì devi: primo, saper leggere uno spartito (e fin qui ci saremmo…); secondo, conoscere il significato dei termini tecnici; terzo, saper interpretare il concetto; quarto, riconoscere che tu non avresti mai saputo pensare qualcosa di lontanamente simile.
Tutto questo per dire che alcuni articoli me li sono gustati, mentre altri mi sono risultati talmente incomprensibili (Das Marienleben – l’opera chiave della parabola creativa di Hindemith, tanto per fare un esempio…) che ho dovuto rinunciarci dopo essermi accorto di non riuscire a capire nemmeno una frase di senso compiuto.
Tenuto conto che quando vado a letto la sera crollo immediatamente, forse sarà meglio che nei prossimi giorni mi dedichi alla lettura di qualcosa di molto più leggero, che ne so, Paperino… Tex Willer…
Il Lettore musicofilo (quando ci arriva…)

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