martedì 10 febbraio 2015

La figlia del papa

Se questo La figlia del papa fosse stato scritto prima del 1997, e i componenti la commissione incaricata di assegnare il Premio Nobel per la Letteratura lo avessero letto prima di operare la scelta, col cavolo che Dario Fo ne sarebbe uscito vincitore!
Una delle peggiori biografie lette in vita mia.




In questo libretto di 190 pagine, con molte illustrazioni delle quali però non sono riportati né autori né crediti, Dario Fo ripercorre la vita di Lucrezia Borgia, personaggio enigmatico e affascinante, fornendo uno spaccato della vita sociale e politica del 1400 e delle lotte intestine alla Chiesa Cattolica soprattutto per ciò che riguarda l’elezione dei Papi.
Lucrezia Borgia, figlia di un cardinale futuro papa di cui forse è stata anche amante (così come dicono del suo stesso fratello), è una di quelle donne che hanno scatenato l’immaginazione popolare per cinque secoli, dando origine a leggende e credenze nelle quali l’aspetto negativo supera quello positivo e fornendo materiale per una serie impressionante di biografie e romanzi imperniati su di lei.
Questa sembra sia l’ultima della serie, e a parer mio, senza stare a sindacare sulla veridicità storica e sulla pur sempre presente possibilità di una semplice operazione commerciale, un Premio Nobel se la sarebbe potuta anche risparmiare.
Esagerato! Penserete. Stiamo parlando di Dario Fo! Penserete ancora. Be’, stavolta non crediate di trovarvi davanti un capolavoro come il Mistero buffo, vi rispondo io: quella era una cosa, questa è del tutto diversa, anche se Fo ha cercato di infiorettare una biografia con guizzi da attore consumato che magari in teatro lo avrebbero fatto applaudire ma in un testo scritto ci stanno come i finocchi a merenda. Lo so che sarebbero i cavoli, ma a me piacciono meno i finocchi.
Quando ho detto a un altro superlettore che ero impegnato in questo libro mi ha risposto con uno sbuffo (che stava a significare: perlamordidio!), al ché anch’io (come voi) ho ribattuto: ma come, Dario Fo! Vedrai… è stata la risposta conclusiva.
E in effetti la qualità di questa biografia è nettamente sotto la media, e questo da un autore del calibro di Dario Fo non me lo sarei aspettato. Mi sono trovato di fronte un testo sconnesso, pieno di divagazioni e richiami caotici nel tentativo di riallacciare i fili della Storia, farcito di commenti dell’autore che vorrebbero essere per lo più ironici e inseriti allo scopo di strappare un sorriso a un lettore annoiato, melense domande retoriche del tipo: Tizio è morto. Chi l’avrà ucciso? , e i dialoghi diretti aggiunti per rendere più dinamica la narrazione mi sono sinceramente sembrati obbrobriosi.
Per darvi un assaggio, tratto da pag. 26: “A ciò pensa appunto la ruffiana che propone come sposo per l’amante del prossimo pontefice addirittura suo figlio, Orsino Orsini. Una soluzione proprio casa e chiesa! Il figlio oltretutto è orbo di un occhio, quindi lasciamo correre e chiudiamo anche l’altro! Bisogna subito affrettarsi, Giulia è incinta, naturalmente di Rodrigo… Non a caso il termine vescovo nell’espressione degli antichi cristiani si traduceva in «attivo e infallibile». Perfetto! Ad ogni modo è meglio che il figlio nasca con un padre legittimo.”
In questo brano c’è di tutto: divagazioni, avverbi superflui, salti di palo in frasca, addirittura tre punti esclamativi, più i puntini di sospensione, senza parlare di ben tre interventi autoriali, in sole sette righe. Più che una prosa da Premio Nobel mi sembra un testo scritto dai principianti che sono chiamato a valutare. E proprio perché è di Fo che stiamo parlando sono riuscito a reggere fino a metà libro, altrimenti l’avrei piantato prima.
Le divagazioni e le puntualizzazioni specifiche fanno perdere il filo del discorso, i continui riferimenti storici, sia pur necessari alla contestualizzazione, annoiano, i frequentissimi interventi dello scrittore stuccano non poco, e non parliamo più dei dialoghi; il tutto conducendoti ben presto a pensare che se ti resta davvero la voglia di sapere qualcosa della vita di Lucrezia Borgia, allora sarebbe senz’altro molto meglio rivolgersi a qualche altra biografia.
Seria.
Il Lettore 

Nessun commento:

Posta un commento