lunedì 23 febbraio 2015

Acciaio

Questo romanzo di esordio di Silvia Avallone ha avuto parecchio successo e ne è stato tratto anche un film. Sono contento per lei, davvero, in effetti è scritto abbastanza bene e capisco che possa essere piaciuto a parecchie persone.
Io non sono tra quelle.




Chiedo perdono all’autrice, della quale comunque riconosco la bravura, per quanto acerba. In questo caso il problema è stato solo mio, tant’è vero che sia mia moglie che il solito amico con cui ci scambiamo letture me lo hanno consigliato entrambi con abbastanza entusiasmo avendolo trovato soddisfacente. Per loro.
Io, che ho veramente fatto fatica a terminarlo, l’ho giudicato solamente banale e noioso. Ma, ripeto, è un problema mio.
A me le pulsioni adolescenziali di due ragazzine non interessano proprio, soprattutto quando si protraggono per pagine e pagine; le solite periferie degradate mi hanno stufato, e pure i personaggi miseri, la povertà e l’emarginazione, i casermoni popolari e lo sfruttamento padronale, i giovani sballati e le crisi economiche e gli spezzati di vita nei ghetti industriali con sogni di gloria futura sempre delusi.
Però se in un romanzo ci metti tutte queste cose, unitamente a una buona dose di culo,  allora potresti avere anche successo perché sembra che alla gente piacciano.
La Avallone ha dimostrato di saper mettere su carta una buona prosa, però in tutto il libro non succede praticamente nulla, in molte occasioni si mostra troppo ripetitiva, e l’insistere pagine e pagine sui sentimenti e le problematiche delle due protagoniste non contribuisce certo al dinamismo.
Va be’, da quanto mi avevano prospettato e dal successo che questo romanzo ha ottenuto mi ero davvero aspettato qualcosa di meglio. Pazienza.
Il Lettore 

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