Questo romanzo di esordio
di Silvia Avallone ha avuto
parecchio successo e ne è stato tratto anche un film. Sono contento per lei,
davvero, in effetti è scritto abbastanza bene e capisco che possa essere
piaciuto a parecchie persone.
Io non sono tra quelle.
Chiedo perdono all’autrice,
della quale comunque riconosco la bravura, per quanto acerba. In questo caso il problema è stato solo mio, tant’è vero
che sia mia moglie che il solito amico con cui ci scambiamo letture me lo hanno
consigliato entrambi con abbastanza entusiasmo avendolo trovato soddisfacente.
Per loro.
Io, che ho veramente fatto
fatica a terminarlo, l’ho giudicato solamente banale e noioso. Ma, ripeto, è un
problema mio.
A me le pulsioni adolescenziali di due ragazzine non interessano proprio,
soprattutto quando si protraggono per pagine e pagine; le solite periferie
degradate mi hanno stufato, e pure i personaggi miseri, la povertà e l’emarginazione,
i casermoni popolari e lo sfruttamento padronale, i giovani sballati e le crisi
economiche e gli spezzati di vita nei ghetti industriali con sogni di gloria
futura sempre delusi.
Però se in un romanzo ci
metti tutte queste cose, unitamente a una buona dose di culo, allora potresti avere anche successo perché sembra
che alla gente piacciano.
La Avallone ha dimostrato
di saper mettere su carta una buona prosa, però in tutto il libro non succede
praticamente nulla, in molte
occasioni si mostra troppo ripetitiva, e l’insistere pagine e pagine sui
sentimenti e le problematiche delle due protagoniste non contribuisce certo al
dinamismo.
Va be’, da quanto mi
avevano prospettato e dal successo che questo romanzo ha ottenuto mi ero
davvero aspettato qualcosa di meglio. Pazienza.
Il Lettore
Nessun commento:
Posta un commento