Ancora un fumetto.
Buono, stavolta. Visto che sono stato
rimproverato per la mia schiettezza nei confronti delle porcate faccio vedere a
qualcuno — e chi di dovere ha capito benissimo che sto parlando proprio di lui
— che oltre a stroncare sono anche capace di apprezzare dei fumetti che
meritano. Anche e nonostante non mi
piaccia lo stile del disegno.
Ad essere del tutto sincero,
al primo impatto anche questa graphic
novel ha rischiato di essere catalogata nel gruppo degli abbandonati dopo
solo due pagine, proprio perché il disegno non è tra i miei preferiti e tra
poco vi spiegherò il perché, ma pur non piacendomi emanava un certo fascino che mi ha spinto a proseguire,
e così ho potuto apprezzare la storia tanto anche da rimanerne commosso.
Polina
è un grande romanzo a
fumetti. Un romanzo di formazione, di crescita, un romanzo in cui, come in Lo Scultore di McCloud, la parte del
protagonista è rivestita dall’Arte
con la A maiuscola.
In questo caso l’Arte della Danza.
Polina
Oulinov è una bambina russa
con la passione per la danza. Riesce
ad entrare nei corsi di formazione della scuola del Bolshoi e si trova a fare i
conti con tutto l’impegno, la disciplina e la dedizione che quest’arte richiede
per poter emergere dalla massa e farsi notare, nonché con le rivalità e le
differenze di opinioni tra gli stessi docenti. In particolar modo è affascinata
dall’insegnamento del severo maestro Bojinski,
che intuisce le sue potenzialità e con il quale lei nel corso del tempo si
ritrova a condividere alcune visioni filosofiche di quest’arte.
Un romanzo di formazione,
questo di Bastien Vivés, che esplora
le difficoltà di un ambiente esclusivo e le insicurezze dell’adolescenza
insieme alla volontà di poter emergere in un’arte (un po’ come quello di Scott McCloud). Una graphic novel rarefatta, costituita di
silenzi espliciti e di intuizioni rappresentate da sequenze del tutto prive di
dettagli negli sfondi, senza testi e balloon, ma le cui ellissi si capiscono
perfettamente.
I colori adoperati sono solo
due, quasi del tutto assenti i toni di grigio e le sfumature, come a
rappresentare una metafora del talento: o ce l’hai o non ce l’hai, e se non ce
l’hai è meglio che cambi strada, riuscirai a trovare qualche altro percorso più
adatto a te.
Il tratto del disegno (forse l’unica cosa che non mi ha soddisfatto,
solamente per un mio personale gusto estetico) è molto sbrigativo, ma in fondo
devo ammettere che risulta coerente con la sceneggiatura e con il tono generale
che l’autore ha voluto infondere all’opera. Anche la schematizzazione e la
povertà degli sfondi sono una sottolineatura della durezza della disciplina
della danza e del sacrificio al quale bisogna sottoporsi per poter seguire
questo percorso.
Non essendo al dentro del
mondo della danza, ho pregato una mia cara amica danzatrice di leggere il libro per avere la conferma che Vivès non
fosse magari incappato in qualche sfondone tecnico del quale non mi sarei
potuto accorgere: non vi sono neanche incongruenze tecniche, il tutto è
pienamente coerente (e il fumetto è piaciuto anche a lei).
Mi ripeto: non mi è piaciuto lo stile del
disegno, ma ho trovato questo fumetto godibilissimo
e pieno di significati rappresentati apposta per essere intuiti più che
facilmente compresi. Come piace a me.
Grande lavoro.
Il Lettore (che come ballerino meglio che lasciamo perdere)
Il Lettore (che come ballerino meglio che lasciamo perdere)
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