giovedì 4 gennaio 2018

“Parigi brucia?”

Una botta al cerchio e una alla botte: dopo una stroncatura ecco un bellissimo resoconto di uno degli episodi più salienti della seconda guerra mondiale. “Parigi brucia?” è il racconto della liberazione di Parigi dal giogo nazista da parte delle truppe alleate e della resistenza francese nell’agosto 1944, più di due mesi dopo lo sbarco in Normandia.
Hitler aveva ordinato categoricamente che Parigi sarebbe dovuta essere del tutto distrutta al solo avvicinarsi degli Alleati, in pratica avrebbe dovuto essere trasformata in un’altra Varsavia, e questo è il racconto dettagliato di come ciò, per fortuna, non avvenne.




Lo scrittore francese Dominique Lapierre e il giornalista statunitense Larry Collins hanno impiegato anni di ricerche per raccogliere le testimonianze dirette dei protagonisti di quell’evento, fino a farne un quadro il più possibile completo ed esaustivo. Con uno stile giornalistico molto stringato hanno dipinto centinaia di istantanee raffiguranti ognuna un episodio importante e il suo decorso nell’arco della settimana che è durata l’ultima fase di preparazione all’ingresso in città delle truppe di liberazione e la sua riconquista.
Nello stesso stile in cui Cornelius Ryan aveva raccontato dello sbarco in Normandia in Il giorno più lungo, i due scrittori hanno puntato principalmente sull’aspetto umano illustrando i singoli fatti, anche i più minuti, dall’ottica degli stessi protagonisti. Essendo uscito qualche anno prima (Il giorno più lungo è stato pubblicato nel 1959 mentre la prima edizione di “Parigi brucia?” è del 1964), è anche possibile che i due abbiano dato al libro la stessa identica impostazione in modo del tutto consapevole.
Stile giornalistico, dicevo, ma che non manca di pathos sia per le singole vicende stesse e sia, anche se già sappiamo come la cosa è andata a finire, per il comportamento di alcuni dei protagonisti in una situazione oltremodo tragica. Ciò che rende il libro pieno di tensione è la domanda: a chi va attribuito il merito di aver salvato Parigi dalla distruzione? Hitler aveva ordinato più volte di dare il via alle demolizioni: al posto della città doveva rimanere solo terra bruciata, tutti i ponti e la maggior parte dei monumenti più importanti erano già stati minati, si doveva solo procedere a dare fuoco alle micce e allo sterminio di buona parte degli abitanti.
E in più i francesi stessi erano pure in lotta tra di loro, con da una parte i comunisti favorevoli alla ribellione strada per strada ad armi imbracciate, e dall’altra i gollisti ansiosi di piazzare l’allampanato generale a capo del governo attraverso vie più politiche e meno sanguinose. Due fazioni in una guerra tra loro senza esclusione di colpi, come se non bastassero i tedeschi.
Il personaggio che spicca in questa lotta fratricida è invece proprio un tedesco: il generale Dietrich von Choltitz, il plenipotenziario governatore militare della città, nominato direttamente dallo stesso Führer con l’ordine esplicito di radere al suolo Parigi. Von Choltitz invece fece di tutto per rimandare l’esecuzione di quegli ordini, rischiando la propria stessa vita e quella dei suoi familiari pur di non essere accusato di un crimine compiuto contro l’umanità intera. Ci riuscì. Non diede seguito a quegli ordini ed è anche grazie a lui se ancora possiamo vedere la Tour Eiffel dominare il panorama di una città magnifica.
Ma è in ogni caso l’aspetto umano a rendere emozionante la narrazione: tutti i singoli accadimenti di quei giorni che sono sfociati nel tripudio del 25 agosto 1944, reso ancor più significativo per le piccole ma enormi tragedie di quel giorno che avrebbe dovuto essere di festa ma che per molti è stato invece di morte, proprio ad un passo dall’obiettivo agognato. Lapierre e Collins hanno raccontato dei singoli uomini che hanno partecipato a quel grande episodio: francesi, tedeschi, americani, ognuno con le sue motivazioni, con i suoi pregi e i suoi difetti, con gli eroismi e purtroppo anche con le abiezioni.
Grande libro, di quelli che ti fanno venire voglia di leggere anche gli altri che hanno scritto gli stessi autori.
Il Lettore storico

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