domenica 24 dicembre 2017

Lo Squizzalibro di domenica 24 dicembre 2017

È Natale! È Natale! Gli angioletti sbatton l’ale! Sull’altare un cherubino… basta, mi fermo qui perché quando mi viene in mente questa tiritera vado sempre a finire nel blasfemo. E invece i soliti luoghi comuni sostengono che a Natale non si devono dire parolacce, che dobbiamo essere tutti buoni, fare del bene, perdonare i torti subìti e, insomma, dare prova concreta di essere politicamente corretti.
Che a me invece questo fatto sta proprio sui non va proprio giù, e più invecchio e peggio è: il mio livello di tolleranza nei confronti del prossimo e di cosa possa pensare è in continuo calando e raggiunge valori vicini ad uno zero tondo sulla scala Kelvin proprio in questi periodi nei quali le convenzioni sociali la fanno da padrone.
Vogliamoci bene! Ma perché? Se mi stai sul cazzo tutto l’anno, come faccio a fare finta di niente e ad amarti sotto Natale? Non ci riesco proprio a essere così ipocrita. Se durante tutti gli altri mesi riusciamo a ignorarci anche quando ci sfioriamo per strada, per quale motivo sotto Natale dovremmo pure sbaciucchiarci?
È per questo motivo che in questo periodo cerco di uscire il meno possibile, faccio quei pochissimi regali di cui non posso proprio fare a meno e me ne sto a casa o tuttalpiù nel bosco dove più freddo è e meglio è, così agli altri passa la voglia di fare passeggiate e non rischio di incontrare qualcuno.
Misantropia? Di sicuro può essere che stia crescendo anche questa di pari passo con l’età e con le ernie del disco, e se per queste ultime sono solamente io a soffrirne, mi dispiace un po’ che la prima possa essere fastidiosa anche per quelli che sono obbligati a starmi intorno.
Ma in fondo in fondo, mica poi così tanto.
Passiamo agli indizi che è meglio.




1 – Il libro di cui indovinare il titolo in questa vigilia di Natale è un fumetto. O meglio, al giorno d’oggi va di moda dire una graphic novel, un romanzo a fumetti (qualcuno questo sintagma lo coniuga al maschile, un graphic novel, un romanzo grafico, ma dal momento che in italiano la parola “novella” è femminile, come traduzione preferisco usare questa invece che “romanzo”).
2 – L’autore è statunitense e famosissimo. Perlomeno nell’ambiente del fumetto. Come romanziere famoso non lo è, dal momento che questo di cui stiamo parlando è il primo romanzo a fumetti che ha pubblicato.
3 – Primo sì, ma dopo una lunga carriera di fumettista ai vertici, nella quale ha dato alle stampe soprattutto saggi a fumetti che sono diventati, oltre che famosi, veri e propri testi di studio in tutto il mondo sulla materia nella quale è esperto. Non vi dico qual è questa materia che altrimenti sarebbe troppo facile. Per darvi un indizio, pensate alla metanarrativa.
4 – I temi trattati in questo romanzo a fumetti sono i rapporti umani, l’introspezione psicologica, le difficoltà di comunicazione e l’arte. Come si stabilisce il contenuto artistico di un qualcosa? Chi è che sancisce se una determinata opera contiene o meno una valenza artistica da prendere in considerazione?
5 – Come opera prima il nostro eroe c’è andato giù pesante: quasi 500 pagine di graphic novel, a colori, un volumone cartonato che non sfigurerebbe in qualsiasi libreria e che sicuramente ha tenuto impegnato l’autore per diversi anni.
Va be’, auguri.
Freereader

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