È Natale! È Natale! Gli angioletti sbatton l’ale! Sull’altare un
cherubino… basta, mi fermo qui perché quando mi viene in mente questa tiritera
vado sempre a finire nel blasfemo. E invece i soliti luoghi comuni sostengono
che a Natale non si devono dire parolacce, che dobbiamo essere tutti buoni,
fare del bene, perdonare i torti subìti e, insomma, dare prova concreta di
essere politicamente corretti.
Che a me invece questo fatto sta
proprio sui non va proprio giù, e più invecchio e peggio è: il mio livello di
tolleranza nei confronti del
prossimo e di cosa possa pensare è in continuo calando e raggiunge valori vicini
ad uno zero tondo sulla scala Kelvin
proprio in questi periodi nei quali le convenzioni sociali la fanno da padrone.
Vogliamoci bene! Ma perché? Se mi stai sul cazzo tutto
l’anno, come faccio a fare finta di niente e ad amarti sotto Natale? Non ci
riesco proprio a essere così ipocrita. Se durante tutti gli altri mesi riusciamo
a ignorarci anche quando ci sfioriamo per strada, per quale motivo sotto Natale
dovremmo pure sbaciucchiarci?
È per questo motivo che in
questo periodo cerco di uscire il meno possibile, faccio quei pochissimi regali
di cui non posso proprio fare a meno e me ne sto a casa o tuttalpiù nel bosco
dove più freddo è e meglio è, così agli altri passa la voglia di fare
passeggiate e non rischio di incontrare qualcuno.
Misantropia? Di sicuro può essere che stia crescendo
anche questa di pari passo con l’età e con le ernie del disco, e se per queste
ultime sono solamente io a soffrirne, mi dispiace un po’ che la prima possa
essere fastidiosa anche per quelli che sono obbligati a starmi intorno.
Ma in fondo in fondo, mica
poi così tanto.
Passiamo agli indizi che è
meglio.
1 – Il libro di cui
indovinare il titolo in questa vigilia di Natale è un fumetto. O meglio, al giorno d’oggi va di moda dire una graphic novel, un romanzo a fumetti
(qualcuno questo sintagma lo coniuga al maschile, un graphic novel, un
romanzo grafico, ma dal momento che in italiano la parola “novella” è
femminile, come traduzione preferisco usare questa invece che “romanzo”).
2 – L’autore è statunitense e famosissimo. Perlomeno
nell’ambiente del fumetto. Come romanziere famoso non lo è, dal momento che
questo di cui stiamo parlando è il primo
romanzo a fumetti che ha pubblicato.
3 – Primo sì, ma dopo una
lunga carriera di fumettista ai vertici, nella quale ha dato alle stampe
soprattutto saggi a fumetti che sono
diventati, oltre che famosi, veri e propri testi di studio in tutto il mondo
sulla materia nella quale è esperto. Non vi dico qual è questa materia che
altrimenti sarebbe troppo facile. Per darvi un indizio, pensate alla
metanarrativa.
4 – I temi trattati in questo
romanzo a fumetti sono i rapporti umani, l’introspezione psicologica, le
difficoltà di comunicazione e l’arte.
Come si stabilisce il contenuto
artistico di un qualcosa? Chi è che sancisce se una determinata opera contiene
o meno una valenza artistica da
prendere in considerazione?
5 – Come opera prima il
nostro eroe c’è andato giù pesante: quasi 500
pagine di graphic novel, a colori, un
volumone cartonato che non sfigurerebbe in qualsiasi libreria e che sicuramente
ha tenuto impegnato l’autore per diversi anni.
Va be’, auguri.
Freereader
Nessun commento:
Posta un commento