giovedì 14 dicembre 2017

Le tre del mattino

Ed ecco a voi l’ultimo romanzo di Gianrico Carofiglio. Appena uscito e già schizzato in testa alle classifiche di vendita, a ribadire il concetto che se l’autore è conosciuto si compra a scatola chiusa. Purtroppo succede la stessa cosa pure con Fabio Volo (l’assenza del grassetto è intenzionale), e anche con Bruno Vespa.
Perlomeno in questo caso il romanzo merita veramente.



La trama: per ragioni mediche un adolescente, figlio di genitori separati e sofferente di attacchi epilettici, deve sottoporsi alla prova di restare senza dormire per due notti di fila, e questo test costringe il ragazzo a trascorrere più di 48 ore in compagnia forzata con il proprio padre che lui conosce quasi per nulla.
Ne emergono la riscoperta del rapporto padre/figlio insieme alla potenzialità di ciò che questo può offrire, e lo stupore di fronte alla rivelazione dei fatti reali che qualsiasi figlio ignora della vita dei propri genitori. Un romanzo atipico, di formazione e di scoperta, ambientato in una Marsiglia pressoché sconosciuta ai più se non fosse che tutti abbiamo sentito dire come sia una città pericolosa e dalla quale stare alla larga.
È un romanzo scritto benissimo, con stile semplice ed essenziale, e la lettura è scorrevolissima anche se ricca di citazioni e di aneddoti: “Nella vera notte buia dell’anima sono sempre le tre del mattino”; questa dalla quale è tratto il titolo è di Francis Scott Fitgerald, ma Carofiglio non si risparmia anche altri nomi illustri o meno, sempre però inseriti ad hoc, in modo da non stonare affatto.
Un romanzo coinvolgente e ricco di tenerezza, di quella che fa piacere provare attraverso fatti e azioni, non di quella stucchevole spiattellata lì perché oggi va tanto di moda. I pochi personaggi di contorno sono ben caratterizzati e ben descritte le paure e le insicurezze adolescenziali.
Quello che mi fa imbestialire invece sono le idiozie del tutto fuori luogo, come l’affermare da parte di alcuni commentatori che questo romanzo non è piaciuto (ai coglioni autori dei commenti) perché l’autore non lo ha concluso raccontando come prosegue il rapporto tra i genitori del ragazzo (che ricordo sono separati, e ovviamente lo restano).
Come dire che Moby Dick fa schifo perché non c’è scritto che fine fa Anna Karenina.
M si sa: la madre degli imbecilli…
Il Lettore 

Nessun commento:

Posta un commento