lunedì 25 novembre 2013

Steve Jobs

Tra indisposizioni di Telecom, malori del Wi-Fi casalingo, acciacchi senili, obblighi genitoriali, doveri lavorativi, vincoli sociali, giri di qua e giri di là, questa settimana sono stato costretto a tralasciare l’appuntamento con lo Squizzalibro. E non sono nemmeno riuscito a terminare la lettura di qualcosa di nuovo, per cui oggi mi limiterò a fornire la recensione di un libro che ho letto da qualche tempo.

Due volte.


È ovvio che se ti metti a scrivere la biografia di un personaggio al quale in tutta la sua vita non è successo nulla di eclatante potresti correre il rischio di redigere un testo mortalmente noioso (ma anche no, vedi lo Stoner di Williams). D’altra parte, se il personaggio da trattare è interessante, e tu scrivi come un politico chiamato a fare qualcosa di sensato, il risultato sarà lo stesso.
Ma se metti insieme un uomo la cui vita è stata molto interessante, e la fai raccontare da uno scrittore molto bravo, non può uscirne fuori altro che un capolavoro.
Ho letto due volte questo libro di ben 625 pagine, e in ognuna mi sono lasciato prendere da una tensione narrativa maggiore di quella che si può riscontrare in molti romanzi. Un po’ quello che mi è successo anche leggendo Open, la biografia di Andrè Agassi.
Le ragioni sono quelle che ho accennato: prima di tutto uno Steve Jobs che è stato una delle icone del Novecento, con tutti i suoi pregi e tutti i suoi difetti che Walter Isaacson non cerca affatto di nascondere. È estremamente interessante conoscere come è cresciuta e i risvolti nascosti di una personalità originale sia in positivo che in negativo, una personalità che ha saputo spiccare in un mondo in formazione come quello dell’informatica, che ha creato uno dei marchi più famosi al mondo, che è crollata e ha saputo risollevarsi fino ai vertici, che era dotata di un intuito fenomenale, ma anche di una boria e di un’antipatia da guinness dei primati.
E poi l’autore, già personalità influente nel campo dei media statunitensi, giornalista e scrittore, già premio Pulitzer, ha saputo articolare la vita dell’imprenditore (impiegandoci più di due anni) dipanandola in senso strettamente cronologico ma facendo in modo di non incorrere in cali di tensione (aiutato anche dalle vicende personali di Jobs), con uno stile fluente che non ha nulla da invidiare ai più rinomati romanzieri. Come dice lo stesso Isaacson: “Jobs non è stato né un capo né un uomo modello; non è stato la persona ideale da emulare (…) ha fatto infuriare e disperare chi gli stava vicino (…) la sua storia ha un valore sia istruttivo sia ammonitorio”. Evidentemente i due si sono aiutati a vicenda nel dare vita a un libro che ripercorrendo la storia di Jobs fornisce uno spaccato affascinante degli ultimi vent’anni dello scorso secolo.
Di sicuro è uno dei libri più belli che ho letto negli ultimi due anni. Mi ha fatto venire voglia di leggere anche la biografia di Albert Einstein scritta dallo stesso Isaacson.
Il Lettore

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