Tra indisposizioni di
Telecom, malori del Wi-Fi casalingo, acciacchi senili, obblighi genitoriali, doveri
lavorativi, vincoli sociali, giri di qua e giri di là, questa settimana sono
stato costretto a tralasciare l’appuntamento con lo Squizzalibro. E non sono
nemmeno riuscito a terminare la lettura di qualcosa di nuovo, per cui oggi mi
limiterò a fornire la recensione di un libro che ho letto da qualche tempo.
Due volte.
È ovvio che se ti metti a
scrivere la biografia di un
personaggio al quale in tutta la sua vita non è successo nulla di eclatante
potresti correre il rischio di redigere un testo mortalmente noioso (ma anche
no, vedi lo Stoner di Williams).
D’altra parte, se il personaggio da trattare è interessante, e tu scrivi come un
politico chiamato a fare qualcosa di sensato, il risultato sarà lo stesso.
Ma se metti insieme un uomo
la cui vita è stata molto
interessante, e la fai raccontare da uno scrittore molto bravo, non può uscirne fuori altro che un capolavoro.
Ho letto due volte questo
libro di ben 625 pagine, e in ognuna mi sono lasciato prendere da una tensione
narrativa maggiore di quella che si può riscontrare in molti romanzi. Un po’
quello che mi è successo anche leggendo Open,
la biografia di Andrè Agassi.
Le ragioni sono quelle che
ho accennato: prima di tutto uno Steve
Jobs che è stato una delle icone del Novecento, con tutti i suoi pregi e
tutti i suoi difetti che Walter Isaacson
non cerca affatto di nascondere. È estremamente interessante conoscere come è
cresciuta e i risvolti nascosti di una personalità originale sia in positivo
che in negativo, una personalità che ha saputo spiccare in un mondo in
formazione come quello dell’informatica, che ha creato uno dei marchi più
famosi al mondo, che è crollata e ha saputo risollevarsi fino ai vertici, che
era dotata di un intuito fenomenale, ma anche di una boria e di un’antipatia da
guinness dei primati.
E poi l’autore, già
personalità influente nel campo dei media
statunitensi, giornalista e scrittore, già premio Pulitzer, ha saputo articolare la vita
dell’imprenditore (impiegandoci più di due anni) dipanandola in senso
strettamente cronologico ma facendo in modo di non incorrere in cali di
tensione (aiutato anche dalle vicende personali di Jobs), con uno stile fluente
che non ha nulla da invidiare ai più rinomati romanzieri. Come dice lo stesso
Isaacson: “Jobs non è stato né un capo né
un uomo modello; non è stato la persona ideale da emulare (…) ha fatto
infuriare e disperare chi gli stava vicino (…) la sua storia ha un valore sia
istruttivo sia ammonitorio”. Evidentemente i due si sono aiutati a vicenda
nel dare vita a un libro che ripercorrendo la storia di Jobs fornisce uno
spaccato affascinante degli ultimi vent’anni dello scorso secolo.
Di sicuro è uno dei libri più
belli che ho letto negli ultimi due anni. Mi ha fatto venire voglia di leggere anche la biografia di Albert Einstein scritta dallo stesso Isaacson.
Il Lettore
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