È martedì. Come tutte le altre
mattine, la sveglia suona alle sei punto zero zero con la sua precisione di
telefono coreano. Come tutte le mattine mi alzo dopo due secondi,
disincastrando i piedi da sotto le trenta tonnellate dell’Iveco dal manto nero
il cui diesel da quattromila ronfa al minimo sull’angolo del materasso.
Traverso la sala nel debole
chiarore dell’alba, aspetto ad occhi chiusi che la macchina si scaldi e
sorseggio la prima razione di droga bollente della giornata, seguita a ruota
dalla prima razione di droga aeriforme. Ora va meglio.
Mentre i neuroni stanno
iniziando a connettersi tra loro entro in bagno, e… tragedia! Ora ricordo! È martedì! Il panico mi assale quando vengo preso dalla consapevolezza del
dramma. Ineluttabile, irrimediabile. La frustrazione e un senso di vuoto si
impossessano della mia anima. Butto gli occhi disperato sullo scrittoio nella
vana speranza di essermi ricordato male, ma no, purtroppo non è così: è lì,
chiusa con il frontespizio contro il piano di legno, proprio come un romanzo del
quale hai appena girato l’ultima pagina. Non ricordavo male. L’ho finita ieri
sera.
Ho finito La Settimana Enigmistica.
Ho risolto tutti i giochi
utili, non mi resta più nulla per mettere in moto la giornata nella maniera
ottimale. Lancio un’occhiata trepida lì dove tengo i surrogati della rivista ma
nulla, ricordo bene di aver terminato anche quelli e di non averli ricomprati. La
disperazione mi assale con ondate potenti: cagare senza parole crociate mi è
del tutto inconcepibile. Un sostituto, ho bisogno di un sostituto. Reprimo gli
stimoli e senza neanche sedermi faccio guizzare gli occhi sugli scaffali alla
frenetica ricerca di un palliativo. I titoli e gli autori delle decine di libri
in attesa di essere letti scorrono veloci mentre oscillo spostando il peso da
una gamba all’altra: Preston Appelfeld Scandone Perez-Reverte Dumas Yehoshua
Murakami Torregrossa Hornby Volo Carlotto Wodehouse Irving…
Volo?
Che cazzo ci sta a fare lì un
Fabio Volo?
Non ricordo di avercelo messo.
Chissà da quanto tempo c’è. E che cos’è? Un
posto nel mondo. Bah. Sarà stata mia moglie. E per quale motivo? E se… Ma
no, ne ho sentito parlare troppo male. Mi domando come ci sia finito.
Sicuramente non ne vale la pena. Ma ne sei sicuro? L’hai mai letto? In effetti…
forse alla fine Freereader potrebbe parlarne a ragion veduta. Guardo il libro.
Mi guardo allo specchio. Mi restano venti minuti prima di dover svegliare
moglie e figlio. Riguardo il libro. Solo l’inizio? Non ho il coraggio di
riguardare il me stesso nello specchio. L’avresti creduto possibile?
Mi calo i boxer, mi accomodo e, con titubanza,
comincio a leggere.
Ho retto esattamente ventidue pagine.
Il tempo necessario per
espellere residui nutrizionali e per rendermi conto di persona della ragione più
che fondata per la quale non avevo mai letto prima d’ora Fabio Volo. Il pregio più rimarchevole che ho trovato in quelle
ventidue pagine è stata l’assenza di errori di grafia. Bravi gli editor. Del resto l’autore stesso in
prima pagina si scatta un selfie: “Lo so, sono sdolcinato, stucchevole e
patetico, ma non posso farci niente.” Mai fotografia fu più realistica.
Ventidue pagine colme di banalità, di frasi scontate, di
tritume, di ovvietà; davvero sdolcinate, stucchevoli e patetiche (in senso
negativo, naturalmente), e che dopo la prima diventano pure noiose. E dico
questo ad onta delle centinaia di recensioni che invece questo libro l’hanno
osannato fino a farlo apparire un capolavoro. Poveri.
Poveri di spirito, e di
cultura. Un libro che potrebbe essere osannato solo da chi non ha mai letto
nient’altro, da quelle persone che hanno letto solo quel libro in vita loro. E neanche tanto. Un romanzo basato su
una cultura televisiva, confezionato
su misura per quelli che si sentono appagati nell’abbandonarsi per ore davanti
allo schermo finendo col convincersi che quello che viene propinato loro sia la
Verità. I personaggi televisivi come novelli messia, non importa se abbiano o
meno della caratura.
Ma non voglio sprecarci altro
tempo, non ne vale la pena. Che poi, il problema sta nel fatto che questa gente
dominerà il mondo: Volo ha venduto migliaia di copie dei suoi libri, e ciò può
benissimo far pensare agli sprovveduti che abbia ragione lui.
Dopo appena ventidue pagine
ho trasferito il romanzo tra quelli in attesa di catalogazione. Amen. Ma anche
se mi sono rifiutato di proseguire oltre, perlomeno ora ne posso parlare a ragion
veduta. Magra consolazione.
Appunto
per me stesso: ricordarsi assolutamente
di non restare mai senza parole
crociate.
Appunto
per i miei studenti dei
corsi di scrittura creativa: il riferimento scatologico che permea la contestualizzazione
di questo post è del tutto
intenzionale. Meditate…
Il Lettore & lo Scrittore