venerdì 29 novembre 2013

Per chi scrivo? Per me? Per gli altri?

Umberto Eco, nelle Sei passeggiate nei boschi narrativi, attribuisce l’epiteto di “narcisisti disonesti e mendaci” a tutti coloro che sostengono di scrivere per se stessi. Io mi limito a sostenere che essi sono solo degli ipocriti, in quanto sono convinto che se si prende una penna in mano è per incidere dei segni confidando che prima o poi vengano decifrati da qualcun altro.


Secondo Eco si scrive per se stessi solo la lista della spesa, ma anche quella in genere si compila per il coniuge che per farti un dispetto tende troppo spesso a dimenticarsi quelle spinaci che proprio non riesce a strozzare.
E anche Roberto Cotroneo, nel suo Manuale di scrittura creativa per principianti, sostiene che “si scrive per gli altri, mai solo per se stessi”, e che anche quelli che tengono un diario non lo distruggono perché “in fondo al loro cuore sperano comunque di farlo leggere a qualcuno un giorno, un eletto, l’unico magari degno, ma quel qualcuno potrebbe un giorno condividere con loro il piacere della scrittura”.
Ritengo che il sostenere di scrivere per se stessi sia sterile, che sia un masturbarsi intellettivo che può dare una soddisfazione momentanea ma non porta a nulla se non ad un rinchiudersi ancora di più in se stessi. E che chi insista nella convinzione in realtà menta sempre a se stesso. Se si scrive lo si fa sempre per qualcun altro, anche se questo qualcun altro è per il momento soltanto nascosto nelle pieghe della coscienza. E’ un dialogo che si instaura con un lettore ipotetico.
E la conseguenza è che ciò ti costringe tutte le volte al dover scrivere in ogni caso al meglio che puoi, perché è invece un diritto di quel lettore ipotetico il potersi confrontare con una prosa pulita, senza errori, sbavature o sgrammaticature o concetti confusi, indipendentemente dallo stile e dai contenuti, per poterne assimilare il messaggio nel modo più rispondente possibile a quelli che sono stati gli intendimenti dell’autore. Un assioma che ne deriva è che quando consegni un tuo scritto ad un qualsiasi  lettore, quello scritto non è più tuo, è diventato un’opera che appartiene a tutti e tutti ne possono trarre qualsiasi significato vogliano, che siano o no in accordo con quello che tu hai voluto trasmettere. E a quel punto dovresti anche saper ricevere, non dico accettare, gli eventuali commenti che ti potrebbero arrivare addosso, positivi o negativi che siano.
Non ci si deve domandare se si scrive per se o per gli altri, ma bisogna in ogni caso scrivere in modo che ciò che si rilegge sia gradito a se stessi. Nonostante si scriva sempre per qualcun altro, il proprio Io deve essere considerato il Lettore più importante, bisogna soddisfarlo scrivendo in modo che esso provi un senso di appagamento ad ogni rilettura. Scrivere quindi su argomenti che Gli interessino con uno stile tale da darGli piacere; scrivere in modo che l’Io Lettore possa stimare l’Io Autore. E questo non significa scrivere per se stessi, ma operare in modo che ciò che piace a se stessi possa poi piacere anche a quegli altri che potrebbero essere i veri destinatari.
Penso che nel momento in cui una persona si accinge a scrivere i suoi pensieri debba sempre tenere a mente questi concetti, insieme a qualche centinaio di altre regole di alcune delle quali magari si parlerà in seguito.
Lo Scrittore
PS: Un grazie al “maestro” per l’immagine… 

2 commenti:

  1. Riflessioni interessanti. Credo anche io che non si scriva mai per se stessi e che esserne consapevoli sia importante. Come hai detto, capire che c'è un lettore dall'altra parte ci costringe alla chiarezza, a dare il meglio quando si scriviamo. Ma è anche vero che finché questo lettore non incontra davvero ciò che abbiamo creato, questo resta qualcosa di nostro, parte di un nostro mondo.
    Complimenti, i tuoi post offrono sempre spunti interessanti.

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  2. Ti ringrazio animadicarta... posso chiamarti Anima? Ed è giusto anche quanto dici tu. Ma non importa se un possibile futuro lettore incontrerà mai i tuoi scritti: l'importante è scriverli al meglio che puoi, per te stessa. Un salutone!
    Freereader

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