Se a questo punto la
domanda che vi frulla per la mente è: ma
come, è mai possibile che un lettore come Freereader non abbia ancora letto
questo libro? allora chiarisco subito qual è stato il mio rapporto con il
romanzo di Stieg Larsson: l’ho letto
appena pubblicato, nella primissima
edizione di Marsilio del 2007, prima ancora che diventasse famoso. Un ennesimo
colpaccio del mio sesto senso letterario.
Girellavo in libreria
quando l’occhio mi è caduto su questo bellissimo titolo esposto sullo scaffale
delle novità. L’ho preso in mano, l’ho sfogliato leggendo qualche pagina sparsa
e l’ho subito condotto con me alla cassa. Ma… delusione! Una volta partito
dall’inizio ho scoperto con mio rammarico che le prime pagine erano talmente noiose
da farmi dubitare della preveggenza del mio sesto senso, tanto che stavo quasi
per abbandonarlo. Per fortuna ho proseguito nella lettura e, una volta superato
quel preambolo peraltro necessario, Uomini
che odiano le donne mi ha preso e ho finito col divorarlo, così come i
successivi due della trilogia Millennium.
Poi il romanzo è diventato
famoso ed è esploso il caso letterario che tutti conoscete. Milioni di copie
vendute in una caterva di traduzioni diverse, ben due film, e nel 2013 l’attesa
trasposizione nella versione
fumettistica della quale parleremo in questa sede.
Dirò subito che nella
riduzione dell’imponente romanzo di Stieg
Larsson gli autori del fumetto, lo sceneggiatore francese Sylvain Runberg e il disegnatore
spagnolo José Homs, a parer mio
hanno fatto un lavoro veramente ottimo: il fumetto nel complesso è suggestivo e
affascinante, una splendida sintesi delle oltre 670 pagine del romanzo
originale.
Non è facile condensare una
storia complessa nell’ambito di un volume a fumetti, ma Sylvain Runberg ha ridotto mirabilmente le complesse vicende ideate
da Larsson in modo fedele senza lasciar fuori nessuno degli aspetti più
importanti e chiarendo man mano gli enigmi che si presentano, sfrondandole del
superfluo in modo da mostrare solo l’essenziale. È ovvio che tale sintesi va a
scapito di una completa caratterizzazione psicologica di alcuni dei personaggi,
ma questo è uno scotto da pagare in qualsiasi adattamento.
Per quanto riguarda il
disegno lo stile è realistico con solo un leggero tocco di caricaturale quando José Homs ha ritenuto di dover “enfatizzare”
un personaggio per renderne meglio il carattere. Il disegnatore insiste
parecchio sui primi piani e sui dettagli, su inquadrature inusuali e con
una costruzione della gabbia molto
articolata, con forma e dimensioni delle singole vignette variata di continuo.
È apprezzabile l’uso del colore di fondo delle scene per sottolineare le varie
ambientazioni: le analessi delle tragiche violenze perpetrate dal serial killer in rosso cupo, i ricordi
in giallo, il mondo di Lisbeth in marrone scuro, il tutto in atmosfere cupe, talvolta
opprimenti, con disegni che trasmettono forza e dinamismo.
I personaggi sono
credibilissimi, molto di più di quelli del film che ne è stato tratto a suo
tempo. Nel film, per il personaggio di Lisbeth
Salander è stata selezionata un’attrice che secondo me per quel ruolo
risultava troppo matura come età, troppo alta e troppo poco trasgressiva, mentre nel fumetto sono stati azzeccati
perfettamente sia l’aspetto fisico che quello caratteriale.
Guardate quant’è bella
questa immagine:
Questa trasposizione
risulta buona sia per quelli che hanno già letto il romanzo, che apprezzeranno
il modo in cui Runberg & Homs
hanno reso il tutto, sia per chi invece non lo ha letto che si divertirà a scorrere
la complessa storia senza pregiudizi di sorta.
L’unica cosa che mi ha
lasciato perplesso è stata la scelta operata dallo sceneggiatore di modificare un aspetto del finale del
romanzo. Nella versione originale Blomqvist ritrova Harriet in una località
sperduta dell’Australia, intenta a dirigere un grande allevamento di ovini,
mentre nel fumetto arriva a rintracciarla mentre coordina un’agenzia di viaggi
a Tokio. Mah! Una variazione che non pregiudica nulla ai fini della storia, ma
sarei veramente curioso di conoscerne il motivo.
Il Lettore