In questo periodo in cui, mio
malgrado, riesco a leggere poco, mi sono imbarcato nella lettura di un romanzo
storico di più o meno mille pagine. Al
mio ritmo attuale di una pagina al
giorno la vedo pressoché infinita. Ma non disperate, prima o poi troverete
anche lui su questi schermi.
Poi domenica siamo stati
invitati a pranzo dalle mie nipoti,
una delle quali è una forte lettrice, e le ho saccheggiato la libreria. A sera,
tornato a casa, ho messo temporaneamente da parte l’ereader con il romanzo storico e ho iniziato questo Mio fratello rincorre i dinosauri di cui
avevo già sentito parlare qualche tempo fa.
La sera dopo era terminato.
Per fortuna ogni tanto
succede di leggere un libro molto buono.
Questo di Giacomo Mazzariol è la storia del
rapporto tra l’autore e suo fratello Giovanni,
affetto dalla sindrome di Down: dall’entusiasmo
iniziale per l’imminente nascita di un fratellino alla scoperta che questo
fratellino non sarebbe stato normale, dall’iniziale rifiuto, dalla vergogna e
dal non voler far sapere questo fatto alla propria cerchia di amici, alla completa
accettazione della sua condizione e di lui stesso. Un vero e proprio romanzo di
formazione adolescenziale.
Scritto molto bene, si legge
in tre ore al massimo senza cali di tensione e, cosa che non guasta mai, pur
trattando una tematica seria è anche
divertente. Tanto è vero che quando
è uscito ha avuto un discreto successo.
In fin dei conti il libro è
un invito per tutti ad accettare le conseguenze della presenza di questo
cromosoma in più con tutto ciò che ne deriva di buono e di meno buono, e di
considerare le persone che ne sono portatrici come ogni altro essere umano,
come si dovrebbe fare comunque e con chiunque.
La vicenda di Giacomo e Giovanni e di questo libro ha avuto una notevole ricaduta mediatica
anche per il filmato con cui si sono fatti conoscere su Youtube, dal titolo A simple
interview, e che potrete trovare qui (la mia era la 411.133esima
visualizzazione, tanto per farvi capire).
La cosa che non riusciranno
mai a farmi credere, comunque, è che questo romanzo l’abbia scritto per intero una
persona di soli diciannove anni.
Passi l’uso dei verbi, tutti inseriti
in modo perfetto (anche mio figlio a quindici anni padroneggiava l’uso dei
congiuntivi), passi l’assenza di refusi, passi l’uso dell’ironia perché anche
un adolescente può saper fare un buon uso dell’umorismo, la cosa che penso non
sia stata farina del sacco del Mazzariol è il ritmo. Tutte le vicissitudini narrate sono cadenzate in modo
perfetto, messe al momento giusto nel modo giusto da un professionista, inserite alternando spunti simpatici
ad altri che lo sono meno, alcune perfino risolte in modo ottimale a molte
pagine di distanza (vedi la scena del Pisone),
ai fini dell’insegnamento che intendeva fornire il libro.
Un ritmo così può averlo dato
solo una persona esperta, di quelle
che sanno ciò che stanno per fare, altro che un diciannovenne inesperto, e io
sospetto fortemente che i due ringraziati in postfazione, Fabio Geda e Francesco
Colombo, o chi insieme a loro, gli editors
della Einaudi, per esempio, abbiano fornito ben più del piccolo aiuto per il
quale sono ringraziati.
Senza comunque voler togliere
nulla all’autore.
Il Lettore