Questi scrittori che dopo
cinque anni dalla loro morte pubblicano ancora mi stupiscono non poco.
E sembra pure che nel
redigere questo libro sia stato “solo” aiutato da Mark Greaney, visto che mettono soltanto un “con” prima del suo
nome (in piccolo) nel titolo. Come se l’avesse scritto realmente il defunto Tom Clancy e Greaney avesse fornito giusto
un aiutino.
Fatto sta che lo stile è
quello di Clancy, i personaggi principali li ha creati lui, la tecnica di
costruzione del libro pure e potrebbe sembrare in effetti che il romanzo lo
abbia scritto lui stesso. Se non fosse già morto
da un pezzo.
Il fatto è che Clancy oltre
ai suoi personaggi ha contribuito a creare anche un caposaldo dell’editoria
americana che sarebbe un peccato smettere di sfruttare, e allora mettiamo pure
in bella vista il suo nome, l’importante è che la Rubicon Inc. continui a vendere come quando il suo principale creatore
di introiti era ancora vivo.
Perché dietro c’è un impero
non da poco basato sulla costruzione letteraria, dai romanzi ai film, dai videogiochi alle sceneggiature
ai saggi, tutti imperniati sul genere techno-thriller
del quale Clancy è stato il precursore.
E ci sono personaggi seriali
che hanno saputo conquistarsi il favore dei lettori a partire da Jack Ryan, l’uomo qualsiasi arrivato a
diventare pluri-presidente degli Stati Uniti, proseguendo con il letale John Clark, l’efficiente Dingo Chavez e altri ancora, per finire
con Jack Ryan Junior, il figlio del
Presidente che ha intrapreso la carriera di agente segreto. Tutti personaggi
che nel corso di parecchi romanzi sono passati attraverso evoluzioni personali
che ne hanno definito le più particolari caratteristiche e hanno contribuito a
far affezionare i lettori.
Mark
Greaney è stato bravo a
riprendere tutte quelle peculiarità e ad ampliarle sull’onda impostata da
Clancy che è quella del dare peso al coinvolgimento personale facendo muovere i
personaggi dell’autore primigenio su trame dettate dalla politica
internazionale: prima i russi al termine della Guerra Fredda, poi la lotta
contro la droga, la Cina e il terrorismo (di volta in volta nel corso di
diversi romanzi). Per finire con gli attualissimi contrasti degli Stati Uniti
con la Corea del Nord. Attualissimi e già obsoleti, a sentire le ultime notizie
(reali) di distensione tra le due Coree e il resto del mondo.
Nella corsa romanzesca del
regime coreano a cercare di sfruttare immensi giacimenti di terre rare e trovare
quindi i soldi per approfondire un programma nucleare si
intromettono i soliti agenti segreti statunitensi (quelli del “Campus” e già protagonisti degli altri
romanzi), e l’intelligence coreana
decide allora di eliminare direttamente il Presidente degli Stati Uniti facendo
esplodere una grossa bomba nel corso di una visita di Jack Ryan a Città del Messico. Ovviamente Ryan si salva e l’autore
sposta l’attenzione del lettore sulla vendetta a cui darà corso e su altre
vicende strettamente personali. Come riusciranno i “nostri” a scoprire e
neutralizzare gli attentatori? Riuscirà
il direttore della miniera di terre rare a salvarsi nonostante il dittatore Choi
Ji-hoon, alter ego del reale Kim Jong-un, lo abbia già praticamente
condannato a morte? Riuscirà la spia americana infiltrata a scappare dalla
Corea del Nord?
Facendo ricorso ai più
moderni ritrovati tecnologici le azioni intraprese andranno quasi tutte in
porto, in un succedersi di azioni scontate e già viste in passato (ma che sono
in ogni caso scritte bene), in un romanzetto che si legge, sì, ma che alla fine
risulta abbastanza monotono nonostante l’azione e moderatamente deludente.
Tanto è vero che per terminarlo, come ho anticipato la settimana scorsa, ci ho
messo quindici giorni.
Nulla a che vedere con i
primi romanzi del vero Clancy,
quelli per i quali è diventato meritatamente famoso.
Il Lettore