E rifocilliamoci con uno dei
miei autori preferiti, che stavolta ha dato vita ad un nuovo romanzo di
formazione adolescenziale: Joe R.
Lansdale questa volta si cala nei panni di una diciassettenne alquanto duretta e disillusa che racconta la sua
storia in prima persona, ambientandola in un contesto caro all’autore: quello
del cinema drive-in, tanto popolare
nella cultura americana, e sul quale Lansdale aveva già collocato una trilogia
alquanto dura e fantasiosa.
Ma in questo caso ne fa una
cosa completamente diversa.
Dot è una ragazza già provata dalla vita, ma
con desideri che vanno oltre il restare per tutta la vita a servire
consumazioni ai clienti del drive-in
scivolando sui pattini a rotelle. Di famiglia povera, abbandonata dal padre scomparso dopo essere andato a comprare
le sigarette, la diciassettenne guarda a tutto e a tutti con cinismo ma senza rassegnazione, e se
c’è da combattere non si tira indietro. Un’altra occasione per Lansdale di
aggiungere materiale al suo universo di umanità derelitta, povera ma qualche
volta onorevole, nel quale in genere gli uomini, o perlomeno certi tipi di
uomini, non fanno di certo una bella figura.
“— Ci siamo sposate tutte e due troppo presto,
e con uomini sbagliati.
—
Almeno mio marito è morto giovane, — le
disse nonna. — Non è scappato.
—
Grazie, — disse mamma. — Questo mi fa
sentire molto meglio.
—
Non era mia intenzione farti sentire
meglio, — disse nonna.
—
Lo sospettavo, — disse mamma.”
Quando uno è un
professionista è un professionista: Lansdale si cala nei panni di una ragazza
di soli 17 anni e resta del tutto plausibile come se il romanzo l’avesse
scritto veramente una ragazza di 17 anni. Come al solito i dialoghi sono
frizzanti, metafore e similitudini azzeccate ed estremamente fantasiose, e una
differenza che ho riscontrato con gli altri romanzi di Lansdale è che in
questo, udite udite, non ci sono parolacce
né morti ammazzati. Solo la voglia di lottare adolescenziale, che peraltro contribuisce
a rendere Dot capace di ridurre come
un cencio a sprangate il cognato dopo che l’uomo da ubriaco aveva picchiato la
sorella di lei.
Per il resto una storia
“quasi” normale, con Dot che cerca
il riscatto da una vita grama, si impegna per concretizzare occasioni future, sia
di studio che lavorative, decide di rintracciare il padre scomparso per avere direttamente
da lui una spiegazione dell’abbandono e riesce anche a far innamorare di sé un
giovane bello e ricco. E Lansdale è talmente bravo da non far apparire sdolcinato il tutto.
Alla fine lo scrittore
assicura il lettore che in questo caso ha raccontato una storia del tutto successa
realmente e forse è per questo che il romanzo magari non merita di collocarsi
tra i migliori in assoluto di Lansdale, ma resta comunque molto piacevole e
nettamente al di sopra della media.
Non c’è che dire, bravo come
al solito.
Il Lettore