Ho cominciato a interessarmi
all’enigmistica da adolescente, e uno dei ricordi più vividi di quel periodo è
la costante difficoltà di riuscire a portare a termine il cruciverba a schema libero di pag. 41 de La Settimana Enigmistica. Difficilmente riuscivo a completarlo, vuoi
per mancanza di esperienza o per carenza di cultura, ma ricordo ancora come le
definizioni fossero sempre intelligenti e prive delle astrusità che
caratterizzano schemi di altri giornali.
Pian piano, man mano che continuavo
ad affezionarmi a questo tipo di passatempo, sono riuscito a portarli a termine
tutti e anch’io ho cominciato a chiamare quel particolare schema con il
nomignolo col quale era già famoso tra gli affezionati: il “Bartezzaghi”.
“Bartezzaghi” dal nome del
suo storico autore, Piero Bartezzaghi,
rinomato enigmista e padre di quello Stefano
Bartezzaghi che ha seguito in parte le orme paterne dedicandosi anche lui
allo studio del linguaggio (il relatore della sua tesi in semiotica è stato Umberto Eco) e all’enigmistica come naturale
conseguenza.
Bartezzaghi figlio, oltre a
inventare anche lui cruciverba (come suo fratello Alessandro) e giochi di parole e a tenere rubriche su quotidiani e
settimanali famosi, è anche autore di parecchi libri sull’argomento, tra i
quali spicca questo Lezioni di
enigmistica che si può considerare come un interessante manuale di
avvicinamento a questa complessa branca sia dello scibile che del divertimento
umano.
Nel libro l’autore specifica
come l’enigmistica può essere divisa in tre
grandi settori: l’enigmistica cosiddetta “popolare” e costituita dai più
svariati tipi di cruciverba e di rebus, “un’enigmistica un po’ disprezzata dai cultori della seconda enigmistica,
che la ritengono troppo facile…” dice lo stesso Bartezzaghi, riferendosi
agli amanti dell’enigmistica del secondo tipo, cioè quella detta classica, e che dai suoi appassionati è
considerata una vera e propria forma d’arte. Stiamo parlando di enigmi,
crittografie e tutti quei giochi a base di parole che esistevano prima dell’invenzione
del cruciverba. Il terzo settore è invece riservato a ciò che non è
classificabile, come una qualsiasi domanda che richiede una risposta o le infinite
possibilità offerte dalla permutazione delle lettere dell’alfabeto.
Bartezzaghi spiega come il
primo e il secondo tipo di enigmistica non esisterebbero senza il terzo, e
quindi passa a illustrare tutti i giochi
possibili dei primi due settori, chiarendo come funzionano i rebus e quali sono i trucchi per
risolverli, cosa sono le crittografie,
sciarade, indovinelli, bifronti e palindromi, anagrammi e ambigrammi,
per proseguire con gli svariati tipi di cruciverba,
come si distinguono quelli più o meno “belli” e per quali ragioni lo sono, e
perfino fornendo consigli sul come si costruiscono.
E non mancano neppure sezioni
sulla storia dell’enigmistica o sul suo futuro, un glossario e una bibliografia
di testi e giornali per esperti o dilettanti. Una completa enciclopedia dell’argomento.
Ho letteralmente divorato questo interessantissimo “manuale”,
scritto benissimo e di una chiarezza esemplare, divertendomi nel leggere i
numerosissimi esempi che Bartezzaghi riporta a esplicazione di ogni tipologia
di gioco e imparando anche qualcosa, come ad esempio la tecnica di risolvere
gli anagrammi “rompendo i legami
subatomici tra le lettere”.
Sì, ma… costruendo poligoni
geometrici o righe sfalsate di vocali e consonanti?
Il Lettore enigmista
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