mercoledì 23 marzo 2016

Lezioni di enigmistica

Ho cominciato a interessarmi all’enigmistica da adolescente, e uno dei ricordi più vividi di quel periodo è la costante difficoltà di riuscire a portare a termine il cruciverba a schema libero di pag. 41 de La Settimana Enigmistica. Difficilmente riuscivo a completarlo, vuoi per mancanza di esperienza o per carenza di cultura, ma ricordo ancora come le definizioni fossero sempre intelligenti e prive delle astrusità che caratterizzano schemi di altri giornali.
Pian piano, man mano che continuavo ad affezionarmi a questo tipo di passatempo, sono riuscito a portarli a termine tutti e anch’io ho cominciato a chiamare quel particolare schema con il nomignolo col quale era già famoso tra gli affezionati: il “Bartezzaghi”.




“Bartezzaghi” dal nome del suo storico autore, Piero Bartezzaghi, rinomato enigmista e padre di quello Stefano Bartezzaghi che ha seguito in parte le orme paterne dedicandosi anche lui allo studio del linguaggio (il relatore della sua tesi in semiotica è stato Umberto Eco) e all’enigmistica come naturale conseguenza.
Bartezzaghi figlio, oltre a inventare anche lui cruciverba (come suo fratello Alessandro) e giochi di parole e a tenere rubriche su quotidiani e settimanali famosi, è anche autore di parecchi libri sull’argomento, tra i quali spicca questo Lezioni di enigmistica che si può considerare come un interessante manuale di avvicinamento a questa complessa branca sia dello scibile che del divertimento umano.
Nel libro l’autore specifica come l’enigmistica può essere divisa in tre grandi settori: l’enigmistica cosiddetta “popolare” e costituita dai più svariati tipi di cruciverba e di rebus, “un’enigmistica un po’ disprezzata dai cultori della seconda enigmistica, che la ritengono troppo facile…” dice lo stesso Bartezzaghi, riferendosi agli amanti dell’enigmistica del secondo tipo, cioè quella detta classica, e che dai suoi appassionati è considerata una vera e propria forma d’arte. Stiamo parlando di enigmi, crittografie e tutti quei giochi a base di parole che esistevano prima dell’invenzione del cruciverba. Il terzo settore è invece riservato a ciò che non è classificabile, come una qualsiasi domanda che richiede una risposta o le infinite possibilità offerte dalla permutazione delle lettere dell’alfabeto.
Bartezzaghi spiega come il primo e il secondo tipo di enigmistica non esisterebbero senza il terzo, e quindi passa a illustrare tutti i giochi possibili dei primi due settori, chiarendo come funzionano i rebus e quali sono i trucchi per risolverli, cosa sono le crittografie, sciarade, indovinelli, bifronti e palindromi, anagrammi e ambigrammi, per proseguire con gli svariati tipi di cruciverba, come si distinguono quelli più o meno “belli” e per quali ragioni lo sono, e perfino fornendo consigli sul come si costruiscono.
E non mancano neppure sezioni sulla storia dell’enigmistica o sul suo futuro, un glossario e una bibliografia di testi e giornali per esperti o dilettanti. Una completa enciclopedia dell’argomento.
Ho letteralmente divorato questo interessantissimo “manuale”, scritto benissimo e di una chiarezza esemplare, divertendomi nel leggere i numerosissimi esempi che Bartezzaghi riporta a esplicazione di ogni tipologia di gioco e imparando anche qualcosa, come ad esempio la tecnica di risolvere gli anagrammi “rompendo i legami subatomici tra le lettere”.
Sì, ma… costruendo poligoni geometrici o righe sfalsate di vocali e consonanti?
Il Lettore enigmista

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