giovedì 17 marzo 2016

Il cimitero dei vangeli segreti

E per restare in tema di frasi pubblicitarie impresse in copertina (in quarta) per spingere ad acquistare il libro di turno, vi segnalo anche queste: “Un thriller inquietante come Stieg Larrson, avvincente come Il silenzio degli innocenti…
Ma siamo seri… chi ci cade più? Io no, perché non ho sborsato quattrini nemmeno per questo romanzo e in ogni caso non l’avrei fatto, ma forse molti addetti al commerciale delle case editrici pensano ancora che paragonare qualsiasi romanzo a quelli veramente belli e conosciuti faccia ancora vendere, e forse hanno ragione loro: il numero degli imbecilli è sempre maggiore di quanto uno possa credere.
E ancora: il titolo del libro è Il cimitero dei vangeli segreti, ma non sperate di trovarvi cimiteri in cui sono abbandonati libri sacri, o che vi si parli di vangeli apocrifi et similia, perché il titolo non c’entra proprio nulla con il contenuto, né richiama nemmeno lontanamente la trama. Sì, c’è un prete di mezzo, basta. Un’altra geniale trovata delle nostre case editrici, tanto è vero che l’originale faceva The Priest’s Graveyard, ed era almeno un pochino più sensato.




Al protagonista Danny Hansen vengono stuprate e uccise sotto gli occhi la madre e le sorelle durante la guerra nell’ex Iugoslavia, e in seguito a questa tragedia il ragazzo dapprima si trasforma in un esperto combattente e quindi, trasferitosi negli Stati Uniti, frequenta il seminario e diventa un prete dedicando la sua vita ad aiutare il prossimo.
Un prete con un hobby particolare: nel suo tempo libero Danny rapisce persone abiette, assassini, stupratori, pedofili, i cosiddetti “cattivi” insomma, e cerca di convincerle a ravvedersi cambiando del tutto il loro modo di essere. Se lo fanno buon per loro, altrimenti Danny le uccide senza stare a pensarci più di tanto. Il cosiddetto angelo vendicatore al di fuori della legge.
Il problema sorge quando libera una vittima, Renee Gilmore, dai suoi aguzzini e i due finiscono ovviamente con l’innamorarsi complicandosi non poco la vita e dando origine a una serie di peripezie nelle quali la tematica di fondo è se sia lecito ed eticamente sostenibile usare il male per combattere il male.
Un romanzo leggibile, scritto bene a parte qualche esagerazione nel comportamento dei protagonisti e che ti permette di arrivare ad un finale un poco sbrigativo ma in fondo plausibile. Non così buono da spingerti a leggere di nuovo lo stesso autore, ma tutto sommato decente.
Una tecnica particolare usata da Ted Dekker è quella di impiegare due narratori diversi per lo svolgimento della trama: le parti in cui agisce Danny sono raccontate in terza persona dal classico narratore onnisciente, mentre il punto di vista di Renee è raccontato da lei stessa in prima persona. Schiribizzi autoriali, ma in fondo la cosa non dà fastidio e contribuisce alla fluidità dell’insieme.
Il Lettore 

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