E per restare in tema di
frasi pubblicitarie impresse in copertina (in quarta) per spingere ad
acquistare il libro di turno, vi segnalo anche queste: “Un thriller inquietante come Stieg
Larrson, avvincente come Il silenzio
degli innocenti…”
Ma siamo seri… chi ci cade
più? Io no, perché non ho sborsato quattrini nemmeno per questo romanzo e in
ogni caso non l’avrei fatto, ma forse molti addetti al commerciale delle case editrici pensano ancora che
paragonare qualsiasi romanzo a quelli veramente belli e conosciuti faccia
ancora vendere, e forse hanno ragione loro: il numero degli imbecilli è sempre maggiore di quanto
uno possa credere.
E ancora: il titolo del libro
è Il cimitero dei vangeli segreti,
ma non sperate di trovarvi cimiteri in cui sono abbandonati libri sacri, o che vi
si parli di vangeli apocrifi et similia,
perché il titolo non c’entra proprio nulla con il contenuto, né richiama
nemmeno lontanamente la trama. Sì, c’è un prete di mezzo, basta. Un’altra
geniale trovata delle nostre case editrici, tanto è vero che l’originale faceva
The Priest’s Graveyard, ed era almeno
un pochino più sensato.
Al protagonista Danny Hansen vengono stuprate e uccise sotto
gli occhi la madre e le sorelle durante la guerra nell’ex Iugoslavia, e in
seguito a questa tragedia il ragazzo dapprima si trasforma in un esperto
combattente e quindi, trasferitosi negli Stati Uniti, frequenta il seminario e diventa
un prete dedicando la sua vita ad
aiutare il prossimo.
Un prete con un hobby particolare: nel suo tempo libero
Danny rapisce persone abiette,
assassini, stupratori, pedofili, i cosiddetti “cattivi” insomma, e cerca di
convincerle a ravvedersi cambiando del tutto il loro modo di essere. Se lo
fanno buon per loro, altrimenti Danny le uccide
senza stare a pensarci più di tanto. Il cosiddetto angelo vendicatore al di
fuori della legge.
Il problema sorge quando
libera una vittima, Renee Gilmore,
dai suoi aguzzini e i due finiscono ovviamente con l’innamorarsi complicandosi
non poco la vita e dando origine a una serie di peripezie nelle quali la
tematica di fondo è se sia lecito ed eticamente sostenibile usare il male per
combattere il male.
Un romanzo leggibile, scritto bene a parte qualche
esagerazione nel comportamento dei protagonisti e che ti permette di arrivare
ad un finale un poco sbrigativo ma in fondo plausibile. Non così buono da
spingerti a leggere di nuovo lo stesso autore, ma tutto sommato decente.
Una tecnica particolare usata
da Ted Dekker è quella di impiegare
due narratori diversi per lo svolgimento della trama: le parti in cui agisce
Danny sono raccontate in terza persona dal classico narratore onnisciente, mentre il punto di vista di Renee è
raccontato da lei stessa in prima
persona. Schiribizzi autoriali, ma in fondo la cosa non dà fastidio e
contribuisce alla fluidità dell’insieme.
Il Lettore
Nessun commento:
Posta un commento