4 – IL LAYOUT
Ovverossia l’impaginazione.
Di solito i manuali di
scrittura cominciano parlando dei contenuti, io invece voglio essere originale
e preferisco partire dalla fine. Questo perché, come sostenevo in precedenza,
dovete consentire al Valutatore che
avrà sotto gli occhi il vostro elaborato di arrivare fino in fondo, e un ottimo
modo di iniziare è quello di sottoporgli un testo esteticamente gradevole.
Odio quando sono costretto a leggere un Times New Roman corpo 9 a interlinea
singola che riempie una pagina senza margini con più di 900 parole: mi
indispone all’impatto, prima ancora di cominciare a leggere la prima riga. Mi
irrita, e questo significa che non sono certo nello stato d’animo adatto a
giudicare benevolmente lo scritto. E
non venite a dirmi che potrei ingrandirlo sullo schermo… non regge comunque. Tra
l’altro, una tale impaginazione significa che l’autore non ha nemmeno riletto il proprio testo, altrimenti si sarebbe
accorto della difficoltà di lettura in cui si stava impelagando, e da ciò
deriva che il testo stesso sarà anche pieno zeppo di errori di qualsiasi tipo. Ne
consegue anche che quell’autore il proprio testo non lo ama neanche abbastanza
da controllarlo e dotarlo di un minimo di qualità estetica, non parliamo
dell’averselo gustato per se stesso.
Quindi.
Dal momento che potete
scrivere come vi pare: a matita, con
la biro, con la stilografica, sul tablet, sul telefono cellulare (contenti
voi…) o incidendo una tavoletta d’argilla, ma prima o poi sarete costretti a
riportare la vostra creazione su un computer,
nel momento in cui metterete le mani su una tastiera la prima cosa da fare sarà
organizzare un layout di pagina gradevole. Non pensate che questo non sia
importante. Toglietevi dalla testa che quello
che conta sono i contenuti… o che quello che scrivo è arte pura… intanto
badate a far arrivare fino in fondo chi legge.
Ognuno può scegliere la
soluzione che più lo soddisfa, a patto che sia sobria ed esteticamente piacevole. Non fornite un testo scritto in
caratteri strani (mai!), ma usate un font
che sia facilmente leggibile sullo schermo. Nel mio libro consigliavo font come Garamond, Georgia, Verdana, Palatino Linotype, Bodoni, Century
Schoolbook, Rockwell e anche lo stesso Times
New Roman a patto che sia scritto almeno in corpo 14. E aggiungevo che l’adoperare
caratteri estrosi, a meno che non vi sia una ragione più che valida per farlo
(cioè mai…), serve solo a far indispettire chi legge. Considerate che un
carattere sans serif come Verdana possiede una leggibilità migliore a schermo,
mentre un carattere con grazie come Garamond è più piacevole da leggere stampato su carta.
A me piace scrivere
direttamente nel layout finale di stampa, perché rileggo spessissimo ciò che ho
scritto e ogni volta mi piace confrontarmi con un’estetica della pagina
gradevole. Quindi in corso di scrittura dei miei elaborati uso la seguente
impaginazione:
foglio: formato A4 verticale;
margini: superiore 3.6 cm, inferiore 3.6,
sinistro 3.5, destro 3.5;
carattere del testo: Georgia corpo 13;
titoli capitoli: centrati corpo 16;
interlinea: minima 20 punti;
allineamento: giustificato;
rientro prima riga paragrafo: 0.7;
nessuna spaziatura ulteriore tra un paragrafo e l’altro;
sillabazione automatica attivata;
numerazione delle pagine: in basso al centro.
Ne risulta una pagina che
contiene 31 righe con un numero di caratteri (compresi gli spazi) di circa
1800 e un numero di parole variabile tra 280 e 320, ricalcando mediamente lo standard di cartella
editoriale. Fate una prova con il vostro programma di videoscrittura e
rendetevi conto di come viene il risultato.
Un ulteriore aspetto
importante del layout è la gestione
degli “a capo”.
Scrivendo di getto, molto
spesso si trascura di separare il testo in paragrafi, ma al contrario questo
risulta basilare per “dare respiro” alla trattazione, per scindere concetti o
scene leggermente diversi, per concedere una pausa al lettore e, non ultimo,
per consentire a quest’ultimo di interrompere
la lettura in corrispondenza di una sia pur minima sospensione alla quale
poi gli sarà facile riallacciarsi quando riprenderà a leggere. Con questo non
voglio assolutamente incoraggiare coloro che inseriscono un “a capo” dopo ogni
frase, anzi, ma dal momento che non credo vi chiamiate Marcel Proust, se fossi in voi eviterei di comporre paragrafi
lunghi più di una ventina di righe senza spezzarli.
Fate qualche esperimento, rileggete spesso il vostro elaborato, e
vi accorgerete come l’adottare questi semplici consigli apporterà ben presto un
sensibile miglioramento anche alla qualità della vostra scrittura.
Provare per credere.
Lo Scrittore Insegnante
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