Fosse per me, questo è uno
di quei libri che non avrei mai letto.
Non che abbia qualcosa
contro Corrado Augias, non mi ha
fatto proprio nulla, ma non mi sarebbe mai passato per la mente di leggere un
suo libro, né tantomeno di comperarlo. Stessa cosa, del resto, per gli altri
giornalisti sia televisivi che della carta stampata, da Vespa a Santoro, da
Pansa a diocenescampi Gramellini.
Ma l’altra mattina, tanto
bene, il mio alter ego letterario,
quello che in altri post avevo chiamato
Sergio, è sceso dalla macchina porgendomi questo libro e dicendo: “Tieni, stroncalo tu…”, scaricando quindi
su di me la rabbia che aveva con se stesso per aver sprecato ben 5 euri al solito
negozietto di libri usati (anche lui non l’avrebbe mai preso, da nuovo).
La cosa ovvia è che così
facendo ha stuzzicato la mia curiosità e, appena terminato di leggere i volumi
dei quali avete letto le recensioni nei giorni scorsi, l’ho aperto subito per
capire il perché a lui non fosse piaciuto.
Diciamo subito che a
differenza sua non l’ho trovato così orrendo da dover essere stroncato: del
resto è sempre scritto da un giornalista che sa fare il suo mestiere, con un
suo stile consolidato, con un mestiere affinato nel corso degli anni. Solo che
il pretendere di svelare I segreti di
New York in 340 pagine mi sa come tentare di spiegare la Teoria delle Stringhe prendendo come
esempio i lacci delle scarpe. Il titolo avrebbe dovuto limitarsi ad essere Qualcuno dei segreti di New York, ma
così avrebbe sicuramente venduto di meno, o ancora meglio, parodiando la
Wertmuller, Alcuni dei segreti di alcuni
dei personaggi che hanno vissuto più o meno a lungo a New York in un qualche
periodo della loro vita.
Perché il libro non è altro
che questo: il racconto di alcuni
fatti che sono successi ad alcuni
personaggi, più o meno noti, che sono transitati per la grande Mela: da
Melville a La Guardia, da Poe a Petrosino a Meucci eccetera, solo alcuni,
scelti non si sa con quale criterio, tra i milioni di persone che hanno abitato
la metropoli. Va be’, certo, non è che si poteva stare a raccontare i segreti
di tutti.
E non nego che alcuni di questi segreti siano anche
interessanti e accrescano il bagaglio di cultura
generale di chi ne venga edotto, ma tutto sommato il libro si riduce a una
lettura alle volte anche noiosetta, quando non confusionaria per la notevole
quantità di allacci e rimandi che condiscono quasi tutte le storie. E resta
sempre il dubbio su quali saranno stati i segreti di tutti quelli che Augias
non ha nominato.
E poi certo, se magari
potrebbe essere anche stato interessante sapere i particolari delle procedure
di smistamento degli immigrati a Ellis Island, del venire a conoscenza delle
misure spropositate del pene di Basquiat ne avrei potuto fare tranquillamente
a meno.
Il Lettore
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