mercoledì 29 ottobre 2014

Un indovino mi disse

Ovvero: il potere della superstizione. Quando anche un giornalista esperto e navigato come Tiziano Terzani si lascia influenzare dagli oracoli, allora viene da pensarci due volte a passare sotto una scala. Poi magari ci passi sotto lo stesso, ma pensare ci pensi. I gatti neri no, mai, mi piacciono troppo anche solamente per pensare di evitarli, a parte il fatto che dal momento che ne ho uno in casa dovrei cambiare strada trenta volte al giorno.


Non c’è gusto a recensire questo Un indovino mi disse. Primo perché lo conoscono tutti, come tutti conoscono Terzani, secondo perché è scritto troppo bene, da un vero professionista come lui era. Punto. Non è che ci sia molto d’altro da dire. A quei pochi che non l’avessero mai sentito nominare dirò solo: leggetelo.
Ma come post sarebbe troppo breve, e allora spiegherò anche che il plot del libro nasce da un allarmante responso fornito a Terzani da un indovino cinese, il quale lo avvertì che il 1993 sarebbe stato un anno per lui infausto, nel quale avrebbe rischiato di morire, e in particolare lo esortò a evitare i viaggi aerei. Capirete, togliere l’aereo a un giornalista internazionale è come costringere Pistorius a correre la finale dei 100 senza protesi (ammesso che in galera abbiano una pista per l’atletica).
Ma Terzani accoglie il consiglio e lo trasforma in una sfida: riesce a convincere i suoi datori di lavoro (a quel tempo era corrispondente di Der Spiegel) a lasciarlo viaggiare solo in nave e in treno, e si lancia in una scorribanda attraverso tutta l’Asia toccando Laos, Birmania, Thailandia, Cina e altri stati e su fino alla Mongolia e alla Russia da poco smembrata, stendendo nel frattempo una serie di reportage che in seguito sarebbero diventati questo libro. È finalmente l’occasione che Terzani aveva atteso per scrivere non solo di personaggi famosi come doveva fare per lavoro, ma della gente comune, dell’uomo di strada, degli usi e delle abitudini di paesi così lontani dal nostro pensiero di civiltà. Nel suo stile semplice ma coinvolgente Terzani parla di tradizioni, di rapidi cambiamenti, con un tocco di ironia e un occhio di riguardo ad ascoltare i pensieri di maghi, santoni, chiromanti e sciamani. Chissà, forse sperava che potessero annullare la “sentenza” del cinese? E cosa sarebbe successo se avesse ignorato l’avvertimento non si saprà mai, fatto sta che lo scrittore è morto undici anni dopo quel fatidico 1993.
Un perfetto libro di viaggio, e devo ammettere che tra tutti quelli che ho letto dell’autore fiorentino questo è senz’altro il migliore.
Il Lettore 

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