Su queste pagine non si
dovrebbe parlare di politica perché, come sostiene un altro blogger
del quale non faccio il nome, questo potrebbe non essere gradito dai lettori.
Ma nel recensire questo
libretto non posso fare a meno di pensare come esso risulti aderente ai tempi
che stiamo vivendo, nei quali è la
politica la causa principale di un fenomeno che mai prima d’ora si era
manifestato in maniera così virulenta come oggi, oserei dire epidemica.
Un fenomeno che i nostri “governanti” (le virgolette sono messe apposta,
a buon intenditor…) cercano di occultare, di non far risaltare, di nascondere
per fingere e far sembrare che tutto stia andando per il verso giusto, state
tranquilli, non è successo nulla, la crisi sta finendo, intascate questi
ottanta euro e zitti, che mettiamo tutto a posto noi.
Ma ogni suicidio resta
sempre una tragedia definitiva per chi lo attua, immane per chi resta.
Purtroppo in questi ultimi
tempi tante persone sono state costrette a questo passo, e uno Stato
democratico non può e non deve
trincerarsi dietro una cortina di nebbia e ignorare bellamente dei fatti che
sono comunque sotto gli occhi di tutti. Ma mi domando, stiamo vivendo in uno
Stato democratico?
Per fortuna su questo tema
qualcuno ci scherza anche sopra, forse perché vive in Inghilterra e non in
Italia. Andy Riley ha immaginato un
mondo abitato di paffuti e teneri coniglietti, la cui unica attività è quella
di cercare la maniera più cervellotica per mettere fine alla propria esistenza
senza mai esplicitare una motivazione valida che li spinga a farlo.
Il
libro dei coniglietti suicidi
è un volumetto uscito nel 2003 e al quale subito hanno fatto seguito Il ritorno dei coniglietti suicidi, Il superlibro dei coniglietti suicidi e
Altri coniglietti altri suicidi, per
un totale di centinaia di migliaia di copie vendute. Sono libricini in cui ogni
pagina è una vignetta nella quale uno o più coniglietti si ingegnano in ogni
modo di ammazzarsi scegliendo allo scopo
i metodi più fantasiosi ed efferati.
L’altro giorno mio figlio
mi ha domandato: Papà, che cos’è la
faglia di San Andreas? Dopo avergli spiegato esaurientemente cosa fosse,
forte delle mie conoscenze sul tema e tirando in ballo anche il terremoto di San
Francisco del 1906, gli ho chiesto cosa avesse innescato la domanda, e la risposta è stata che non aveva capito una
vignetta di questo libro nella quale un coniglietto sfrutta una delle caratteristiche
di una faglia trascorrente per porre
fine ai suoi giorni. C’è anche questo, oppure questo:
O quest’altro:
O metodologie più
complesse:
Tirando in ballo spesso
anche riferimenti a film o fumetti molto conosciuti. Ogni riquadro, in un bianco
e nero dal tratto semplicissimo, propone un coniglietto che tenta o attua il
suicidio in modo diverso. Nei modi più disparati e cervellotici. E ad ogni
vignetta tu non sai mai se sorridere per la macabra fantasia dell’autore o
lasciarti inorridire dal raccapriccio.
Giornalisti e psicologi si
sono domandati il perché di un tale successo di vendite per un libro che tratta
un argomento così difficile come la morte autoinflitta, e hanno scritto delle erudite
interpretazioni sviscerando il problema fin negli angoli più nascosti della
mente umana. Ma forse la risposta è molto semplice: siamo sempre portati a
sorridere, anche della morte, proprio della morte, per poterla esorcizzare.
Fatto sta che la fervida
fantasia dell’autore ti porta a ridere spesso scorrendo le vignette, e ti fa
anche dimenticare l’esorbitante prezzo di copertina.
A proposito, mi viene in
mente che in quella comunità di coniglietti i politici devono essere ben
peggiori dei nostri.
Il Lettore
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