martedì 21 ottobre 2014

Il libro dei coniglietti suicidi

Su queste pagine non si dovrebbe parlare di politica perché, come sostiene un altro blogger del quale non faccio il nome, questo potrebbe non essere gradito dai lettori.

Ma nel recensire questo libretto non posso fare a meno di pensare come esso risulti aderente ai tempi che stiamo vivendo, nei quali è la politica la causa principale di un fenomeno che mai prima d’ora si era manifestato in maniera così virulenta come oggi, oserei dire epidemica.
Un fenomeno che i nostri “governanti” (le virgolette sono messe apposta, a buon intenditor…) cercano di occultare, di non far risaltare, di nascondere per fingere e far sembrare che tutto stia andando per il verso giusto, state tranquilli, non è successo nulla, la crisi sta finendo, intascate questi ottanta euro e zitti, che mettiamo tutto a posto noi.
Ma ogni suicidio resta sempre una tragedia definitiva per chi lo attua, immane per chi resta.
Purtroppo in questi ultimi tempi tante persone sono state costrette a questo passo, e uno Stato democratico non può e non deve trincerarsi dietro una cortina di nebbia e ignorare bellamente dei fatti che sono comunque sotto gli occhi di tutti. Ma mi domando, stiamo vivendo in uno Stato democratico?

Per fortuna su questo tema qualcuno ci scherza anche sopra, forse perché vive in Inghilterra e non in Italia. Andy Riley ha immaginato un mondo abitato di paffuti e teneri coniglietti, la cui unica attività è quella di cercare la maniera più cervellotica per mettere fine alla propria esistenza senza mai esplicitare una motivazione valida che li spinga a farlo.


Il libro dei coniglietti suicidi è un volumetto uscito nel 2003 e al quale subito hanno fatto seguito Il ritorno dei coniglietti suicidi, Il superlibro dei coniglietti suicidi e Altri coniglietti altri suicidi, per un totale di centinaia di migliaia di copie vendute. Sono libricini in cui ogni pagina è una vignetta nella quale uno o più coniglietti si ingegnano in ogni modo di ammazzarsi scegliendo  allo scopo i metodi più fantasiosi ed efferati.


L’altro giorno mio figlio mi ha domandato: Papà, che cos’è la faglia di San Andreas? Dopo avergli spiegato esaurientemente cosa fosse, forte delle mie conoscenze sul tema e tirando in ballo anche il terremoto di San Francisco del 1906, gli ho chiesto cosa avesse innescato la domanda,  e la risposta è stata che non aveva capito una vignetta di questo libro nella quale un coniglietto sfrutta una delle caratteristiche di una faglia trascorrente per porre fine ai suoi giorni. C’è anche questo, oppure questo:


O quest’altro:


O metodologie più complesse:


Tirando in ballo spesso anche riferimenti a film o fumetti molto conosciuti. Ogni riquadro, in un bianco e nero dal tratto semplicissimo, propone un coniglietto che tenta o attua il suicidio in modo diverso. Nei modi più disparati e cervellotici. E ad ogni vignetta tu non sai mai se sorridere per la macabra fantasia dell’autore o lasciarti inorridire dal raccapriccio.
Giornalisti e psicologi si sono domandati il perché di un tale successo di vendite per un libro che tratta un argomento così difficile come la morte autoinflitta, e hanno scritto delle erudite interpretazioni sviscerando il problema fin negli angoli più nascosti della mente umana. Ma forse la risposta è molto semplice: siamo sempre portati a sorridere, anche della morte, proprio della morte, per poterla esorcizzare.
Fatto sta che la fervida fantasia dell’autore ti porta a ridere spesso scorrendo le vignette, e ti fa anche dimenticare l’esorbitante prezzo di copertina.
A proposito, mi viene in mente che in quella comunità di coniglietti i politici devono essere ben peggiori dei nostri.


Il Lettore 

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