giovedì 16 ottobre 2014

La sezione aurea

Pubblico la recensione di questo La sezione aurea perché mi ha incuriosito il trovarlo pochi giorni fa nella classifica dei 100 libri più venduti della settimana: la prima edizione infatti è uscita nel 2002, mentre io avevo comperato e letto a suo tempo una ristampa del 2010.

Sono contento per l’autore: io l’avevo trovato molto affascinante.


Il sottotitolo è: Storia di un numero e di un mistero che dura da tremila anni
E qual è il numero in questione?
Semplice: 1.618… (unovirgolaseicentodiciottoecceteraeccetera) dove i puntini stanno ad indicare una sequenza infinita di altre cifre non ripetitive. E che cos’ha di particolare questo numero? Che è un numero irrazionale, cioè non può essere ottenuto con una divisione tra numeri interi. 
E allora? Sai quanto ce ne può freg… calma, fatemi finire, dicevo che è un numero irrazionale come il Pi greco, il famoso 3.14… che tutti conoscono, e che questo 1.618…, altrimenti detto Phi (Φ), rappresenta un’entità chiamata sezione aurea la cui definizione esatta è la seguente: la sezione aurea è il rapporto fra due lunghezze disuguali, delle quali la maggiore è medio proporzionale tra la minore e la somma delle due.
E perché questo numero è così importante? Mi andrebbe di rispondervi: leggetevi il libro di Mario Livio, ma rischierei di apparire alquanto antipatico. In effetti detta così può sembrare ostica, ma il fatto è che questo rapporto, cioè questo numero Phi, lo ritroviamo in talmente tante situazioni naturali che c’è di che sbalordirsi: basta saperlo scoprire. Phi esiste nelle foglie degli alberi, nelle spire di una conchiglia, nella disposizione dei semi di una mela, negli avvolgimenti della coda di un ippocampo, nella collocazione dei petali di una rosa, nel meccanismo riproduttivo dei conigli, nell’ordinamento dei semi di un girasole. Per non parlare dei rapporti reciproci tra i numeri della Serie di Fibonacci e altre amenità matematiche.
E quando dalla natura questo rapporto è stato trasposto ad opera dell’uomo nelle creazioni artistiche, sia in campo pittorico (da Leonardo a Dalì a Mondrian) che scultoreo o architettonico  (guardate il Partenone) che musicale (da Stradivari a Bartok) fino alla letteratura, le opere che ne sono derivate sono risultate nettamente più potenti di altre. Per riportare un esempio semplice: in fotografia, una buona regola della composizione, cioè della costruzione dell’inquadratura, è quella dei terzi, che in soldoni sta a significare che non si deve porre un soggetto al centro dell’immagine ma è preferibile collocarlo in corrispondenza di un terzo dell’inquadratura, sia orizzontalmente che verticalmente, con lo scopo di ottenere una fotografia più gradevole. Bene, questa regola non è altro che un’applicazione pratica della sezione aurea, altrimenti detta la divina proporzione.
E perché?
Questo perché ve lo lascio spiegare da Mario Livio (stavolta sì) in questo interessantissimo excursus tra le varie branche del sapere e delle scienze, ripercorrendo la storia della matematica fin dagli albori e nello stesso tempo indicandoci dove guardare e come saper interpretare per trovare esempi dell’esistenza di questa proporzione. Ricordo bene che quando l’ho letto il saggio mi aveva incuriosito e mi era piaciuto molto, tant’è vero che con la scusa di scrivere questo post ne ho rilette parecchie pagine a casaccio.
La curiosità che ancora mi resta è quella di sapere come mai è tornato in classifica dopo diversi anni che è stato pubblicato. Mi piacerebbe proprio conoscerne la ragione.
Il Lettore

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